Gino, il re del jeans cala il sipario: si abbassa per sempre la serranda dello storico negozio di Carmignano di Brenta

Lunedì 28 Dicembre 2020 di Michelangelo Cecchetto
Luigi Miazzo. Gino, il re del jeans cala il sipario: si abbassa per sempre la serranda dello storico negozio di Carmignano di Brenta

Ha creduto nel jeans, ha collaborato con importantissimi produttori affiancando la profonda passione per la cultura degli indiani d'America dei quali è uno dei maggiori collezionisti. Dopo quasi mezzo secolo di lavoro, si abbassa per sempre la serranda dell'ultimo negozio nella sua Carmignano di Brenta dove tutto è partito. In pensione, ma più indaffarato di prima il signor Luigi Miazzo, all'anagrafe. Lui si presenta con il nome Tashunka Uitko, ossia Cavallo Pazzo, da più è conosciuto come Gino Jeans, il re del tessuto blu.

Stivali da cowboy e Harley Davidson. Come sottolinea sempre, nulla sarebbe stato senza la sua Betta, donna affascinante, paziente, creativa, precisa in ogni dettaglio e profondamente appassionata di moda. 


«Due caratteri diversi - spiega - che si sono compensati e affiancati. A 18 anni mentre consegnavo bombole del gas in bicicletta, ho acquistato dei jeans poi rivenduti in un angolo della merceria di mia mamma Irene. Ho cominciato così. Nel 1973 ho conosciuto mia moglie. L'ho convinta a lavorare con me». A metà luna di miele Gino inizia ad acquistare vestiti in ogni dove così caricando l'auto all'inverosimile e senza dire nulla alla neo compagna, ritorna a casa avvisando la madre di tenere aperto il negozio anche di sabato dando nuove opportunità ai clienti. Da qui è un crescendo. Ecco la coppia a Milano con la Fiat 850 coupè multicolor, a chiedere la licenza Fiorucci. «Ho convinto il rappresentante della Levis, prodotto top del momento, a venderlo anche in un piccolo negozio come il mio - continua - unico in Veneto -. Ho fatto tingere un jeans di rosa, l'ho proposto al rappresentante, l'anno successivo la Levis l'ha lanciato in tutta Italia». Ha lavorato anche con Renzo Rosso, guru del jeans strappato. Era anche lui agli esordi, ha collaborato con Gino nella gestione degli acquisti. D'ispirazione per i concorrenti, negozi in vari comuni, riferimenti per generazioni, con marchi anche di stilisti. L'unica figlia, Giorgia, seppur legatissima all'attività, ha intrapreso una strada differente, non meno importante visto che è traduttrice e studiosa dell'emigrazione soprattutto dei veneti.


«Quest'ultimo anno è stato ricco di emozioni grazie a tante persone che stanno tornando per rivivere l'atmosfera di un tempo per un saluto nostalgico fino al 31. Tutto ha un inizio e una fine», dice saggiamente Gino che con Betta rimarrà per sempre nella storia del commercio non solo padovano. «A breve - l'annuncio - le mie migliaia di oggetti originali dei nativi d'America saranno esposti nel General Jeans Museum». L'avventura continua.

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