Espulsioni, sono 182 in 6 mesi: tre a rischio radicalizzazione estremista islamica

Un 65enne, condannato a 6 anni per aver stuprato la figliastra, quando è uscito dal carcere è stato portato alla frontiera

Giovedì 28 Luglio 2022 di Serena De Salvador
L'ufficio immigrazione di Padova

PADOVA - In sei mesi 182 espulsioni, fra cui quelle nei confronti di tre persone a rischio di radicalizzazione estremista islamica e di due soggetti socialmente pericolosi. È il bilancio delle attività che in questo ambito ha realizzato l'Ufficio immigrazione della questura nel primo semestre del 2022. Attività che tuttavia segnano il compimento di un complesso e non facile lavoro di squadra, che impegna moltissime specialità della polizia. «Dagli agenti della Squadra volante che intercettano i delinquenti per le strade a quelli dei diversi uffici che conducono gli accertamenti, passando per i controlli informatici della Polizia postale e arrivando fino all'Ufficio immigrazione che istruisce le pratiche espulsive, è una catena di impegno e collaborazione che oggi ci fa essere soddisfatti del lavoro compiuto, ma che ci spinge anche a non fermarci» ha sottolineato il questore Antonio Sbordone.

Sorvegliati speciali

Tra gennaio e fine giugno l'Immigrazione padovana ha esaminato i requisiti per restare in Italia di 478 persone di nazionalità straniera. Di questi, 182 hanno ricevuto un provvedimento di espulsione: 50 erano già detenuti in carcere, mentre tre presentavano il rischio di radicalizzazione. «Si tratta di persone originarie del Nordafrica e del Pakistan - spiega il questore - che interagivano con siti internet e social network di matrice islamica radicale.

Sui loro profili social pubblicavano messaggi inneggianti alla Jihad o con minacce all'Occidente, o ancora condividevano immagini, fotografie e messaggi di altri utenti della Rete o gruppi di estremisti con lo stesso tenore. Talvolta sono persone che hanno anche contatti con soggetti all'estero a loro volta attenzionati per questi motivi. Sono dei monitoraggi che portiamo avanti costantemente e, quando non ci sono i presupposti per la permanenza in Italia, scatta il provvedimento di espulsione».

I dati

Nei primi sei mesi del 2022 delle 182 espulsioni 10 hanno comportato l'accompagnamento immediato alla frontiera. L'abbandono del territorio nazionale può infatti avvenire con diverse modalità. In questo primo caso gli agenti portano fisicamente l'espulso al confine italiano mentre, come successo in altri 84 casi, viene portato e trattenuto in uno dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) presenti nel Paese. Anche in questo caso il trasferimento viene curato dai poliziotti. Poi 63 provvedimenti contenevano l'ordine del questore di lasciare autonomamente il territorio nazionale entro una settimana e 9 lo prevedevano entro 30 giorni. Tre espulsioni sono poi state a carico di cittadini dell'Unione Europea, due delle quali per motivi di pubblica sicurezza perché le persone colpite si sono dimostrate socialmente pericolose. «Il fronte più complesso resta quello dello spaccio: molti sono gli stranieri che a Padova arrivano da irregolari e vivono grazie alla droga - ha aggiunto Sbordone - Per questo è fondamentale tutta la catena di attività che permettono di intercettarli, arrestarli quando la legge lo consente, accertare i loro requisiti per soggiornare nel Paese e poi far scattare l'espulsione. Sono processi lunghi, disseminati di difficoltà sia normative che pratiche, che con la pandemia sono aumentate. I Cpr sono pochi e sovraffollati e, per esempio, dopo aver viaggiato da Padova alla Puglia per portarvi un espulso, è capitato di non vederlo accogliere perché rifiutava di sottoporsi al tampone. Non di meno sono importanti le attività di accertamento sui detenuti che, una volta scontata la pena, ci permettono di espellere chi non ha i requisiti per restare qui. Il controllo del territorio e le espulsioni sono parte dello stesso meccanismo che ci guida nel tutelare la sicurezza e la tranquillità pubbliche». Poche settimane fa è stato espulso un 65enne marocchino che ha recentemente finito di scontare 6 anni e mezzo in carcere per aver stuprato la figlia della compagna, all'epoca minorenne. La vittima, sapendo che sarebbe presto tornato libero, ha chiesto aiuto alla questura che, dimostrando come lo straniero fosse irregolare, lo ha prelevato al momento dell'uscita di prigione portandolo alla frontiera.

Ultimo aggiornamento: 12:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci