"Prigioniere" in casa col violento, 55 donne chiedono aiuto

Domenica 14 Giugno 2020 di Maria Elena Pattaro
"Prigioniere" in casa col violento, 55 donne chiedono aiuto
ESTE - Il lockdown ha fermato quasi tutto, ma non la violenza sulle donne. Sono 55 le vittime che da gennaio a maggio si sono rivolte allo sportello antiviolenza di Este. Di queste, ben 10 sono residenti in città. In aumento gli episodi di violenza economica, con donne a cui il partner nega addirittura i soldi per la spesa. «La situazione è preoccupante – commenta il sindaco Roberta Gallana – è un numero che ci angoscia, considerando anche che spesso molte violenze restano taciute». La violenza di genere non ha mollato la presa, anzi è aumentato in questi mesi di reclusione forzata. Da quando è scattata la fase 2 lo sportello Donne Deste di via Vallesina ha riaperto finalmente le porte al pubblico, così come gli altri sportelli della provincia gestiti dall’associazione Centro Veneto Progetti Donna di Padova. Ma in realtà il lavoro delle operatrici non è mai venuto meno. Aiuti concreti e supporto psicologico sono stati comunque garantiti, sfruttando la comunicazione a distanza. In molti casi la prolungata convivenza ha esacerbato le conflittualità, rendendo necessario l’intervento delle forze dell’ordine e la mediazione dei servizi sociali.
CIBO
«Molte donne non riescono nemmeno a mangiare perché il partner decide cosa acquistare e per chi cucinare – afferma l’assessore al sociale Lucia Mulato –. La violenza psicologica e quella sessuale sono in aumento, spesso usate come minaccia». Oltre alla presa in carico delle nuove richieste di aiuto, gli sportelli hanno proseguito le attività di supporto alle donne e ai bambini ospiti nelle case rifugio. Attualmente a Este sono tre i nuclei accolti (composti dalla donna più gli eventuali figli), di cui uno in fase di sgancio. Si sono rese necessarie anche due nuove accoglienze di emergenza in strutture alberghiere, perché le case rifugio di Este e Padova erano al completo. «Il problema abitativo non è l’unico a preoccupare – afferma la Mulato, riferendosi alle ripercussioni economiche dell’emergenza sanitaria –. Molte delle donne che si sono rivolte agli sportelli svolgevano lavori precari, con contratto a rischio o addirittura senza. Numerosi sono stati anche i casi di interruzione di tirocini e percorsi di inserimento lavorativo. Inoltre, la mancanza di tutela previdenziale ed economica potrebbe rendere ancora più difficile il bilanciamento tra lavoro retribuito e carichi familiari per le donne». I numeri da contattare in caso di violenza sono l’800.81.46.81 (provinciale e attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20) oppure il 1522 (nazionale). 
 
Ultimo aggiornamento: 09:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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