Fatture false, indagati 87 imprenditori: blitz alla Finesso

Giovedì 20 Aprile 2023 di Marina Lucchin
Gli esterni dell'azienda

PADOVA - Ci sono anche due imprenditori padovani tra gli 87 indagati dell’operazione Consequence della Guardia di Finanza di Reggio Emilia che ha svelato una frode fiscale da 30 milioni, messa a punto con l’utilizzo di scritture false e ha portato al sequestro di disponibilità finanziarie e beni per circa 11,5 milioni di euro. Si tratta dei fratelli Francesco ed Enzo Haymar D’Ettory, il primo di 86 anni residente a Padova, il secondo di 79, residente a Montegrotto. Francesco è stato legale rappresentante e presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Angelo Finesso Spa di Padova dal 28 giugno 2012 al 29 maggio 2015, momento in cui è stato succeduto dal fratello, tutt’ora ai vertici dell’azienda di trasporti con sede in via Vigonovese.

L’operazione è lo sviluppo naturale dell’indagine Billions, che nel 2020 aveva portato alla richiesta di rinvio a giudizio per altre 220 persone coinvolte in un colossale giro di false fatturazioni destinate ad abbattere gli utili e a frodare lo Stato. Allora nelle maglie di polizia e Guardia di Finanza erano finiti gli artefici della associazione a delinquere e le loro “società cartiere”. Società di fatto inesistenti ma capaci di sfornare Foi (fatture per operazioni inesistenti) al ritmo di milioni di euro al mese. Nel processo di primo grado le condanne sono state 61. Oggi sotto la lente della Procura finiscono i beneficiari di quelle operazioni: secondo le accuse imprenditori e aziende mettevano a bilancio tra il 2015 e il 2018 voci di spese in realtà mai sostenute per abbattere gli utili, giustificandole con fatture fasulle ottenute grazie agli accordi stretti con le cellule operative dell’organizzazione criminale. Per loro ora arriva la stangata dell’operazione “Consequence”, con il sequestro dei beni che ha visto impegnati oltre cento finanzieri e poliziotti in undici regioni d’Italia. La competenza territoriale dell’indagine è della Procura di Reggio Emilia perché nella provincia emiliana è stato commesso il reato originale: la creazione di quelle società cartiere capaci di generare utili dal nulla. Reato emerso con il maxi processo Aemilia e riemerso nelle conseguenti grandi inchieste sulla ‘ndrangheta in Pianura Padana: da Grimilde e Perseverance, da Camaleonte a Taurus. Le società riconducibili alla organizzazione criminale che emettevano le fatture sono 31, 86 quelle che le ricevevano: società individuali o srl i cui titolari risiedono principalmente in Emilia Romagna, Lombardia, Calabria. Ma alcuni sono albanesi, altri sono nati a New York e in Florida. Dieci in totale i veneti coinvolti: oltre ai due padovani, ce ne sono uno di Erbè, uno di Legnago, 4 di Soave e 1 di Bardolino, in provincia di Verona, e uno di Mirano, in provincia di Venezia.

L'AZIENDA PADOVANA

La Finesso avrebbe ricevuto fatture per operazioni inesistenti di Ips Spa, società esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di imballaggi” di Roma, emesse nei confronti della società in esame nel 2013 e 2014 (per un totale per l’anno 2013 di 137.073,75 euro più Iva pari a 28.959 euro, di 51.446,50 euro per il 2014 più Iva pari a 11.318,23 euro e 9.065,10 euro per l’anno 2015), nonché dell’indicazione nelle dichiarazioni Modello Unico 2016, 2015 e 2014 relativi agli anni 2015, 2014 e 2013 di elementi passivi fittizi riferibili a Foi emesse dalla predetta società. “In questo modo - si legge nel decreto di sequestro preventivo - i due indagati, Enzo e Frances o Haymar D’Ettory hanno realizzato un profitto pari, per come calcolato dalla Gdf nella informativa finale, a 94.613,19 euro”. In particolare, il giudice ha deciso per “il sequestro in via diretta sui conti dell’ente e, in via subordinata, in caso di incapienza, in solido fra loro e per equivalente sui beni degli indagati, nella misura di 94.613,19 euro fino alla concorrenza del profitto in relazione al reato” .

Gli altri protagonisti

Tra gli imprenditori colpiti dai sequestri figurano cognomi noti di famiglie legate alle vicende della criminalità organizzata di stampo mafioso operative nel nord Italia: dai Mendicino ai Brugnano, dai Macrì al Falbo ai Sestito. Una delle società cartiere che emettevano fatture false era secondo gli inquirenti la Dante Gomme di Cadelbosco Sopra (Reggio Emilia), Autofficina che appartiene alla famiglia Sestito e nel cui capannone il vecchio titolare, l’anziano Dante Sestito, nell’ottobre 2021 sparò un colpo alla testa con una 44 Magnum rubata a Salvatore Silipo, di 29 anni, uccidendolo sul colpo. Una esecuzione, avvenuta dopo aver fatto inginocchiare la vittima, davanti al fratello di Salvatore, Francesco Silipo e al cugino Piero Mendicino.

Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 14:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci