Padova. Peghin nuovo presidente biancoscudato: «Ci metto un milione. Non voglio fare proclami, riporterò l'entusiasmo»

«L'operazione è nata all'inizio dell'anno - spiega - Terrò il mio ruolo in consiglio comunale»

Giovedì 25 Maggio 2023 di Gabriele Pipia
Francesco Peghin è presidente del Calcio Padova

PADOVA - Dalle partite viste all'Appiani con papà alla scrivania più importante nella sede di via Nereo Rocco. In mezzo mille sfide di ogni tipo: imprenditoriali, sportive, associative e politiche. Francesco Peghin un anno fa coltivava il sogno di diventare sindaco e ora è il nuovo presidente in pectore del Calcio Padova (la sua nomina verrà ratificata tra un mese).

Alle tre del pomeriggio, quattro ore dopo l'annuncio ufficiale, il suo telefono è sommerso di messaggi di in bocca al lupo. «Li leggerò tutti con calma questa sera, ora sono in ufficio e c'è tanto lavoro da fare».

Peghin, l'annuncio ha colto tutti di sorpresa...
«Quando mi ero candidato a sindaco non ero riuscito a tenere la notizia riservata fino all'ultimo come avrei voluto, in questo caso per fortuna sì. Era molto importante rimanere sotto traccia perché altrimenti l'operazione avrebbe potuto anche saltare».

Quando è nata la trattativa?
«Io e il proprietario Oughourlian abbiamo iniziato e parlarne all'inizio dell'anno e ci siamo visti a febbraio quando lui è venuto a Padova. L'operazione è stata chiusa durante i play-off e ho firmato pochi giorni fa, dopo l'eliminazione contro la Virtus Verona».

Come è nata questa opportunità?
«Io e Oughourlian ci conoscevamo da anni e avevamo parlato spesso di calcio e della gestione della società. Lui stesso mi aveva espresso più volte il desiderio di avere un maggior raccordo con l'imprenditoria cittadina. Negli ultimi mesi si sono create le condizioni giuste per un mio ingresso: a lui è piaciuta la mia passione per lo sport, io ritengo il Padova un emblema della città e voglio dare una mano. Voglio riportare entusiasmo dopo gli ultimi play off».

In che modo, concretamente?
«Mi impegnerò economicamente mettendo una cifra vicino al milione di euro e credo che anche gli altri soci aumenteranno la propria quota. Ma l'ho detto chiaramente: non ho mai pensato di entrare come socio di maggioranza e non ho questo pensiero per il futuro».

L'obiettivo quale sarà?
«Chi mi conosce sa che sono ambizioso, ma gli sportivi sono anche scaramantici quindi non voglio fare proclami o promesse. L'unica cosa certa è che nel calcio bisogna fare le cose in modo sostenibile. L'ho visto nella mia esperienza precedente da vicepresidente e l'ho visto da tifoso: non sempre chi ha il budget più pesante vince».

Non solo l'ingresso in società ma anche la carica di presidente. Quanto potere decisionale avrà?
«I due discorsi sono stati contestuali e la carica mi è stata proposta da Bianchi e Oughourlian. L'idea è quella di una gestione condivisa. Porterò la mia esperienza manageriale ma per gli aspetti tecnici ci affideremo alle persone giuste».

Ai tempi della presidenza Cestaro è stato sei anni socio e due anni vicepresidente. È qui per chiudere quel cerchio?
«Lo spareggio perso a Novara è un grandissimo rimpianto. Fino a quel momento io ero stato sempre molto fortunato nello sport. Quell'anno ero arrivato alla fine del girone d'andata quando il Padova andava male e dopo il mio arrivo avevamo fatto un filotto di vittorie inseguendo un sogno. Quella di Cestaro era una gestione molto accentratrice, questa volta sarà diverso».

Un anno fa di questi tempi stava girando la città in piena campagna elettorale. Questa nuova avventura è anche una rivincita dopo quella sconfitta?
«Sono due cose totalmente indipendenti. La candidatura a sindaco non me la sarei mai aspettata, mi è stata proposta e ho deciso di mettermi in gioco. Lo sport invece è la passione di una vita intera».

Giordani sembra in ogni caso nel suo destino. Prima lo sfida come sindaco, poi diventa presidente del Calcio Padova proprio come lo era stato lui...
«Abbiamo due storie differenti e lo ripeto: sport e politica per me sono davvero due cose separate. Anzi, lo dico chiaramente: in politica ho avuto la mia chance e non ho alcun pensiero di ricandidarmi a sindaco in futuro».

Intanto lei guida l'opposizione in consiglio comunale. Manterrà l'incarico?
«Al momento non c'è l'ipotesi che io lasci. Rimango per tutti quelli che mi hanno votato e per portare avanti la mia idea di città. Se ci fossero situazioni di possibili conflitti d'interesse tra il Padova e l'amministrazione eviterei di espormi politicamente in prima persona».

Chiederà un'accelerata per il cantiere della curva dopo l'inchiesta sull'Euganeo?
«È una cosa che compete al Comune, la società non è coinvolta».

Il Comune intanto ha abbattuto la gradinata dell'Appiani...
«Da bambino andavo in tribuna con papà, da liceale andavo con gli amici proprio nella gradinata abbattuta. Dispiace ma non entro nel merito delle motivazioni perché non le conosco bene».

A proposito di impianti sportivi, nei mesi scorsi ha fatto discutere anche l'assenza di un centro sportivo all'altezza del Padova. Il progetto Padovanello non è mai decollato e il club si è così interessato ai campi di Noventa...
«So che ci sono tante valutazioni in corso, anche su altri impianti. Tra un mese entrerò in società e mi metterò a studiare per approfondire anche questo tema».

Lei è il patron di un colosso industriale come Blowtherm. Troveremo lo sponsor della sua azienda sulle maglie biancoscudate?
«No, entro nel Padova a titolo personale per puro mecenatismo. Le aziende del gruppo staranno fuori, devono rimanere concentrate sui mercati».

Ha citato le partite viste all'Appiani. Che altri ricordi ha da tifoso?
«Ricordo benissimo la serie A, la stagione 1994-1995 era la prima in cui feci l'abbonamento allo stadio. Fantastico vedere a Padova la Juve, il Milan e l'Inter».

Non fa proclami, ma avrà almeno dei sogni...
«Quello di contribuire a portare il Padova in alto, dove questa piazza merita di stare. Sono stato uno sportivo, non entro in campo per partecipare». 

Ultimo aggiornamento: 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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