Paziente morto dopo l'angioplastica: assolto il cardiochirurgo

Domenica 18 Settembre 2022 di Marco Aldighieri
Un intervento chirurgico

MONSELICE - Il cardiochirurgo Marzio Gemelli era finito imputato con l'accusa di omicidio colposo per la morte, il giorno 31 dicembre di otto anni fa, del paziente Giancarlo Giona di 69 anni. Il medico di 64 anni, difeso dall'avvocato Luana Masiero, è stato assolto perchè il fatto non costituisce reato. A scagionarlo sono stati i periti nominati dal giudice, il medico legale Lorenzo Marinelli e lo specialista in cardiologia Giampiero Patrizi, che hanno dimostrato come il camice bianco in forza all'ospedale di Schiavonia abbia perfettamente seguito le linee guida durante l'esame al cuore a cui era stato sottoposto il paziente.

I FATTI
Giona era morto lo stesso giorno che lo avevano sottoposto alla coronarografia e contemporaneamente all'angioplastica. Insomma, mentre i sanitari gli controllavano le occlusioni arteriose il malato veniva sottoposto anche alla terapia per liberare le arterie e le vene.
Secondo il pubblico ministero Daniela Randolo il paziente non era in tali condizioni da essere sottoposto contemporaneamente alla coronarografia e all'angioplastica. E i consulenti tecnici dell'accusa sostengono che il malato non è stato sottoposto a terapia di profilassi.
Secondo l'accusa le condizioni del paziente non erano gravi. Quindi, doveva decidere lui se sottoporsi alla angioplastica, oppure scegliere la strada del by pass. Giancarlo Giona, residente a Este, era stato ricoverato per problemi circolatori. E la mattina del 31 dicembre 2014 venne sottoposto alla coronarografia. Si tratta di un esame che richiede molta attenzione.
In un'aorta della gamba o del braccio viene fatta entrare una sonda che, in parole povere, controlla tutto il sistema circolatorio.

Nelle aorte del sessantanovenne c'erano delle occlusioni. E mentre era in corso la coronarografia, i sanitari hanno deciso di intervenire anche con la angioplastica. Vengono inseriti nel paziente dei palloncini che dove è necessario sturano le vene e le aorte del malato. Quello stesso giorno Giancarlo Giona morì.

L'ASSOLUZIONE
L'istruttoria è apparsa al giudice Laura Alcaro non sufficiente, perchè avrebbe dovuto valutare una serie di ulteriori elementi rispetto a quelli che il pm e i suoi consulenti avevano a disposizione alla chiusura delle indagini.
E così è stata ordinata una perizia. Gli esperti, dopo una attenta analisi, hanno ritenuto che non ci fossero condotte colpose imputabili al Gemelli tali da aver causato la morte del paziente.
 

Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 07:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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