Vita da nababbo ma il tecnico informatico era ufficialmente un nullatenente

Mercoledì 16 Dicembre 2020 di Marina Lucchin
Vita da nababbo ma il tecnico informatico era ufficialmente un nullatenente
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PADOVA Faceva la vita da nababbo, ma risulta nullatenente. Per il momento la Finanza non ha potuto eseguire alcun sequestro preventivo sui beni di Gianmario Barban, il tecnico informatico 46enne di Borgoricco che, assieme all'amico Matteo Fasolo, ex commercialista 45enne con studio a Campodarsego aveva ideato un sofisticato meccanismo di truffa al Fisco.

Un sistema che sfruttava la compensazione dei crediti fiscali per un totale di 7,3 milioni di euro, la metà dei quali incassati. Nei confronti di entrambi e, a cascata, degli altri 33 indagati nell'indagine Pay Back della Guardia di Finanza, guidata dal colonnello Michele Esposito, è stato emesso un decreto di sequestro preventivo di beni e altre disponibilità finanziarie fino ad un valore complessivo di 3,7 milioni di euro, finalizzato alla confisca. 


IL PATRIMONIO

Non avendo Barban nulla a lui intestato, però, non è possibile sottoporre alcunché a sequestro. Ora le indagini delle fiamme gialle, seguite con particolare attenzione dal procuratore capo Antonino Cappelleri, proseguiranno anche per capire se nel caso possano essere stati utilizzati dei prestanome anche per intestare beni immobili. 
Intanto il sequestro preventivo è a carico di Fasolo per 1,7 milioni di euro mentre il resto è spartito per i 33 indagati. A finire nei guai è anche un anziana zia quasi ottantenne di Fasolo che figura tra i prestanome e a cui è stata sequestrata un'auto. Stessa situazione anche per la compagna dell'ex commercialista e la sorella dell'informatico entrambe coinvolte nel meccanismo ideato dai due parenti che così si pagavano una vita nel lusso, tra viaggi e feste vip. 


LA DIFESA

Pare sarà diversa la strategia difensiva dei due ora agli arresti domiciliari. Barban, assistito dall'avvocato veneziano Pascale De Falco comparirà davanti al giudice venerdì per l'interrogatorio di garanzia dove ha già deciso che chiarirà la sua posizione in merito assicurando che «è stata gonfiata a dismisura». Fasolo, invece, difeso dal legale padovano Stefano Fratucello, molto probabilmente si avvarrà della facoltà di non rispondere.

 
IL SISTEMA

Tra Fasolo e Barban l'amicizia era di vecchia data in quanto assieme si erano occupati anche di vendita di occhiali. Secondo il gip Brunello, la coppia aveva ideato e promosso un sistema illecito, grazie al quale è riuscita ad ottenere ingenti erogazioni indebite (sul fronte tributario e previdenziale) chiedendo la compensazione di crediti in realtà inesistenti. Ma non solo, parte dell'evasione fiscale si sarebbe concretizzata attraverso fatturazioni per operazioni inesistenti: le società finite nel mirino sono la D-Tech srl, La Debbi, srl e la Bizeta srl. A far scattare gli accertamenti è stata una segnalazione della Camera di commercio di Padova relativa ad una richiesta di rimborso della Debbi. La coppia, grazie alle conoscenze professionali di Fasolo dei meccanismi dell'Agenzia delle entrate, ha reclutato vari prestanome e soggetti compiacenti su tutto il territorio nazionale ed anche all'estero, riuscendo a frodare il Fisco per importi considerevoli. Parte dei fondi illeciti sono stati parcheggiati su conti esteri, in particolare in Croazia; altri reinvestiti in beni immobili intestati a persone di comodo.

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