La Consulta e le due mamme, la padovana ricorrente: «La sentenza mi commuove»

Martedì 9 Marzo 2021 di Redazione online
La Consulta e le due mamme, la padovana ricorrente: «La sentenza mi commuove»

«Sono commossa a leggere che il dato genetico non è più un requisito indispensabile per la genitorialità perchè è il riconoscimento del fatto che è l'amore che crea una famiglia, che è l'affetto che definisce e dà sostanza alla genitorialità. Sono parole importanti quelle di oggi della Corte costituzionale, parole che mi spingono ad andare avanti per il bene delle mie bambine».

Questo il commento di Valentina, la donna che si è rivolta al Tribunale di Padova per chiedere che le venga riconosciuto il ruolo di madre.

Lei ha partorito due figlie dopo una fecondazione eterologa realizzata all'estero e nell'ottobre 2018 si è vista negare dalla madre ogni possibilità di contatto futuro con le bambine. Il caso è finito alla Corte costituzionale dove la donna è stata assistita da un collegio difensivo composto da Sara Valaguzza, Vittorio Angiolini e Ugo Salanitro, e dall'avvocato Alexander Schuster.

«Da una prima lettura della sentenza - rileva quest'ultimo - emerge come la Corte costituzionale abbia sostanzialmente riconosciuto tutte le carenze dell'attuale diritto italiano». Schuster, assieme all'avvocato Antonio Saitta, rappresenta anche due padri del Veronese che hanno chiesto il riconoscimento del figlio partorito da una donna canadese, già riconosciuto ufficialmente in Canada ma non in Italia. Per i padri «si tratta di una sentenza che ci rincuora, che restituisce dignità prima di tutto a nostro figlio. Avremmo voluto che la Corte consentisse a quella magnifica donna canadese, che ancora oggi ci è vicina con la sua famiglia, di portare la propria esperienza, di illustrare come si sia liberamente determinata a sostenere con una gravidanza il nostro progetto. In Italia registriamo molta ignoranza, perché non è ancora maturata la capacità di distinguere situazioni di vero sfruttamento da situazioni in cui la donna, senza costrizione, liberamente decide se e come aiutare altre persone a fondare una famiglia»

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