PADOVA - Diciassette anni per mettere la parola fine ad un contenzioso originato dal grave infortunio avvenuto durante una partita di calcio del campionato provinciale amatori Endas. Tanto c'è voluto prima che la sentenza della Corte d'Appello disponesse finalmente il risarcimento nei confronti di Alberto Pagnacco, difensore del Gialloverde, gruppo sportivo della Guardia di finanza, vittima della violenta scivolata di un avversario che gli era costata la frattura del crociato anteriore del ginocchio destro, e del doppio menisco, sia interno che esterno. Il rivale Loris Contin, all'epoca in forza alla Virtus Villanova, dovrà versargli 20.500 euro di danni, oltre alla rivalutazione degli interessi maturati dal 2006 ad oggi, e le spese legali fin qui sostenute, per un totale di quarantamila euro.
La vicenda
L'infortunio si riferiva ad una gara delle fasi finali del campionato Ucp Endas: era il 6 maggio 2006. In un'azione di gioco Pagnacco e Contin rincorrevano la palla lungo la fascia sinistra del campo. Il difensore riusciva ad affiancare l'avversario facendogli allungare la sfera in maniera che non riuscisse più a recuperarla e ponendosi tra lo stesso attaccante e la linea di fondo. A quel punto Contin era entrato in scivolata nel tentativo di tenere il pallone in gioco ma aveva finito per colpire la gamba del difensore. Doppia frattura per Pagnacco, costretto a sei mesi di completa inattività prima di potersi sottoporre ad un'operazione. Poi aveva dovuto osservare un lungo periodo di riabilitazione. Soltanto dopo un anno era riuscito ad ottenere la completa guarigione. Da allora il difensore del Gialloverde non aveva mai più giocato una partita di calcio. Aveva presentato una denuncia in sede penale per ottenere il risarcimento del danno. Ma al momento, oltre alle scuse dell'avversario che non sono mai arrivate, non ha ancora ricevuto neppure un euro. Ci aveva pensato la Cassazione a dargli ragione. Per la Suprema Corte la responsabilità penale (ormai finita in prescrizione) dell'imputato sarebbe stata originata dalla gratuità dell'azione fallosa dell'attaccante quando il pallone era ormai irraggiungibile. In pratica vi sarebbe stata una inutile «ed eccessiva foga agonistica che, dato il contesto amatoriale dell'incontro, avrebbe dovuto essere placata, onde evitare il rischio di conseguenze lesive non necessarie». Valutazioni però non condivise appieno dagli ermellini che avevano delineato due diverse aree, quella sportiva e quella penale, coperte da regole diverse, perché dirette a gestire rischi diversi: «quelli sportivi, conosciuti e accettati dagli atleti, consapevoli della potenziale lesività di determinate azioni, e quelli penali, conseguenza dannosa di azioni che esorbitano dall'ordinario sviluppo del gioco». La scivolata di Contin doveva quindi essere valutata sotto il profilo sportivo ai fini del risarcimento.