VIGONZA (TREVISO) - Il caso della piccola Chantal, sottratta dalla madre e portata in Ungheria contro la volontà del padre, è ora al vaglio dei ministri della Giustizia, dell'Interno, degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.
La mamma, Klaudia Ildiko Sallai 37enne parrucchiera ungherese di origini rom, a maggio di quest'anno è stata condannata a quattro anni dai giudici del Tribunale collegiale per sottrazione e trattenimento di minore all'estero. Nella motivazione della sentenza i giudici descrivono Andrea Antonello, il papà di Chantal, come "un compagno e un padre amorevole che ha lottato per anni per poter rivedere sua figlia, e ha percorso ogni strada possibile per vedere riconosciuto il suo diritto di paternità. Ancora oggi dopo sette anni non sa dove sia sua figlia, se sia sana, se sia felice".
I FATTI
Quel giorno di dicembre 2011 Sallai, è partita per l'Ungheria con la figlia, portandola via dal padre. Quando l'imprenditore di Vigonza Andrea Tonello, difeso dall'avvocata Chiara Balbinot, ha raggiunto la donna nel suo Paese per riportarla a casa, la parrucchiera si è opposta: in Italia non sarebbe più rientrata e nemmeno la sua bambina. Da quel momento per Tonello è iniziato un incubo senza fine. Prima ha cercato una riconciliazione nel tentativo di rivedere sua figlia, poi è stato costretto a denunciare la madre.
L'INTERROGAZIONE
L'onorevole Ferri ha ripercorso nei dettagli l'iter giudiziario dell'intera vicenda, che ha sempre visto vincitore il padre della piccola Chantal. Eppure, ha sottolineato l'esponente di Italia Viva, "la signora dichiarata latitante da più di quattro anni, e ricercata anche da organi investigativi internazionali, continua a vivere nascosta con la figlia e, di fatto, lo Stato ungherese, nonostante i ripetuti impegni assunti, anche in occasione di incontri ufficiali, con delegazioni del nostro Governo, a quanto risulta all'interrogante non ha mai fattivamente collaborato per l'attuazione di quanto disposto per via giudiziaria e per le ricerche della mino"re.
E quindi ha lanciato un appello a tutti i ministri interpellati: "Quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere porre rimedio a questa grave ingiustizia, adoperandosi affinché da parte delle autorità ungheresi siano eseguite tutte le pronunce giudiziarie intervenute e venga finalmente consentito al padre di riabbracciare sua figlia e alla bambina di rientrare in Italia".