Sala da gioco aperta: «E' stato uno sbaglio, ma dobbiamo sopravvivere»

Giovedì 14 Gennaio 2021 di Silvia Moranduzzo
Sala da gioco aperta: «E' stato uno sbaglio, ma dobbiamo sopravvivere»
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DUE CARRARE Col senno di poi non lo rifarebbero. Il fatto è che la necessità di «far fronte alle tante spese» li ha spinti a organizzare due tornei di “poker texas hold’em” al circolo Smools di Due Carrare. Al secondo giro di carte è intervenuta la polizia, che ha denunciato presidente e segretario per istigazione a disubbidire alle leggi e multato tutti i giocatori. 
«È un po’ come per i ristoranti, le spese a cui far fronte ci sono e sono ingenti – spiega il segretario di Smools, Niccolò («niente cognome per favore») – Abbiamo sbagliato, d’accordo, ma lo abbiamo fatto per non chiudere definitivamente».
Cominciamo dall’inizio. Quando nasce il circolo e che genere di attività svolgete? 
«Chiariamo subito un punto importante: noi non siamo un circolo privato ma un’associazione sportiva. A livello formale c’è una grande differenza, non siamo una bisca. Per capirci, siamo equiparabili alle palestre. E come associazione sportiva proponiamo dama, scacchi, freccette, poker texas hold’em, burraco e calcio balilla».
Quanto siete rimasti chiusi a causa del Covid? 
«Tre mesi durante la prima ondata, quelli del lockdown. Abbiamo riaperto il 28 maggio. ora siamo chiusi da circa due mesi».
Perché avete deciso di organizzare un torneo di poker? 
«Tengo a precisare che di fatto l’associazione non era aperta. Abbiamo organizzato questo torneo, ma i locali non erano fruibili in altri momenti, non si poteva entrare e uscire a piacimento. E il torneo era regolamentato: non si trattava di gioco d’azzardo, come anche la polizia ha potuto appurare». 
La decisione da cosa nasce? 
«I nostri soci chiedevano quando aprivamo, se ci si poteva vedere per augurarsi buon anno. Ne abbiamo più di mille e tutti esprimevano un’esigenza di socialità. E poi siamo un’associazione senza scopo di lucro, ma abbiamo delle spese: affitto, rate condominiali, utenze, Tari. E non abbiamo ricevuto un euro dal governo. Abbiamo fatto una cosa che non potevamo fare, ma l’abbiamo fatta per non chiudere per sempre». 
Quanti tornei avete organizzato?
«Uno il primo gennaio, a cui hanno partecipato sette o otto persone. E uno il 2 gennaio (quando la polizia è intervenuta, ndr), a cui hanno partecipato 18 giocatori, di più rispetto al giorno precedente perché c’è stato un passaparola e i soci si sono sentiti sicuri viste le precauzioni che abbiamo preso. Certo non sottovalutiamo la pandemia». 
Di quali precauzioni parla? 
«A tutti abbiamo preso la temperatura all’ingresso e si doveva tenere la mascherina, su ogni tavolo c’era un flacone di gel disinfettante, le carte le abbiamo sostituite con un mazzo plastificato, sanificato ad ogni turno».
Lo rifareste alla luce delle denunce e delle multe? 
«Col senno di poi no. Ma una soluzione va trovata. Se non paghi le spese staccano le utenze, di tari paghiamo 4.500 euro e il Comune non è che annulli il pagamento, lo proroga. Quindi prima o poi quei soldi vanno tirati fuori. Il Covid c’è e va combattuto ma una pandemia non può creare una crisi economica così grave. Siamo un po’ nelle stesse condizioni dei ristoranti e dei bar che vogliono aprire venerdì». 
Con l’iniziativa #ioapro
«Esatto. Sono esasperati perché non sanno più da che parte girarsi, e lo stesso accade alle associazioni sportive come la nostra. Il problema sta alla base, siamo stati tutti lasciati soli ad affrontare questa terribile situazione. Lo ripeto, non neghiamo il Covid, ci mancherebbe. Abbiamo sbagliato, lo ribadisco e lo so bene. Ma qualcosa dovevamo fare per restare a galla». 
Silvia Moranduzzo.
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Ultimo aggiornamento: 09:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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