Giada, ritorno alla vita dopo un mese di coma. E ora il matrimonio con Pierluigi

Sabato 5 Giugno 2021 di Elisa Fais
Giada Poncin con il fidanzato Pierluigi

LIMENA - Dalla lotta per la vita alla promessa di una vita nuova. Tutto in quattro mesi. Quanto basta per sconvolgere un’esistenza, ma anche per rinascere. A colpire Giada Poncin un’emorragia cerebrale: a 31 anni, la giovane padovana affronta un mese di terapia intensiva e altri tre in un centro di riabilitazione. Una battaglia difficile e dolorosa per tornare a camminare da sola, condotta senza tregua nel periodo più difficile della pandemia, grazie alla sanità e ai medici che non si sono mai fermati. Ma grazie soprattutto a se stessa, alla sua forza d’animo e, anche nei momenti più bui, all’amore della famiglia e del fidanzato Pierluigi Tiralongo. Uniti hanno saputo vincere la malattia e, sabato 12 giugno, coroneranno il loro sogno più grande. Giada e Pierluigi si sposeranno in Comune a Limena, con una cerimonia aperta ai familiari e a pochi amici intimi.

«Non vogliamo più rimandare, adesso siamo felici, è tempo di chiudere questo cerchio», dicono tenendosi la mano. Tutto inizia il 14 aprile 2020, quando Giada sente una forte fitta alla testa. La giovane riesce a stendersi sul divano, inizia a sudare copiosamente, le viene la nausea e non sente più le gambe. «Ho capito subito che qualcosa non andava perché aveva gli occhi girati e biascicava – racconta Pierluigi -, quindi ho chiamato il 118».
Giada arriva al pronto soccorso dell’ospedale in condizioni critiche e viene presa in carico dall’équipe di neurochirurgia. La diagnosi è terribile. Presenta un’estesa emorragia a livello del cervelletto, originata da una malformazione artero-venosa (Mav): un raro difetto della normale struttura del circolo sanguigno, che comporta un regime pressorio anomalo a carico degli scarichi venosi che possono andare incontro a rottura o trombosi. I neurochirurghi portano la ragazza in sala operatoria in emergenza, per un delicato intervento suddiviso in tre step: otto ore sotto i ferri. «Io e i genitori di Giada abbiamo pregato tanto – continua Pierluigi – avevamo il terrore che i medici uscissero troppo presto da quella sala».

COME NEL FILM
Giada è stata ricoverata in terapia intensiva in coma farmacologico per tre settimane. E ogni giorno, dalle 14 alle 21, Pierluigi è andato a trovarla. «In un diario ho scritto le pagine della nostra vita, come quel film che tanto le piaceva. Segnavo ricordi, momenti speciali, messaggi di familiari e amici, progetti: ero sicuro che la forza del passato e del presente ci avrebbe legato anche in futuro. Ogni giorno, mi sedevo accanto a lei e leggevo. Il suo cuore sentiva la mia voce, anche quando le parole non venivano ascoltate».
Covid permettendo, i medici si sono resi conto che le visite del fidanzato in qualche modo favorivano la ripresa di Giada. «Un giorno il livello di sedazione era al 70% - racconta Pierluigi – e, mentre le parlavo, il valore cognitivo è salito da 30 a 88. Ciò mi ha fatto capire che mi sentiva, anche se i medici hanno detto che scientificamente non possono provarlo».
Giada ha aperto gli occhi il 4 maggio, data del compleanno del papà, ma per i quattro giorni successivi è rimasta inespressiva: i suoi occhi fissavano il vuoto.

Poi, pian piano, ha iniziato a seguire i volti con lo sguardo e sussurrare. Il 13 maggio Giada viene dimessa dalla terapia intensiva di Padova, per essere trasferita all’ospedale riabilitativo di alta specializzazione di Motta di Livenza, nel Trevigiano.

IL RECUPERO
«Ho dovuto imparare a fare le cose più semplici – spiega Giada – come sedermi, parlare, vestirmi. La prima volta che sono riuscita a fare 15 passi ero affaticata come avessi scalato una montagna. Ero seguita da psicologi, fisioterapisti, logopedisti. È stato uno sforzo massacrante, ma la volontà di tornare come prima mi ha aiutato».
Dopo aver recuperato al meglio, Giada torna a casa il 19 agosto. «Tutti i sanitari incrociati nel percorso di cura, dai medici agli infermieri, sono stati i nostri angeli e non possiamo che ringraziarli», dicono. E oggi, dopo quasi un anno dalla fine dell’incubo, i due ragazzi si preparano alla grande promessa «nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, per amarsi e onorarsi tutti i giorni della vita». Fra una settimana sposi.

Ultimo aggiornamento: 16:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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