«Molestò le dottoresse» promettendo favori: primario rinviato a giudizio

Mercoledì 13 Novembre 2019 di Francesco Campi
foto di repertorio
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MONSELICE - Non solo avrebbe allungato le mani su una giovane dottoressa, con la scusa di metterle a posto il camice, ma le avrebbe anche promesso di aiutarla a vincere un concorso, del quale presiedeva la commissione d’esame, se si fosse resa disponibile a “coccole” e prestazioni di natura sessuale. Un’analoga promessa sarebbe stata fatta, qualche mese dopo, anche ad una tirocinante del reparto di Medicina nucleare dell’ospedale di Rovigo di cui è primario: dopo aver fatto entrare la giovane donna in uno stanzino del reparto, le avrebbe rivolto una serie di apprezzamenti, le avrebbe poi detto che “non era lì per la tesi ma per altri motivi”, offrendole “un aiuto” per il suo futuro lavoro, se si fosse mostrata “accondiscendente”. In entrambi i casi le due donne avrebbero opposto un secco e sdegnato rifiuto, con il fatto che sarebbe stato poi segnalato alla commissione provinciale Pari opportunità. Il tutto risale ad ormai oltre quattro anni fa, nel periodo compreso fra l’agosto 2013 ed il febbraio 2015, ma proprio ieri il professionista, il professor Domenico Rubello, 58 anni, di Monselice, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di violenza sessuale nella sua ipotesi lieve, per il palpeggiamento, nonché di tentata concussione.
PUBBLICO UFFICIALE Secondo l’accusa, il medico avrebbe abusato del proprio ruolo di pubblico ufficiale come direttore di Medicina Nucleare e di docente universitario, nonché di presidente della commissione di concorso, per prestazioni sessuali.
E il tutto non si sarebbe concretizzato, di qui l’ipotesi di “tentata concussione”, per cause indipendenti dalla sua volontà, ovvero per il netto rifiuto delle due donne. Le due vittime delle presunte avances del primario, una delle quali non lavora nemmeno più in ambito sanitario, non hanno sporto querela per quanto subito, né hanno scelto di costituirsi parti civili nel processo, che si aprirà il prossimo 16 gennaio di fronte al Tribunale in forma collegiale. L’ha fatto, invece, l’Ulss affidandosi allo Studio Pinelli, ieri nell’udienza preliminare davanti al giudice Pietro Mondaini, rappresentato dall’avvocato Alberto Berardi. Le denuncia dei fatti in questione è stata presentata dalla commissione provinciale Pari opportunità. Tutto, però, era rimasto fermo per anni. E’ stato il sostituto procuratore Maria Giulia Rizzo a prendere in mano l’indagine ed a “ravvivarla”, raccogliendo testimonianze di svariati professionisti e disponendo anche delle intercettazioni telefoniche. Un’inchiesta che, nei corridoi ospedalieri, ha fatto “rumore”, tanto più quando, il 16 settembre, il pm ha comunicato, come previsto in questi casi, all’Ordine dei medici di Rovigo ed all’Ulss Polesana, di aver esercitato l’azione penale nei confronti del medico, con la richiesta di rinvio a giudizio formulata il 24 giugno. E ieri accolta dal gup Mondaini. «Ovviamente non posso entrare nel merito di un’indagine – ha spiegato quando la notizia è trapelata il direttore sanitario dell’Ulss 5 Polesana Antonio Compostella – Tanto più visto il tipo di indagine. Sarà la magistratura ad offrire le risposte. Quello che mi preme è che, in ogni caso, non deve assolutamente essere messa in discussione la serietà e la moralità dell’ambiente delle nostre strutture. In attesa di capire meglio, comunque, vista la comunicazione arrivata da parte della Procura, come prevede la prassi, apriremo un procedimento disciplinare». 
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