Agente eroe, telefonata tra le due famiglie: «Non sentitevi in colpa per la morte di mio marito»

Lunedì 6 Marzo 2023 di Serena De Salvador
Domenico Zorzino

PADOVA - «Si sentono in colpa, vivono con il rimorso che Domenico sia morto per salvare Valerio, ma non devono. Domenico ha fatto quello che avrebbe fatto per chiunque. Lui era così, metteva gli altri prima di sé stesso. Non è stata colpa del signor Buoso». Sono parole di pace, parole in cui il dolore atroce si impasta con la compassione, quelle che la famiglia Zorzino rivolge a chi come loro sta vivendo il dramma del lutto, i Buoso.
 

LA SOLIDARIETÀ

La moglie Sabina, il figlio 17enne, il papà Giovanni, il fratello Angelo sono tutti riuniti nella bifamiliare di via Ca’ Matte, dove Domenico abitava con la sua famiglia accanto ai genitori, per il pranzo della domenica. Una famiglia unita, anche nel più cieco dolore. Tra i tanti volti che affollano la casa infatti ne manca uno. Il suo. E lo strazio è duplice proprio perché c’è la consapevolezza che poche centinaia di metri più in là c’è un’altra famiglia che piange una repentina scomparsa.
«Abbiamo sentito i Buoso, sono disperati – spiega Sabina Capuzzo, la moglie di Domenico Zorzino –. Non si danno pace perché sentono il rimorso del fatto che Domenico si sia gettato in acqua per salvare Valerio. Ma lui era fatto così. Si conoscevano sicuramente di vista, ma Domenico non ha pensato a quello: lui si sarebbe gettato in acqua vedendo chiunque in difficoltà, era parte del suo spirito, poliziotto dentro e fuori il servizio». A casa Zorzino sono arrivate decine di telegrammi di cordoglio, incluso quello del presidente Sergio Mattarella.
 

IL RICORDO

Di una cosa poi la moglie e il fratello del 50enne sono sicuri: Zorzino era ben consapevole di quello che stava facendo. Il suo obiettivo era trarre in salvo quell’uomo in difficoltà. E ce l’aveva quasi fatta. «Lui ha ragionato, ha fatto tutto pensando lucidamente – spiegano –. Ha avuto la lucidità di telefonare al 113, di spiegare cosa stava succedendo. E ha pure lasciato aperta la telefonata, posando lo smartphone sulla riva, così che lo potessero trovare più facilmente. Poi si è buttato in acqua, magari anche pensando che non era poi così profonda. Invece il fondale pieno di fango lo ha tradito. Eppure – sospirano tra le lacrime i familiari – non ce l’ha fatta per un soffio. Lo hanno trovato che ancora stringeva il signor Buoso, a un metro dalla terraferma». «Lo ha tirato fuori dall’abitacolo, lo aveva ormai quasi portato in salvo» puntualizza il giovane Tommaso, con gli occhi umidi di lacrime di orgoglio.
«Ci ha commosso la straordinaria vicinanza che le forze dell’ordine e i vigili del fuoco ci hanno dimostrato durante e dopo la tragedia, non smetteremo mai di essere grati – aggiunge il padre Giovanni –. È stato un barbaro destino che ce lo ha strappato, purtroppo doveva andare così». «Quel giorno l’ho incrociato appena mezz’ora prima che succedesse – racconta il fratello –. Era con le due adorate cagnoline: stravedevano per lui, lo seguivano ovunque anche senza il guinzaglio. Lui era lì, su quel maledetto argine, sorridente come sempre. Ho accostato un attimo, il tempo di un saluto. E non l’ho più visto».
 

Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 14:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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