Esplosione in villa. «Mamma e papà vivevano in simbiosi, non volevano andarsene l'una prima dell'altro» Foto Video

Martedì 19 Gennaio 2021 di Michelangelo Cecchetto
Norma ed Enrico Fontanella

SAN GIORGIO IN BOSCO - «Questo è tutto quello che mi rimane della mamma, dei miei genitori, della storia di una vita». Rossana Fontanella mostra l’elegante beauty case in pelle che i soccorritori le hanno dato. Unico oggetto, almeno per ora, che è stato possibile recuperare dall’abitazione. Molto difficile accettare che in un istante termini in modo così tragico la vita di chi te l’ha donata. «Mi sembra veramente un film, questo è tutto assurdo - continua Rossana, di professione psicologa -. L’unica cosa di fronte a questo dramma è che sono morti assieme. Nessuno dei due avrebbe accettato la scomparsa dell’altro tanto erano legati, in simbiosi».

Le vittime

Un destino avverso se si pensa che il signor Enrico era attentissimo alla sicurezza. «Aveva il terrore del gas, tutto era a norma, controllava ogni cosa, non c’erano bombole in casa, l’impianto è esterno ed è interrato. Non so proprio cosa possa essere successo. Lunedì scorso ero venuta a festeggiare il compleanno della mamma, i miei due figli, i loro amati nipoti, non li vedevano dal primo lockdown e ci stavamo organizzando con i tamponi perché soprattutto mamma voleva vederli. Loro erano molto attenti delle regole anti Covid, si lamentavano perché non potevano uscire come avrebbero voluto. Niente pranzo di Natale oppure ogni tanto quello della domenica. Papà guidava la macchina, patente rinnovata di anno in anno. Molto autonomi, tant’è che fino all’inverno 2018-2019, dopo la commemorazione dei defunti e fino a Pasqua, trascorrevano l’inverno a Tenerife. Almeno da 25 anni tanto che per questa fedeltà, le autorità locali avevano dato ai miei un riconoscimento. Lì c’era la loro compagnia, alcuni residenti, altri come loro solo per trascorrere i mesi invernali. Almeno una volta alla settimana papà telefonava a Tenerife. Due anni fa mentre erano lì - continua la figlia - mamma ha avuto un malore causato da una emorragia cerebrale.

E’ dovuta tornare in nave, non poteva più volare e quindi non hanno più potuto spostarsi. Accettare questo è stato molto pesante per loro. Avevano comunque la loro indipendenza seppur in alcune azioni mamma era un po’ limitata com’è normale. Lei seguiva il giardino e la casa, papà ogni giorno leggeva i quotidiani, libri gialli, tifosissimo dell’Inter e della Ferrari».

Una vita insieme

Se si dice che l’amore affievolisce con il trascorrere del tempo, per Enrico e Norma era tutto il contrario. Entrambi gran lavoratori fin da giovanissimi e proprio sul posto di lavoro si erano conosciuti, a Varese, città di nascita di Enrico. Norma era la quarta di dieci tra figli e figlie. Il padre agricoltore ed allevatore. Quando è mancato alcuni figli sono emigrati in Canada. «Mamma ha cominciato il lavoro a 14 anni qui. Poi per 18 anni è emigrata in Svizzera, poi a Varese, commessa in un supermercato. Lì ha conosciuto mio padre che era rappresentante dell’azienda alimentare Prealpi. Si sono spostati, io sono nata a Varese, poi mio padre è diventato responsabile dell’apertura delle nuove filiali ed hanno cominciato a girare l’Italia. Abbiamo fatto almeno 13 traslochi. La mamma ha sempre detto che sarebbe tornata a San Giorgio in Bosco. Nei primi anni ‘80 si sono costruiti la casa, papà si è licenziato e da rappresentante di prodotti alimentari, qui ha fatto quello di articoli sportivi mentre la mamma ha lavorato sempre come commessa in un supermercato. Arrivati entrambi alla pensione, non sono mai stati fermi, non si arrendevano affatto al passare del tempo».

 

L'esplosione

A dare una mano se necessario c’era il nipote Andrea Campagnaro, cugino di Rossana, che abita al civico successivo. «Sono stato svegliato da un boato - ripercorre gli istanti della tragedia -. Mi sono affacciato ed ho visto il fuoco uscire dalle finestre e dalla porta. C’erano delle persone che correvano in giardino per vedere di poter prestare aiuto. Mi hanno riferito poi di altre che sono andate subito nell’impianto con la bombola di gas ed hanno chiuso la valvola di sicurezza. Azione molto importante. Vorremmo ringraziarli. Altre persone mi hanno urlato di uscire subito e che avevano già chiamato i soccorsi. Si temevano altre esplosioni, non si capiva bene cosa stesse succedendo. Ero come bloccato, quasi non mi sembrava vero quello che vedevo. Poi mi sono vestito in brevissimo tempo, ho preso il primo paio di scarpe che mi è capitato e sono scappato fuori».

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Ultimo aggiornamento: 08:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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