Il vescovo Cipolla: «Sulla vicenda di don Marino in arrivo altre bombe»

Lunedì 17 Febbraio 2020 di Gabriele Pipia
don Marino
5

ALBIGNASEGO È la sera di martedì 4 febbraio. Dalle dimissioni di don Marino Ruggero sono passati 33 giorni, ma la parrocchia di San Lorenzo di Albignasego è ancora sgomenta e divisa. Alle ore 21 è in programma una riunione del consiglio pastorale, ma non è certo una riunione come tutte le altre. Da Padova arriva apposta il vescovo Claudio Cipolla. Vuole rassicurare i fedeli, spiegando i fatti e offrendo la propria verità. Nella sala parrocchiale ci sono trenta persone. Accanto a lui due figure di peso come don Lorenzo Celi (delegato diocesano all'educazione) e don Giovanni Brusegan (direttore dell'ufficio per l'ecumenismo e successore dello stesso don Marino). Nei corridoi della Curia lo scandalo fa molto parlare e adesso, due settimane dopo, emergono pure i dettagli di questo incontro riservato. Un incontro in cui il vescovo sprona tutti usando anche termini forti. Testualmente: «Io vi chiedo davvero di stare molto uniti perché ci saranno delle altre bombe che arriveranno a fare male». Quando monsignor Cipolla pronuncia queste parole, in sala regna il silenzio assoluto. C'è chi si guarda attorno con fare interrogativo, chi abbassa lo sguardo e chi scuote la testa pensando alla faida che ha spaccato il paese. «Il capitolo delle indagini non è ancora finito - prosegue il vescovo -, in tutte queste difficoltà ci si può riscoprire come parrocchia anche se in mezzo a questo bailamme non sarà facile».


 

Don Marino, la verità sulla presunta amante. Si è presentata in Curia

PADOVA - Un mese dopo le dimissioni da parroco di San Lorenzo di Albignasego, il processo canonico nei confronti di don Marino Ruggero entra nel vivo.

Il cinquantaquattrenne sacerdote padovano è accusato di aver violato "l'obbligo del celibato" e ieri mattina alle nove la sua presunta amante si è presentata in Curia per essere ascoltata dal giudice.




GLI INTERVENTI
La riunione dura esattamente due ore e venti. Il tema all'ordine del giorno è naturalmente il destino di don Marino, sotto processo canonico per aver violato «l'obbligo del celibato». La Curia tra luglio e settembre ha ricevuto 15 mail con le segnalazioni sui presunti rapporti tra don Marino e una donna. Alla riunione del 4 febbraio il vescovo prende la parola dopo dieci minuti e parla come un fiume in piena. Molti i passaggi interessanti. «Ero venuto l'anno scorso per la visita pastorale - ricorda - e avevo avuto proprio una bella sensazione, poi sono successe delle cose alle quali non siamo ancora in grado di dare delle conclusioni. Dobbiamo avere pazienza, ho incaricato alcune persone di verificare quello che è successo. Io sono molto dispiaciuto, stiamo condividendo un momento di difficoltà in cui ci stiamo mettendo alla prova. Non ho assolutamente fatto la cosa alla leggera o all'improvviso. A volte c'è da prendere decisioni severe e decise, ma sempre a fin di bene. È questo lo spirito con cui ci siamo mossi. I fatti non riguardano la parrocchia ed è stato fatto il possibile per evitare che entrasse in questa sofferenza, ma non ci siamo riusciti». Chiaro riferimento alla faida intestina che ha portato a volantini anonimi, accuse velenose e quattro querele per diffamazione.

LE TEMPISTICHE
Il processo canonico è in corso e il tribunale ecclesiastico è ancora al lavoro. Cipolla ne parla apertamente: «Speriamo siano abbastanza veloci. C'è un primo procedimento da fare e su questo sollecito continuamente di fare alla svelta. Se fosse per me avrei già finito. Le conclusioni dobbiamo trasferirle a Roma per chiedere se quello che abbiamo capito loro leggendo i documenti lo condividono». Una parrocchiana lo incalza sui tempi di questa prima fase: «Nei tempi di un paio di settimane - risponde il vescovo -. Io spero davvero che si faccia alla svelta perché fin quando non arriviamo ad una chiarezza non ne usciamo. Prometto di impegnarmi per accelerare il più possibile anche se non dipende direttamente da me. Ad una conclusione ci dobbiamo arrivare, poi se si vuole si può fare appello».
Don Lorenzo Celi lo interrompe e precisa: «Il vescovo non può fare pressione perché si faccia presto. Può chiedere che si facciano le cose in modo celere, però è giusto che il tribunale abbia la sua imparzialità e il vescovo deve fidarsi». Riprende la parola Cipolla: «Deve essere data una priorità, perché si sta male in troppi».

LA RICHIESTA
Sono passati trequarti d'ora quando il numero uno della Chiesa padovana entra nel merito del suo rapporto con don Marino dopo le segnalazioni inviate alla Curia. «Noi cercavamo di parlare per trovare soluzioni diverse, pur arrivando ad un chiarimento. Noi eravamo arrivati a fare tutta la procedura per la rimozione e io gli ho detto: Dai le dimissioni, così se le cose si chiariscono puoi tornare a fare il parroco. C'era l'idea di andargli incontro il più possibile. Se lui dava le dimissioni, nel caso fosse risultato innocente avrebbe potuto rientrare. L'intenzione era di fare assieme a lui. Non ce l'abbiamo fatta, ma abbiamo giocato tutte le carte per tentare questo e mi spiace per questa situazione». Don Marino ha effettivamente dato le dimissioni concordate, ma nelle parole di Cipolla è chiaro il riferimento alla dura reazione del sacerdote: «Mi mettono sotto processo canonico? E allora io sono pronto a fare i nomi dei preti pedofili, gay e che hanno avuto rapporti con donne che hanno abortito. Ho le prove».

PEDOFILIA
A San Lorenzo il vescovo ha parlato ovviamente anche di questo. «Questa cosa è stata la cosa più grave che don Marino ha fatto - dice riferendosi alle stilettate del prete -. Scheletri nell'armadio in questa Diocesi non ce ne sono, situazioni in sospeso nemmeno. È successo che in alcuni casi la magistratura ha fatto tutto il suo lavoro e poi ha archiviato, perché hanno verificato e hanno ritenuto di non dover procedere. Se don Marino vuole fare dei nomi li deve fare, non insinuare su tutti e buttare discredito in questo modo. Se ha dei nomi perché non va in Procura a fare denuncia? Essere gay o andare con una donna è una questione morale. Anche abortire, perché la legge lo prevede. Moralmente non accettiamo nessuna di queste cose, ma la pedofilia è ben altro: vada in Procura con quello che ha». Poi il vescovo guarda fisso negli occhi i parrocchiani e lancia il suo appello: «Ci saranno altre bombe in arrivo, state uniti».
 

Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 08:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci