La signora delle bollicine: «È come il dopoguerra»

Domenica 19 Settembre 2021 di Alda Vanzan
Elvira Bortolomiol

Con la madre e le sorelle alla guida della cantina fondata nel 1760 e rivoluzionata il secolo scorso da papà Giuliano. È la prima donna a capo del Consorzio Docg: «Qui la viticoltura è eroica». La preoccupazione per il croato Prosek.

Si può insistere, invano. Tutte le domande possibili - il vino che preferisce oltre al Prosecco? se non ci fosse il Prosecco cosa gradirebbe? Prosecco Docg a parte, qual è la migliore bollicina? - ottengono una garbata quanto perentoria risposta: Prosecco. O silenzio. A tratti impassibile, talvolta sorniona o magari rock come l'hanno definita nel settore, l'erede (con le tre sorelle) di un nome importante della viticoltura trevigiana (e veneta e italiana insieme), sorride: «Non cado nel tranello». Giacca blu, canotta di seta bianca, due microperle ai lobi, Elvira Bortolomiol si racconta a un tavolino del Caffè Letterario di Treviso ed è curioso sentirla parlare di qualità e sostenibilità mentre accanto una decina di figliuoli appena usciti dalle aule ordinano lo spritz.

Alle 11 del mattino. «I giovani sono il nostro futuro, devono imparare a bere bene e di qualità». Sessantadue anni compiuti lo scorso 8 settembre, tre sorelle (Maria Elena, Luisa, Giuliana), la mamma Ottavia, 93 anni, sempre in azienda, Elvira Bortolomiol è dallo scorso luglio la nuova presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, prima donna a ricoprire questo ruolo.


Elvira Bortolomiol, lei è figlia d'arte: il trisavolo Bartolomeo nel 1760 fondò la cantina e suo padre, Giuliano, scomparso nel 2000, fu tra i fondatori del Consorzio Docg. Adesso lei è la vicepresidente dell'azienda di famiglia e, dallo scorso luglio, è a capo del Consorzio. Ma da piccola cosa voleva fare?
«Ero una bambina ribelle. Ho studiato Agraria, mio papà pensava che sarei rimasta in azienda. Invece, con una scusa, sono tornata a Padova. Prima sono stata a Roma consulente di una società di telecomunicazioni, ma sempre legata al mondo del vino, poi in Bolivia».


Il suo primo bicchiere?
«Molto tardi, papà non ci faceva bere, era tassativo. Se mi sono mai ubriacata? Mai».


C'è una foto che racconta molto della storia di suo padre, la moto rossa con cui andava in giro per le colline a proporre le prime bottiglie di prosecco. In famiglia avevano capito che era un pioniere e che si stava aprendo una fase nuova?
«L'intuito di mio padre e dei pionieri fu di investire in queste terre. Era appena finita la Seconda Guerra mondiale, le nostre colline si stavano svuotando, spopolando. La scommessa, vinta, fu di valorizzare la terra e il prodotto».


Adesso c'è la pandemia. Dovete anche voi ricostruire?
«Dobbiamo avere lo stesso atteggiamento dei nostri padri, come loro dobbiamo avere coraggio. E ancora più impegno».


Però partite con tanti risultati già ottenuti, ad esempio il riconoscimento dell'Unesco: le Colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene patrimonio dell'umanità.
«Un riconoscimento importante che però bisogna saper mantenere e per questo bisogna che, tutti insieme, si cambi mentalità. E serve una sinergia con le amministrazioni locali. Tutela e valorizzazione, ma non si può pensare di aumentare i numeri: non serve un ettaro in più».


Quanto vale un ettaro di cartizze?
«Circa un milione di euro».


Gli ambientalisti hanno contestato l'uso dei pesticidi.
«Il Consorzio Conegliano Valdobbiadene ha saputo mettere in campo già da qualche anno delle regole di sostenibilità ambientale e di polizia rurale condivise con le amministrazioni locali. Le regole ci sono, la Denominazione si sta muovendo verso una sempre maggiore sostenibilità del proprio territorio. E anche una sostenibilità sociale perché ci sono persone che vivono nelle colline e persone che verranno a visitarle».


