Eleonora Daniele presenta il premio Toti Dal Monte: «La cultura ora deve ripartire»

Sabato 12 Giugno 2021 di Chiara Pavan
Eleonora Daniele

TREVISO - Alla lirica si è avvicinata quasi per caso, ai tempi di Unomattina, «avrò avuto 26 anni e curavo una rubrica dedicata alle storie delle grandi opere, Verdi, Puccini, Mascagni, spaziando da Tosca a Boheme, Rigoletto, Cavalleria Rusticana». Il contesto è invitante, Eleonora Daniele è felice di tornare a casa, di rimettere piede in Veneto dopo due anni di lontananza, salendo stasera sul palco del Teatro Del Monaco a condurre il gran finale del Premio internazionale Toti Dal Monte dedicato ai cantanti lirici. «Amo molto il teatro, è lì che ho imparato a stare sul palco. Mi fa piacere tornarci, venire a Treviso, riaprire le porte del teatro dopo la pandemia. Un onore e una gioia vedere la cultura che torna a muoversi».
La giornalista e conduttrice padovana di Raiuno, classe 1973, da poco mamma di Carlotta, ex concorrente del Grande Fratello e volto celebre della tv italiana, non teme le luci del palcoscenico.
«Amo il palco, sin da ragazzina mi sono trovata a mio agio in questo mestiere.

Ricordo le prime volte, quando leggevo in chiesa, una sorta di primo palcoscenico della vita. Poi mi sono abituata alle dirette, dove impari a gestire l'imprevisto. Ma l'emozione resta sempre. Fa parte di noi. Pippo Baudo, che è un veterano, dice sempre che ogni volta che sale sul palco è emozionato. Una sensazione che appartiene a chi prende sul serio il proprio mestiere».


Conduttrice, giornalista, showgirl. E una laurea in Scienze della comunicazione.
«Ho cominciato con la scuola di recitazione, poi sono arrivati la laurea in Scienze della Comunicazione e il giornalismo, ho fatto l'esame da professionista. Non credo che ci si debba focalizzare solo su una direzione: una persona deve essere curiosa. La conoscenza è una cosa bella, e a me piace molto studiare, mettermi alla prova».


Adesso sta studiando psicologia.
«Sì, bellissimo, lo faccio per passione, perché mi piace studiare e continuerò a farlo sempre. Nonostante lavori, abbia una bimba piccola, una famiglia. Non si deve mai smettere. Ho pure finito di scrivere un libro».


Un nuovo libro? Nel 2015, con Storie vere, aveva vinto la selezione opera prima al Campiello.
«Sì, ora parlo dell'autismo: è un libro personale, dedicato a mio fratello mancato anni fa. Sarà pronto per fine settembre. Racconto la mia esperienza, la mia terra, la sua sanità. Un'idea che avevo da qualche anno, ma poi non riuscivo a portare a termine».


Quanto corrono le donne?
«Tanto. Quando si parla delle wonder-woman... è vero: saper fare tante cose contemporaneamente e bene. Un tratto caratterizzante dell'essere femminile. Si può essere brave professioniste e anche brave mamme o mogli. Una cosa non esclude l'altra. Certo è faticoso, ma bisogna sempre battersi perché una donna possa fare ciò che desidera senza finire ingabbiata in un ruolo».


Come vive il suo lavoro di conduttrice?
«Per me il rapporto con il pubblico è molto bello e gratificante: a Storie Italiane raccontiamo tante vicende, a anche difficili, legate a disagi, diritti inespressi o negati. E sono molto sensibile al tema dell'infanzia. La tv dovrebbe dare spazio e voce a chi non ha la forza di farsi ascoltare dalle istituzioni: avendo anche un ruolo di mediazione, ovviamente senza mai trascendere».


Lei ormai vive a Roma da anni. Cosa le manca di Padova?
(risata)«Spritz e i tramezzini. Come li fanno a Padova non li fa nessuno. Siamo i numeri uno».
 

Ultimo aggiornamento: 17:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci