PADOVA - Il vescovo Cipolla ha sospeso don Luca Favarin dai compiti legati alla sua ordinazione sacerdotale. Il decreto di sospensione a divinis significa che non potrà più dare la comunione o confessare o dire messa.
Don Favarin, le divergenze che hanno portato alla rottura
Luca Favarin è ancora don ma è come se fosse stata avviata la fase di richiesta di cancellare il suo titolo. La Diocesi dunque deve tenere conto della sua volontà e agire di conseguenza. Appare chiaro così che le divergenze sulla politica di aiuti agli immigrati e la funzione della carità nelle sue diramazioni imprenditoriali sia soltanto una parte del problema. Dall'altro c'è una vocazione che forse a don Favarin appare incompatibile nei modi in cui desidera la Curia. Il malessere covato da don Luca però è più profondo di quanto appare: insomma non ci si spreta perchè non si va d'accordo con un vescovo.
«Mi sento come Mosè»
Don Favarin ha commentato su Facebook il momento: Resta e resterà sempre la felicità e la forza di una vita che ci coinvolge per servire e amare con serenità e un cuore abitato dalla gioia. Umiliazione? Frustrazione? Io oggi mi sento come Mosè che, spalle a un luogo diventato ormai di potere e oppressione, guarda in avanti alla ricerca di una terra promessa. Ps: tutto questo senza che una volta, una sola volta in 20 anni, l'istituzione ecclesiastica sia venuta in comunità, mi siano state chieste le ragioni, abbiano ascoltato le radici cristiane, ecclesiali e comunitarie con cui facciamo le cose, senza guardare ma solo vedendo dalla finestra del palazzo.
La nota della Curia sul caso Favarin
Dall'altra parte ieri la Curia è tornata a spiegare perché le due strade debbano a questo punto dividersi. Se dovessimo riassumere tutto in una frase diremmo che come un soldato risponde a un esercito anche un sacerdote dev'essere dentro a un progetto di Chiesa. Nei confronti di don Luca Favarin non c'è alcun atteggiamento di avversione, ma al contrario rispetto e apprezzamento per il suo impegno sociale e per l'attenzione, dimostrata in tutti questi anni, verso le persone più povere e fragili comincia la nota della Curia.
La gestione dei migranti
Che poi precisa: Per quanto riguarda l'agire in campo sociale, le iniziative di don Luca Favarin, per quanto pregevoli, sono personali e non pensate, condivise né maturate insieme alla Chiesa di Padova. In particolare sul fronte dell'accoglienza dei migranti la Diocesi di Padova ha scelto di non porsi come gestore diretto delle accoglienze, ma di affidarsi a cooperative sociali qualificate. Proprio due strade opposte. La Diocesi si è impegnata per far maturare e attuare lo stile delle microaccoglienze diffuse nell'intero territorio della Diocesi, sensibilizzando le parrocchie, mettendo a disposizione spazi e soprattutto favorendo reti di relazioni con il territorio, per cooperare insieme davanti alla complessità dei problemi.
Le attività imprenditoriali di don Favarin
La scelta di Luca Favarin si è, invece, indirizzata diversamente, in forma autonoma e personale, sfociando in attività imprenditoriali su cui più volte la Diocesi ha chiesto informazioni, condivisione e trasparenza, proprio per poter valutare l'autorizzazione richiesta a un prete per procedere con tali attività. Una richiesta legittimata dal fatto che le azioni e le attività di un prete naturalmente coinvolgono l'intera Diocesi: quando un prete, parla, agisce, attua percorsi e progetti chiunque immagina che lo faccia a nome e per conto della Chiesa. È questo il punto nodale: un prete può fare imprenditoria (lo fanno anche i frati di Praglia) ma dentro i canoni. Don Luc - invece - non ha accolto l'invito a far proprio lo stile diocesano. Infine una precisazione: Non è vero che la Diocesi di Padova, attraverso i suoi rappresentanti, non abbia mai visitato le realtà afferenti a don Luca Favarin.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout