Ciclista colpito dalla portiera dell'auto aperta d'improvviso e morto dopo 3 settimane: chiesto il rinvio a giudizio per l'automobilista

Lunedì 14 Febbraio 2022
Ciclista colpito dalla portiera dell'auto aperta d'improvviso e morto dopo 3 settimane

PADOVA - Chiesto il rinvio a giudizio per la 66enne di Piove di Sacco che ha fatto cadere a terra Fabrizio Maria Olivi, poi morto a distanza di tre settimane dall'incidente.

Il fatto era accaduto il 7 febbraio del 2020. L'uomo, di 65 anni, era in sella alla propria bicicletta quando la donna ha aperto la portiera dell'auto, colpendolo e facendolo cadere a terra. Inizialmente era sembrato un banale incidente, con qualche frattura, ma poi Olivi è morto nella sua abitazione, dopo essere stato dimesso dall’ospedale.

Il Pubblico Ministero della Procura di Padova, Cristina Gava, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’automobilista ritenuta esclusiva responsabile del sinistro e del decesso, M. P., una piovese di 66 anni. Riscontrando la richiesta, il Gip del Tribunale patavino, dott. Claudio Marassi, ha fissato l’udienza preliminare del processo per il 27 aprile 2022, alle 10.20, presso il palazzo di Giustizia di via Nicolò Tommaseo.

Il malore dopo l'incidente

Il 26 febbraio 2020, verso mezzogiorno, Olivi si è improvvisamente sentito male, non riusciva più a respirare e a nulla sono valse tutte le manovre rianimatorie dei sanitari del Suem. La moglie della vittima, che ha lasciato anche un figlio oggi sedicenne, oltre a due fratelli e due sorelle, per capire cosa fosse successo al marito, attraverso l’Area manager Riccardo Vizzi, si è rivolta a Studio3A-Valore S.p.A., che ha subito chiesto e ottenuto di bloccare il riscontro diagnostico interno ordinato dalla direzione sanitaria e già fissato per il 28 febbraio all’ospedale di Padova, chiedendo alla Procura di disporre una perizia autoptica “terza” con un proprio consulente tecnico d’ufficio. Richiesta accolta. La dott.ssa Gava, aperto un procedimento penale per omicidio stradale a carico della automobilista, ha ordinato l’autopsia per stabilire con certezza le cause del decesso incaricando il medico legale dott. Antonello Cirnelli: alle operazioni peritali, svoltesi il 6 marzo, ha partecipato anche il dott. El Mazloum Rafi, in qualità di consulente medico legale di parte per la famiglia della vittima.

L'autopsia: morte come conseguenza dell'incidente stradale

Il dott. Cirnelli ha concluso che il signor Olivi, allettato per i postumi del recente incidente stradale (in particolare la frattura dell’emibacino sinistro), “pur essendo stato sottoposto, come dovuto, a profilassi anticoagulante”, aveva maturato “un quadro di tromboembolia polmonare improvviso, massivo e fatale” legata a una trombosi venosa profonda dell’asse iliaco femorale sinistro. “L’operato del personale sanitario intervenuto va ritenuto corretto e tempestivo - ha concluso il Ctu -. Il decesso va ascritto solo ed esclusivamente alle conseguenze del sinistro stradale”. Escluso ogni possibile profilo di responsabilità da parte dei medici che hanno avuto in cura il ciclista, il Pm ha quindi chiesto il processo per l’automobilista, ritenuta unica responsabile della tragedia. I familiari della vittima sono già stati risarciti dall’assicurazione della vettura e la moglie di Olivi ha dichiarato fin dall’inizio di non nutrire risentimento verso l’automobilista comprendendo che disattenzioni simili, purtroppo, possono capitare. Ma la vedova e il figlio confidano comunque che anche la giustizia penale faccia al più presto il suo corso, se non altro per chiudere almeno il capitolo giudiziario di una ferita che per il resto non si rimarginerà mai.

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