Il Re dello Spritz di Padova: «Terrò aperta la mia osteria dopo le 18: è a prova di Covid»

Martedì 27 Ottobre 2020 di Marco Aldighieri
Il Re dello Spritz di Padova: «Terrò aperta la mia osteria dopo le 18: è a prova di Covid»
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PADOVA - C'è un ristoratore fuori dal coro. Invece di inveire contro le nuove misure restrittive anti Covid, attacca senza indugio le associazioni di categoria e i suoi colleghi. «Le prime non hanno mosso un dito nei mesi post lockdown, e i ristoratori non hanno fatto nulla per rendere più sicuri i loro locali», parola di Federico Contin. Meglio conosciuto come l'assessore allo spritz o il Re dello spritz.

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Senza dimenticare le serate invernali ai Bastioni, e i grandi eventi al Plebiscito e alla Fiera. Adesso, da quattro anni, è titolare dell'osteria San Leonardo di via San Pietro, in pieno centro, e imprenditore con la società Orange Italia Srl pronta a mettere sul mercato lattine di spritz e di vino. Insomma, un vero esperto del settore ristorazione. 

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Ma lei terrà chiusa la sua osteria dopo le 18?
«No, io la terrò aperta. E non per andare contro il nuovo Dpcm, ma perchè nei mesi post lockdown io il mio locale l'ho reso sicuro sia per il cliente e sia per il mio staff. Ho acquistato per 1.300 euro una macchina, all'ozono, che sanifica l'aria. I miei dipendenti ogni due settimane si sottopongono al tampone. La mia osteria è a prova di Covid».

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Dunque non sembra temere il virus?
«È l'esatto opposto, non sono un negazionista anzi. Ad agosto sono stato infettato dal Covid e sono stato per cinque giorni ricoverato. È una malattia seria e proprio per questo ho reso la mia osteria un luogo sicuro, un ristorante a prova di virus».


Quindi per lei le nuove restrizioni sono giuste?
«Sono giuste nel momento in cui le associazioni di categoria e i miei colleghi baristi e ristoratori nei mesi post lockdown non hanno mosso un dito per affrontare il problema e rendere sicuri i loro locali».

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Il suo è un attacco molto duro. Perchè?
«Le associazioni di categoria prendono solo atto di quello che sta accadendo, ma di fatto non programmano nulla per cercare di risolvere il problema. Eppure hanno avuto tutta l'estate per mettere in campo un progetto in difesa di bar e ristoranti con l'obiettivo di limitare la diffusione del Covid nei locali pubblici».


E i suoi amici baristi?
«Il loro unico obiettivo è l'incasso. Non vanno oltre a questa logica. Anche loro hanno avuto tutta l'estate per cercare di rendere più sicuri i bar, come io ho fatto con la mia osteria. Invece non hanno speso un soldo per affrontare il problema Covid, si sono limitati a incassare e adesso si trovano come nel lockdown. Scagliarsi contro il nuovo Dpcm è troppo facile».

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Quale sarebbe la soluzione?
«Di idee ne ho a decine, ma la più semplice è guardare al passato. Una volta all'esterno dei locali c'era il classico buttafuori. Oggi, per contenere il Covid, si può fare altrettanto. Ogni bar e ogni ristorante, attraverso un'agenzia, ingaggia un buttafuori. All'entrata del locale misura la temperatura del cliente, lo registra e lo invita a igienizzarsi le mani. A quel punto il ristoratore o il barista sa che nel suo esercizio è entrato un cliente in regola. Così tutti sono più sicuri e soprattutto si continua a lavorare».

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Allora, alla fine, terrà aperta la sua osteria dopo le 18?
«Lo confermo, a partire da domani (oggi, ndr) chi passerà per via San Pietro vedrà l'osteria San Leonardo illuminata a giorno». 

Ultimo aggiornamento: 12:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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