Cantina Bortolomiol, 2 milioni di euro di fatturato di cui il 20% all'estero in circa 50 paesi. 5 ettari di proprietà di prosecco superiore tutto biologico. Sua sorella Maria Elena è presidente, lei vice, sua sorella Luisa segue gli aspetti legali e Giuliana il biologico. E mamma Ottavia, che era il braccio destro del marito, è tuttora in azienda. Suo padre avrebbe immaginato una svolta così rosa?
«Forse non lo immaginava ma il dato di fatto è che pur provenendo da un ambiente maschilista, papà ha fondato la sua azienda su mia madre e su Maria Elena che era la più grande di noi sorelle, non ha cercato maschi».


Come sta andando la vendemmia 2021?
«Si prospetta un'annata di grande qualità. Si temevano riflessi negativi dopo un mese di maggio molto piovoso, invece è servito. E sta aiutando anche l'escursione termica giorno/notte».


Perché ha accettato la presidenza del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg?
«Ho pensato che la mia storia come azienda potesse essere messa a disposizione per migliorare la nostra posizione sui mercati e per condividere valori che caratterizzano questi territori. Penso alla viticoltura eroica su queste colline. Rimango sempre stupita dalla passione, qui si fatica il triplo rispetto alla pianura. Si fa tutto a mano, in alcune zone molto ripide si usano le monorotaie, altre macchine non ce ne sono».


Prosek croato: vi preoccupa?
«Sì. Speravamo in un no immediato della Commissione europea. Abbiamo due mesi di tempo per replicare e far valere la forza di un prodotto che è simbolo dell'italianità. Ma dovremo farlo tutti assieme, i tre Consorzi - il Conegliano Valdobbiadene Docg, il Prosecco Doc, l'Asolo Docg - la politica, le relazioni internazionali, i ministeri».


Cosa pensa del Green pass negli ambienti di lavoro?
«Benissimo, non è una costrizione, è libertà: di nuovo vivere in presenza».


Prosecco a parte, le sue passioni?
«Sci, barca a vela, soprattutto arte. Ho sempre amato l'arte in tutte le sue forme, e come tutte le cose che amo, le ho portate anche all'interno del mio lavoro. Il Parco della Filandetta, nel cuore di Valdobbiadene, è diventato Wine&Art Farm. Abbiamo recuperato secondo i canoni dell'archeologia industriale la più piccola delle filande che c'era a Valdobbiadene a inizio del 900. All'interno, il parco ospita delle opere dello scultore Casellato che nel tempo abbiamo collezionato e ho deciso di collocarle proprio qui, perché anche i nostri wine lovers che vengono a fare tour e degustazioni possano godere e scoprire la connessione tra arte e vino. Nel 2019 abbiamo poi lanciato la prima residenza d'artista internazionale dedicata solo alle artiste donne. E nel 2022 ci sarà la seconda edizione di questo progetto».


Il suo luogo elettivo?
«Mi piace tantissimo Roma».


Lei è single. Un aggettivo per descrivere il compagno ideale?
«Profondo, come le radici che affondano nel terreno per costruire qualcosa di solido, di radicato. Ma anche cosmopolita, con un'anima viaggiatrice, sempre alla scoperta di nuovi lidi».


L'ultimo libro letto.
«Alternative di Sebastiano Zanolli. Più che un libro è un allenamento mentale, una sessione di coaching, è stato di grandissimo supporto per la nuova sfida che ho intrapreso. Sebastiano tra le pagine aiuta a capire come prevedere gli eventi ed essere lungimirante possa essere un grande vantaggio nella vita da imprenditore e manager».


Un capo di abbigliamento che non indosserebbe mai?
«Faccio fatica a portare le gonne».


L'episodio che l'ha fatta star male?
«Sicuramente un episodio che ha creato molto dolore in me è stata la scomparsa di Luigi Veronelli. Nel mio percorso di vita e lavorativo, per me lui è stato un faro, una persona lungimirante, con grandi capacità e una conoscenza immensa del mondo del vino, ma anche una persona che teneva in grande considerazione lo spessore umano, da cui ho attinto la visione rivoluzionaria del mondo del vino. Nei giorni di oggi una persona come lui saprebbe trainare il mondo del vino verso ciò che di bello e buono questo settore ha ancora da svelare».

Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 15:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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