PADOVA - Idealmente ieri mattina, nella Chiesa di San Giovanni Bosco a Paltana dove si sono celebrati i funerali di Piero Carletto, si sono abbracciate due “famiglie”. Quella sua naturale: con le adorate figlie Arianna ed Alice, di 23 e 19 anni, già così duramente toccate appena quindici mesi fa dalla perdita della giovane madre Lara Zambon sempre a causa di un brutto male (marito e moglie erano stati in cura insieme allo Iov); e le sue sorelle Chiara, Paola, Lucia. Ma anche la Canottieri Padova, dove Carletto era socio ed amava recarsi. E che non a caso, alla terza dolorosa perdita di quest’ultimo periodo dopo i due storici dirigenti Mauro Faggin e Ferdinando Nicolini (le esequie di questo tenutesi nella medesima chiesa appena due settimane fa), era stata anche tra i primi a ricordare l’amico con un lungo post sulla pagina Facebook dopo la scomparsa, avvenuta lo scorso 14 maggio. Un saluto decisamente toccante è stato quello tributato al feretro, in legno bianco ed avvolto da un drappo olimpico, all’ingresso in chiesa seguito dalle due figlie che si tenevano per mano: “l’alzaremi” di due file da sette giovani atleti.
CHI ERA
Ed atleta di ottimo livello, Piero Carletto, lo è stato davvero: classe 1963, in maglia azzurra aveva vinto il bronzo ai Mondiali di Copenaghen del 1987; e da capovoga dell’ammiraglia, si era classificato al settimo posto alle Olimpiadi di Seoul del 1988. Ieri mattina, a tributargli l’ultimo saluto, erano presenti infatti tutti i suoi compagni di allora; insieme al Gonfalone della Federazione ed al presidente del Comitato regionale veneto Sandro Frisiero: «Abbracciamo Alice ed Arianna in questo momento difficile – ha spiegato -, le due più importanti vittorie di Piero e Lara, che oggi si ritrovano angeli per vegliare sulle loro giovani vite. Perdiamo un campione, ma è vivo il suo grande amore per la famiglia, per le persone, per il lavoro (laureato in Scienze Politiche aveva poi girato negli anni come manager per aziende italiane in
Anche la cerimonia funebre tenuta da don Marco Galante, parroco dall’ottobre scorso a San Giovanni Bosco ma per mesi prete-simbolo della lotta al Covid a Schiavonia, è stata proprio all’insegna della speranza. Nell’Eucarestia (rendere grazie), infatti, ha celebrato “Una persona che ce l’ha messa tutta!”; ha spiegato, rivelando un sogno fatto da Arianna (la mattina in cui il suo papà è mancato), l’importanza del “sapersi prendere cura della vita, del saper camminare accanto e del lasciarsi prendere per mano”; ha salutato, infine, lo “spruzzo rosa” delle UGO, che raccolgono donne con tumore al seno di cui Lara Zambon era stata tra le fondatrici, con il messaggio «Unite gareggiamo ovunque». Particolarmente toccanti anche i ricordi della figlia di Carletto, Alice, e della di lui sorella Chiara.