Gay picchiati per il bacio: caccia agli aggressori, ci sono le immagini delle telecamere

Lunedì 21 Settembre 2020 di Marina Lucchin
Le vittime dell'aggressione a Padova
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PADOVA - È caccia al gruppo di ragazzi che venerdì sera ha pestato a sangue due fidanzati gay che si erano appena scambiati un bacio nel cuore di Padova.
Sulla vicenda indagano i carabinieri che hanno iniziato a controllare le immagini delle telecamere di videosorveglianza, numerose in zona, visto che si tratta proprio del pieno centro storico della città del Santo, tra il caffè Pedrocchi, il municipio, Palazzo Bo e piazza delle Erbe, il “salotto” di Padova.
Dopo le testimonianze fatte in sede di denuncia, le riprese potranno chiarire i contorni della vicenda e aiutare a identificare i picchiatori che prima hanno urlato insulti omofobi all’indirizzo della coppia e poi sono passati alle mani, picchiando i due fidanzati e un loro amico anche quando questi erano ormai finiti a terra. Anche quest’ultimo, che ha tentato di difenderli e per questo è finto in pronto soccorso con una profonda ferita al capo provocata da uno degli aggressori che gli ha fracassato un bicchiere in testa, si è presentato dai carabinieri ieri mattina per denunciare il fatto.
Al loro fianco si è schierato anche il sindaco di Padova, Sergio Giordani: «Nella speranza che vengano al più presto individuati i responsabili, va ribadito che Padova è una città libera che non tollera prevaricazioni».
Nel frattempo la coppia chiama all’adunata amici e sostenitori, organizzando una manifestazione contro l’omofobia. Mattias Zouta, pizzaiolo 26enne disoccupato, e il suo compagno Marlon Landolfo, studente universitario di 21 anni chiedono a tutti di unirsi a loro in protesta mercoledì in piazza delle Erbe: «La voglia di non tacere e denunciare i fatti ci ha portato a testimoniare quanto successo, ma di queste cose è molto difficile parlare. Immaginiamo che se questo è successo a noi può capitare a chiunque, come è capitato in passato ad altri di subire aggressioni omofobe e sessiste mentre si passeggia per le strade. Crediamo sia giusto denunciare pubblicamente questi atti (anche quando essi sono solo verbali), ma crediamo non basti fermarsi alla denuncia».
NESSUNA PAURA
«Vogliamo vivere le nostre vite libere dalla paura - spiegano Mattias e Marlon - ma siamo consapevoli di poterlo fare solo attraverso la costruzione di una cultura diversa, che porti nelle nostre città iniziative e progetti che includano e valorizzino quelle differenze meravigliose che ci rendono ciò che siamo. Oggi ci troviamo ad affrontare un problema che per anni abbiamo nascosto come polvere sotto il tappeto, riteniamo che questi episodi siano la manifestazione di un sistema che educa ed abitua all’intolleranza e all’odio nei confronti delle persone definite “diverse”, viste come una minaccia per la società, con i loro comportamenti e per la loro stessa identità».
IL FATTO
Erano le 23.30 di venerdì sera quando i due stavano passeggiando mano nella mano, assieme ad un gruppo di amici, sul Listòn, l’area pedonale nel cuore di Padova. «A un certo punto, a pochi passi dal Municipio, io e Marlon ci siamo scambiati un bacio – racconta Mattias – Subito dopo abbiamo iniziato a sentire delle urla sguaiate che arrivavano da un gruppo di quattro ragazzi e due ragazze, probabilmente un po’ più giovani di noi e visibilmente alterati. Hanno iniziato a farci il verso, a offenderci, a insultarci perché stavamo insieme». «Noi a, quel punto, abbiamo chiesto di lasciarci in pace, ma loro hanno insistito e continuato a seguirci – aggiunge – Non c’ è stato nulla da fare. Una volta arrivati vicino a palazzo Moroni (la sede municipale, ndr), è scattato il pestaggio. Un mio amico è stato buttato a terra da una testata. Uno degli aggressori, probabilmente con un bicchiere, ha spaccato la testa ad un ragazzo che stava con noi che poi ha dovuto andare al Pronto soccorso dove gli sono stati dati 5 punti di sutura. Un altro ancora mi ha affrontato. Io, per difendermi, gli ho dato una spinta. Non l’avessi mai fatto. Mi ha riempito la faccia di pugni. A Marlon, poi, stavano per spaccare una caviglia».
Marina Lucchin
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Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 15:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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