Le bombe e la fuga nei disegni dei bambini ucraini ospitati a Monselice

Domenica 20 Marzo 2022 di Giovanni Brunoro
CON I GESSETTI Alcuni dei disegni fatti dai bambini sul selciato davanti all’ex ospedale di Monselice

MONSELICE - Prima notte a Monselice per i 52 profughi arrivati ieri direttamente dall’Ucraina. Al gruppo dei 46 partiti dai dintorni di Kiev, si sono aggiunti nel pomeriggio di ieri altre sei persone, ma secondo le stime di polizia locale e protezione civile i numeri sono destinati a crescere rapidamente. È preoccupato il comandante Albino Corradin, che corre avanti e indietro tra municipio e ospedale: «Questo è solo l’inizio. Ci aspettiamo un’ondata di arrivi da qui a breve».
 

I SERVIZI
Per il momento, la situazione è tranquilla e, se non fosse per le tende montate a ridosso del monoblocco, le nuove presenze non si noterebbero neanche. Per gli ospiti è sempre a disposizione il supporto psicologico dell’Ulss, pronto a interfacciarsi coi tanti interpreti volontari che si danno il turno all’hub. Fino ad ora, non ce n’è stato bisogno, ma la protezione civile ha dovuto rassicurare alcune signore durante la fase di registrazione. Racconta Giuseppe Rangon, vice coordinatore distrettuale: «Per rilasciare la tessera sanitaria provvisoria abbiamo bisogno di un loro documento e lo teniamo con noi qualche ora. Non appena finiamo le procedure, glielo riconsegniamo. Per loro, però, perderne il possesso momentaneo riporta alla mente i tempi in cui questa cosa significava la morte sociale».
C’è da dire che tutti hanno un passaporto in mano e molti di loro lo hanno ricevuto poco prima di partire. Stupisce il fatto che un paese martoriato da un’invasione riesca ancora a stampare documenti per l’espatrio: la guerra ha tolto quasi tutto a queste persone, ma non l’appartenenza ad una comunità unita e dignitosa. In questa “Little Ukraine” fatta quasi esclusivamente di donne e minori, chi ha più bisogno di attenzioni sono i bambini.
 

L’ANIMAZIONE
Da ieri, si susseguono attività di animazione e gioco per tenere impegnati i più piccoli, grazie anche a due mamme dell’associazione delle famiglie. Emanuela Ramanzin, colonna portante dei servizi sociali, è arrivata in veste di volontaria e ha messo in campo la sua nota energia: «Sono salita ai piani e ho radunato i più piccolini con un gesto pieno di entusiasmo. Ho colto subito che avevano voglia di scendere e stare fuori all’aria aperta. Con qualche gessetto colorato abbiamo dato vita ad un’attività destrutturata e spontanea, che ha stimolato la loro libertà e creatività». Senza vincoli, i bambini hanno disegnato cuori gialli e blu - gesti di amore per la loro terra - ringraziamenti all’Italia e la parola “pace”, scritta in cirillico e nella nostra lingua. Accanto a qualche macchinina colorata, sono emersi segni terribili di un trauma che difficilmente dimenticheranno: bombe e missili con sopra una croce, il loro modo per chiedere la fine di un orrore che solo i “grandi” sanno creare. Un altro bambino ha disegnato su un foglio una casa in procinto di essere bombardata e una famiglia in fuga; chissà se era la sua. Un ragazzino più grande, invece, ha colorato con dovizia un camioncino con le scritte dei brand di vestiti più famosi nel mercato. Nel parco dell’ospedale, si respira comunque aria di famiglia: una piccola cassa manda musica ucraina allegra, si gioca a palla e le interpreti disegnano coi bimbi; nel pomeriggio, è arrivato anche un gruppo di volontari che fa clownterapia negli ospedali.
 

L’APPELLO
Attività che allietano i cuori dei bambini, spesso passati da un orfanotrofio alla condizione di esule.

Emanuela Ramanzin, però, chiede attenzione alta e sostegno dalle associazioni: «Abbiamo bisogno di giochi in compagnia e non di giocattoli. Dobbiamo fare in modo che i piccoli trovino ogni giorno momenti di aggregazione». Chi è interessato, può scrivere a servizisociali@comune.monselice.padova.it.

Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 10:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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