PADOVA - Ci sono anche due imprenditori padovani tra gli 87 indagati dell’operazione Consequence della Guardia di Finanza di Reggio Emilia che ha svelato una frode fiscale da 30 milioni, messa a punto con l’utilizzo di scritture false e ha portato al sequestro di disponibilità finanziarie e beni per circa 11,5 milioni di euro. Si tratta dei fratelli Francesco ed Enzo Haymar D’Ettory, il primo di 86 anni residente a Padova, il secondo di 79, residente a Montegrotto. Francesco è stato legale rappresentante e presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Angelo Finesso Spa di Padova dal 28 giugno 2012 al 29 maggio 2015, momento in cui è stato succeduto dal fratello, tutt’ora ai vertici dell’azienda di trasporti con sede in via Vigonovese.
L'AZIENDA PADOVANA
La Finesso avrebbe ricevuto fatture per operazioni inesistenti di Ips Spa, società esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di imballaggi” di Roma, emesse nei confronti della società in esame nel 2013 e 2014 (per un totale per l’anno 2013 di 137.073,75 euro più Iva pari a 28.959 euro, di 51.446,50 euro per il 2014 più Iva pari a 11.318,23 euro e 9.065,10 euro per l’anno 2015), nonché dell’indicazione nelle dichiarazioni Modello Unico 2016, 2015 e 2014 relativi agli anni 2015, 2014 e 2013 di elementi passivi fittizi riferibili a Foi emesse dalla predetta società. “In questo modo - si legge nel decreto di sequestro preventivo - i due indagati, Enzo e Frances o Haymar D’Ettory hanno realizzato un profitto pari, per come calcolato dalla Gdf nella informativa finale, a 94.613,19 euro”. In particolare, il giudice ha deciso per “il sequestro in via diretta sui conti dell’ente e, in via subordinata, in caso di incapienza, in solido fra loro e per equivalente sui beni degli indagati, nella misura di 94.613,19 euro fino alla concorrenza del profitto in relazione al reato” .
Gli altri protagonisti
Tra gli imprenditori colpiti dai sequestri figurano cognomi noti di famiglie legate alle vicende della criminalità organizzata di stampo mafioso operative nel nord Italia: dai Mendicino ai Brugnano, dai Macrì al Falbo ai Sestito. Una delle società cartiere che emettevano fatture false era secondo gli inquirenti la Dante Gomme di Cadelbosco Sopra (Reggio Emilia), Autofficina che appartiene alla famiglia Sestito e nel cui capannone il vecchio titolare, l’anziano Dante Sestito, nell’ottobre 2021 sparò un colpo alla testa con una 44 Magnum rubata a Salvatore Silipo, di 29 anni, uccidendolo sul colpo. Una esecuzione, avvenuta dopo aver fatto inginocchiare la vittima, davanti al fratello di Salvatore, Francesco Silipo e al cugino Piero Mendicino.