Scuola e caro energia. Settimana corta per risparmiare sulla bolletta, le tre presidi dicono no: scuole aperte anche al sabato

Mercoledì 7 Settembre 2022 di Alberto Rodighiero
Scuole anche al sabato, le presidi e le famiglie dicono no alla settimana corta
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PADOVA - I genitori dei ragazzi delle primarie e delle medie dicono no alle scuole chiuse il sabato e il Comune, nonostante il caro bolletta, decide di continuare con i vecchi orari. Dunque niente di fatto. Almeno per il momento, così, è destinata a non aver seguito la proposta messa sul piatto una decina di giorni fa dal sindaco Sergio Giordani. Il primo cittadino, infatti, alla luce dei rincari record di gas ed elettricità, aveva proposto di chiudere il sabato gli istituti scolastici di competenza comunale. A dire il vero, tra elementari e medie si trattava di ben poche scuole, dal momento che la stragrande maggioranza degli istituti cittadini, grazie al tempo lungo, fa già lezione dal lunedì al venerdì. Alla fine, infatti, a essere interessati a questo provvedimenti dovevano essere solamente tre istituti comprensivi: San Camillo, Volta e Don Bosco. E proprio le dirigenti scolastiche dei tre istituti, assieme a tutti i presidi degli altri istituti comprensivi cittadini, hanno partecipato ieri mattina alla riunione organizzata dall'assessore alla scuola Cristina Piva in vista del suono della prima campanella in programma per lunedì prossimo.

LA RIUNIONE
Riunione durante la quale oltre che di programmi, mense, insegnanti di sostegno e trasporto scolastico si è parlato anche della settimana corta. «I dirigenti scolastici coinvolti dalla proposta hanno avuto una posizione sostanzialmente comune - ha scandito al termine della riunione Piva - al momento non ci sono i presupposti per far partire un'iniziativa di questo tipo». A essere determinante per la di posizione dei presidi è stato soprattutto il pressing delle famiglie. «Di fatto la chiusura delle scuole il sabato per i genitori che lavorano può rappresentare un problema - ha aggiunto l'assessore - e questo è stato sottolineato anche dai presidi. Effettivamente avrebbe poco senso gravare le famiglie, già alle prese con un costo della vita schizzato alle stelle, con un'ulteriore spesa come il costo di una babysitter per il sabato. Anche per questo abbiamo deciso di lasciar perdere».
«C'è da dire, poi, che la proposta è arrivata con pochissimo preavviso e le famiglie non avrebbero avuto il tempo per organizzarsi - ha concluso Piva - non è detto, però, che in futuro non si possa tornare a prendere in considerazione un'ipotesi di questo tipo». Insomma, paradossalmente, la chiusura delle scuole il sabato, pensata per risparmiare sulla bolletta del riscaldamento del Comune, avrebbe rischiato di pesare sui bilanci delle famiglie padovane.

Anche per andare incontro a chi non riesce ad onorare i costi legati alla scuola, la scorsa primavera palazzo Moroni aveva deciso di tagliare del 90% l'adeguamento Istat per il pagamento delle tariffe di asili nido, refezione scolastica e tempo lungo alla scuola dell'infanzia.

ADEGUAMENTI ISTAT
Ogni anno, i Comuni sono tenuti ad applicare gli adeguamenti Istat ai servizi a domanda individuale. Adeguamenti che, da quasi un decennio erano praticamente impercettibili dal momento che l'inflazione, dal 2013 in poi, raramente ha superato l'1%. Quest'anno, però, complice soprattutto l'aumento di petrolio e gas, il discorso è completamente diverso. A dicembre 2021 (data di riferimento per calcolare gli aumenti da applicare quest'anno) l'inflazione ha toccato quota 3,8% (ora siamo attorno all'8%). Quindi, in teoria, palazzo Moroni avrebbe potuto tranquillamente rincarare le rette di quasi il 4%. In tempi economicamente difficili come questi, però, la giunta Giordani ha cercato di andare incontro alle famiglie. Dal momento che l'adeguamento Istat è obbligatorio, è stato deciso di applicare il minimo previsto dalla legge. Di fatto, a fronte di un'inflazione del 3.8%, i rincari delle mense e degli asili non andranno oltre lo 0,38%.

Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 10:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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