L'istruttore di Edoardo, morto a 18 anni dopo l'allenamento di boxe: «Ero in palestra e nessuno lo ha colpito»

Simone Lazzarin è l’istruttore dell’Iron Dojo Team di Monselice

Lunedì 27 Febbraio 2023 di Marina Lucchin
LO STUDENTE - Edoardo Zattin morto a soli 18 anni dopo un allenamento di boxe

MONSELICE - «Ero lì, non c’è stato nessun colpo durante l’allenamento, nessuno lo ha colpito». È la testimonianza rilasciata ai carabinieri da Simone Lazzarin, l’istruttore dell’Iron Dojo Team di Monselice dove si esercitava Edoardo Zattin, il diciottenne di Este che mercoledì si è improvvisamente accasciato in palestra ed è morto il giorno dopo in Rianimazione a Padova. La causa è un’emorragia cerebrale che neanche un intervento chirurgico d’urgenza è riuscito ad arrestare. Sul caso la procura ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, e ha incaricato i carabinieri della stazione di Monselice di indagare su quanto avvenuto. Erano 11 le persone all’interno della palestra quando Edoardo è svenuto: «Era in pausa dopo una prima parte di allenamento in coppia, si è soffiato il naso, gli è uscito del sangue ed è crollato a terra» ha spiegato all’Arma l’istruttore. Stessa versione che hanno dato anche gli altri 9 allievi e il presidente dell’Iron Dojo Team, Lorenzo Bezzon. «Siamo tutti provati - spiega quest’ultimo - Simone è distrutto, l’altro ragazzo che si allenava con Edoardo, pure. Ma l’allenamento era sotto gli occhi di tutti, nessuno, e ripeto, nessuno ha sferrato un pugno andato a segno. Si sarebbe anche sentito: con le protezioni che ci sono, un pugno avrebbe fatto rumore nella palestra». 
Dal canto suo, intanto, papà Enrico Zattin, riesce solo a mormorare che lui e la madre di Edoardo vogliono «solo sapere la verità».

Cos’è successo al loro ragazzo? Com’è possibile che un 18enne come lui, in forma, attento all’alimentazione, sportivo da una vita, possa morire in questo modo?


LE DICHIARAZIONI
Il presidente della società, intanto, ci tiene a precisare come si svolge l’allenamento: «Non dite che è morto sul ring, perché non è vero. Si tratta di un allenamento in cui non è previsto il contatto e che si svolge sul tatami, cioè un materasso. Inoltre, come tutti, Edoardo indossava il caschetto, gli stivaletti antiscivolo, il paradenti e i guanti da allenamento, che sono più morbidi di quelli da combattimento. Le facciamo indossare per una sicurezza in più anche se in realtà durante l’allenamento tecnico i colpi non vanno mai a segno».


LA RICOSTRUZIONE
Il partner di allenamento di Edoardo ha immediatamente escluso all’allenatore di averlo colpito. Anche questo è stato ribadito ai carabinieri, sia dall’atleta che dall’allenatore. «Mi ha escluso categoricamente di averlo colpito» ha precisato Lazzarin che era a un metro di distanza dai due mentre si allenavano. 
La tragedia si è consumata in una manciata di secondi. Mercoledì l’allenamento è iniziato alle 19.15. Edoardo non aveva lamentato alcun problema fisico, stava bene, assicura sia l’allenatore che il presidente dell’Iron Dojo Team. Dopo un’ora, gli sportivi si sono fermati per riposare qualche minuto. È stato in quel momento che il 18enne si è soffiato il naso e poi è crollato. Non ha perso immediatamente i sensi. L’allenatore ha detto ai carabinieri che l’ha soccorso, che era cosciente e che stringeva le mani. Come previsto in questi casi, Lazzarin l’ha messo in posizione di sicurezza dopo avergli estratto il paradenti dalla bocca. In un quarto d’ora circa è arrivata l’ambulanza ed Edoardo non rispondeva già più agli stimoli. 


LA PARTITA
Intanto ieri pomeriggio si è svolta la partita di calcio tra l’Este, dove aveva militato anche Edoardo, e Dolomiti bellunesi. La squadra non ha potuto, per questioni tecniche, fare il minuto di silenzio in campo, ma il capitano ha giocato con il lutto al braccio e negli spogliatoi gli ex compagni gli hanno fatto una dedica a voce.

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Ultimo aggiornamento: 14:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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