Donato Bilancia, la seconda vita del serial killer: diploma in Finanza in carcere a Padova

Venerdì 29 Giugno 2018 di Luca Ingegneri
Al centro, Donato Bilancia
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PADOVA - Non si è accontentato del diploma di ragioniere. Si è gettato a capofitto sui libri con l'obiettivo di conseguire la laurea triennale in Progettazione e gestione del turismo culturale. Chi gli vive accanto sostiene che lo studio sia diventato ormai da anni la sua principale ragione di vita. Sessantasette anni il prossimo 10 luglio, Donato Bilancia sembra il lontano parente di quel serial killer che, in appena sei mesi, tra il 1997 e il 1998 ha insanguinato Liguria e Piemonte consumando diciassette omicidi e accumulando condanne per complessivi tredici ergastoli. Sta faticosamente cercando il riscatto attraverso un corso universitario che gli consente di sperimentare l'ottima conoscenza delle lingue straniere.

 
Bilancia parla correntemente l'inglese, il francese e lo spagnolo. Dopo il diploma ad indirizzo Finanza & Marketing conseguito con 83 centesimi nella sezione adulti dell'istituto Einaudi e Gramsci nel luglio di due anni fa, il serial killer non ha voluto fermarsi. È andato ad incrementare la folta schiera - sono ormai una cinquantina - di reclusi che hanno scelto di iscriversi all'università di Padova. Bilancia è al secondo anno di una laurea triennale che gli sta dando grandi soddisfazioni. Ha già sostenuto alcuni esami e sta procedendo speditamente con gli studi.

L'INVERSIONE DI ROTTA
Ormai da diverso tempo è inserito nel circuito dei detenuti comuni alla Casa di reclusione Due Palazzi. Sono passati gli anni del duro regime di isolamento, dovuto a gravi ragioni di incolumità personale. Più di un detenuto aveva manifestato la volontà di ucciderlo e Bilancia era stato protetto in un regime di massima sicurezza. Oggi è inserito a pieno titolo nell'ambiente carcerario in cui dovrà trascorrere il resto della sua vita.

É dietro le sbarre da vent'anni e un mese, trascorsi nella quasi totalità nel penitenziario padovano. In tutto questo tempo è riuscito ad uscire dal carcere in quattro o cinque occasioni. Ha ottenuto infatti dal Tribunale di sorveglianza quelli che in gergo vengono definiti permessi di necessità. Gli è stata concessa l'opportunità - in media un paio di volte l'anno - di andare a trovare l'anziana madre ultranovantenne, ricoverata in una casa di cura. Una lunga trasferta in cui viene accompagnato dalla scorta delle guardie carcerarie.

Con il passare degli anni Donato Bilancia potrebbe comunque usufruire di qualche breve licenza premio, in particolare se riuscirà a dimostrare di voler condurre in porto il suo programma di recupero attraverso lo studio. Propositi che aveva già manifestato in tempi non sospetti. Era il dicembre 2011 quando aveva inviato una lettera al Gazzettino esternando il suo bisogno di affetto. Il destinatario era una famiglia con un bimbo piccolo, magari anche disabile, con cui provare ad instaurare un rapporto nuovo, da «nonno», anche se in condizioni oggettivamente molto particolari. «Per problemi legati alla mia coscienza - scriveva Bilancia - che è costantemente tormentata dal rimorso per ciò che ho commesso, ho deciso di occuparmi di una famiglia che abbia intanto problemi finanziari, ma che soprattutto abbia al suo interno un bimbo/a speciale».

Cercava un rapporto diretto con una famiglia e un bambino, non mediato da associazioni o altre realtà. Con questa famiglia si diceva disposto a parlare anche del suo tormentato passato, fatto di violenza. Non è escluso che tra qualche anno possa veramente avviare un'esperienza di questo tipo.

LA SCOMODA CONDANNA
Nel frattempo i suoi legali, gli avvocati Barbara Cotrufo e Roberto Afeltra, sono al lavoro per risolvere una delicata questione che potrebbe precludere al serial killer la strada verso la concessione di futuri benefici.

Hanno presentato al giudice Marina Ventura un'istanza per l'estinzione di un reato commesso al Due Palazzi nel lontano 2005. Bilancia rimediò una condanna a undici mesi per aver picchiato una guardia penitenziaria. I suoi avvocati chiedono che la pena temporanea possa confluire in quella perpetua dell'ergastolo che sta scontando da un ventennio. Non sarà facile ottenere il via libera verso un'estinzione che si è già scontrata con il parere negativo della Procura. Il giudice pronuncerà il verdetto entro una decina di giorni. Dovesse andare male, gli avvocati si giocherebbero la carta del ricorso in Cassazione.

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