La prima messa senza don Marino, sul pulpito sale un bambino: «Preghiamo per lui»

Lunedì 20 Gennaio 2020 di Luisa Morbiato
la chiesa di San Lorenzo di Albignasego

PADOVA - «Bentrovati, sono l’ultimo arrivato. Vi vedo numerosi in chiesa ma, per venire qui non basta aprire la porta, bisogna aprire il cuore e la mente e pensare che come penso io non la pensa Dio». Esordisce così Don Giovanni Brusegan, nella sua prima messa domenicale, incontrando la comunità nella chiesa di San Lorenzo di Albignasego. All’esterno campeggia ancora il grande striscione con la scritta “Don Marino ti aspettiamo», segno di uno scandalo che ha lasciato strascichi e che ovviamente è tutt’altro che dimenticato.

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Nell’omelia don Giovanni ha usato parole e metafore forti fissando i fedeli che hanno seguito in attento silenzio le parole del nuovo arrivato. «Ci chiediamo: se tu sei deficiente, perché non cambi? Se sei un alunno, perché non impari? Se sei discepolo, perché non segui? - ha continuato - Assistiamo alla crisi di tante coppie, di tanti preti, ma tutto questo avviene se sei scheletrico e non aperto. Che tristezza vedere comunità o professori fermi. Il Signore ci dona i figli perché impariamo a pulire i sederini, perché ci applichiamo. Bisogna essere umili. Siamo di fronte a tanti problemi: la fame, le guerre, le prevaricazioni, il possibile aumento del costo del petrolio, ma non siamo stanchi di non poter amare? L’importante è accendere il cuore ogni giorno, perché la gioia del cristiano vero è quella di amare e seguire il Cristo. Siamo cristiani degni, se non c’è questo è come fare la doccia col cappotto». 

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PERDONO
Don Brusegan ha poi parlato di perdono e conversione sottolineando: «Se non chiedi perdono con il cuore, non c’è conversione, ci sono troppe conversioni senza convinzione, ma è questo equivale a mangiare senza digerire». E ancora: «Ci sono molti modi di vedere, senza occhiali, con il cuore o con la mente - ha continuato - Giovanni credeva di aver capito Gesù ma, sappiamo, che anche dal carcere manda a chiedere al Messia se è proprio lui. Giovanni si lascia mettere in crisi dagli avvenimenti che il Signore gli fa vedere e deve adottare gli occhi di Cristo». 
Don Brusegan ha proseguito chiedendo ai fedeli: «Noi vediamo con gli occhi di Gesù o con gli occhi della carne? Sappiamo che Gesù ci ama sempre, siamo noi che dobbiamo aprire occhi e mente a Gesù, che oggi viene verso questa comunità. Ciascuno di noi oggi dovrebbe avere occhi nuovi. Giovanni Battista aspettava il Leone di Giuda e invece è arrivato l’agnello di Dio, quell’agnello che è un animale sacrificale, il più fragile, debole, ultimo degli animali ma è anche il più debole, quello da prendere in braccio. Così Dio viene come amico debole, amabile e non come un terrorista. La sua forza è vincere con tenerezza, servizio, simpatia. Via i giudizi, l’arroganza, lo spirito di rivendicazione». 

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LA CHIUSURA
In chiusura dell’omelia Don Brusegan ha affermato: «A cosa servono i cristiani, a fare casino? I cristiani sono quelli che portano luce, questa comunità ha bisogno di servizi, di Dio, no di politicizzati: noi saremo giudicati sul nostro cuore e sul nostro comportamento. Io credo a questo: la mia vita è per Dio non solo per San Lorenzo. Invito a trasformare il dolore in amore».

Al momento delle preghiere dei fedeli il parroco ha invitato sul pulpito chi avesse delle preghiere particolari. Tra loro un ragazzino, che al microfono ha detto, tra gli sguardi convinti di molti presenti, «Preghiamo per don Marino». 
Al termine della messa, accompagnata dal coro dei bambini della parrocchia, Don Brusegan si è fermato all’ingresso della chiesa salutando i parrocchiani uno ad uno ed augurando loro buona domenica.

Sul sagrato si sono formati alcuni capannelli. Soddisfazione per l’approccio di Don Giovanni, ma anche rammarico per l’assenza di don Marino.

Ultimo aggiornamento: 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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