PADOVA In un biennio, dal settembre del 2018 al giugno del 2020, sarebbe mancato dal posto di lavoro, senza uno straccio di giustificazione, per 57 volte. Un’accusa pesante soprattutto se mossa a un medico. È finito iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di interruzione di pubblico servizio e truffa aggravata ai danni dell’Azienda ospedaliera e dell’Università, il professore Emilio Quaia di 51 anni. Il docente, difeso dall’avvocato William Crivellari del foro di Trieste, solo all’inizio dell’anno è stato nominato direttore dell’Istituto di Radiologia dell’Azienda ospedaliera università di Padova. Un incarico fortemente voluto dall’indagato, dopo due anni di tensioni interne. Quaia è stato anche vittima di una serie di lettere minatorie rivolte a lui e alla sua famiglia. Il caso è finito in Procura.
LE INDAGINI
Tutto è iniziato con un esposto arrivato sulla scrivania del pubblico ministero Sergio Dini. Un documento dettagliato, da cui gli inquirenti hanno preso spunto per fare scattare le indagini. E proprio in questi giorni il cerchio si è chiuso. Secondo l’accusa, tra il settembre del 2018 e il giugno del 2020, il professore si sarebbe allontanato dall’ospedale o non si sarebbe presentato al lavoro, giustificando le proprie assenze mediante autocertificazioni in cui attestava di assentarsi per “missioni”. Ma per l’accusa invece avrebbe agito solo per interesse personale, come andare a Londra a trovare la moglie o per intraprendere altri viaggi di piacere. Così agendo avrebbe turbato la regolarità del servizio pubblico saltando almeno 57 turni e mezzo. Ed ecco l’accusa di interruzione di pubblico servizio. Ma per gli inquirenti il docente avrebbe anche commesso il reato di truffa aggravata e continuata, inducendo in errore i titolari dei competenti organi amministrativi dell’Università e dell’Azienda ospedaliera circa la sua presenza in servizio. Infatti gli è stato liquidato a titolo di emolumenti e senza trattenute in busta paga, il relativo stipendio per un importo pari a 18 mila euro.
IL CONCORSO
Quaia era tornato appositamente a Padova dalla Scozia nel 2018, dove lavorava Royal Infirmary Hospital di Edimburgo, per partecipare e vincere il concorso indetto dal Bo per il posto di direttore dell’Istituto di Radiologia. Il rettore Rosario Rizzuto il 28 settembre, sempre del 2018, ha comunicato all’Azienda la designazione di Quaia per l’incarico. Ma sorpresa, l’allora direttore generale Luciano Flor non ha ratificato la nomina. Non solo, al posto di Quaia ha messo il professore Roberto Stramare arrivato al concorso dietro a Quaia. Da questo momento è iniziata una lunga battaglia per il docente di 51 anni, vinta solo all’inizio di quest’anno. Nel mezzo anche una serie di lettere di minacce a lui e alla famiglia.
LA DIFESA
«Dimostrerò - ha dichiarato il legale Crivellari - come il professor Quaia si sia comportato sempre al meglio. Sto preparando una corposa memoria difensiva, tutte le missioni compiute dal mio assistito sono ampiamente giustificate. E poi, dal 2018 al 2020, nel periodo che gli viene contestato, l’Azienda non si sarebbe accorta di nulla? Ma è mai possibile? Io credo invece che se ci fosse stato qualcosa di irregolare sarebbe intervenuta. Ma ripeto - ha terminato - il comportamento del professor Quaia è stato cristallino, non c’è stata alcuna interruzione di pubblico servizio».
Nei guai il radiologo Quaia: avrebbe saltato 57 volte in due anni il suo turno in ospedale
Mercoledì 20 Gennaio 2021 di Marco Aldighieri
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