Discoteche e concerti: «Siamo in ginocchio,
a rischio migliaia di posti di lavoro»

Mercoledì 7 Ottobre 2020 di Gabriele Pipia
Discoteche e concerti: «Siamo in ginocchio, a rischio migliaia di posti di lavoro»
PADOVA Il volume, già drasticamente abbassato, ora sta davvero per spegnersi. Se tra giugno e Ferragosto qualche piccolo concerto all’aperto è stato comunque organizzato, l’arrivo della stagione fredda e l’approvazione del nuovo Dpcm rappresentano una mazzata in grado di tramortire e silenziare il mondo della musica padovana. Dalle discoteche alle sale da ballo, dai teatri ai circoli privati. Quasi tutti devono tenere chiuso, tutti navigano a vista. «Sono più di sette mesi che non lavoriamo e non sappiamo minimamente quando potremo tornare a farlo. Stiamo perdendo il cento per cento degli incassi» racconta Andrea Cavinato, titolare del Paradiso Latino a Campodarsego e presidente padovano della Silb-Fipe, l’associazione delle imprese di intrattenimento da ballo e spettacolo. Le sue parole rappresentano l’umore di decine di gestori e migliaia di lavoratori. 
IL PANORAMA
In provincia di Padova si contano 27 attività da ballo tra discoteche e balere che danno direttamente lavoro ad almeno 500 persone. Alcune sono veri punti di riferimento della notte come Q e Extra Extra a Padova, Storya a Santa Giustina in Colle e Mag Showroom a Noventa. A queste si aggiungono però decine di circoli privati legati ad associazioni che propongono musica dal vivo. Anzi, che proponevano: sono quasi tutti fermi. 
Per i grandi locali il fatturato annuo arriva a due milioni e la filiera dell’attività coinvolge poi parcheggiatori, addetti alla sicurezza, rivendite di alcolici, tecnici, orchestre e tante altre figure. I lavoratori del mondo dello spettacolo sono migliaia. «Siamo rimasti chiusi da fine febbraio a giugno, poi fino a metà agosto c’è stata una riapertura a singhiozzo con il ballo consentito solo all’esterno rispettando due metri quadri per persona in pista - spiega lo stesso Cavinato - Il 15 agosto è stato di nuovo tutto chiuso e per noi è stato un colpo durissimo. Siamo aziende a tutti gli effetti, ma senza liquidità». Oltre alle lamentele ci sono le polemiche: «Con queste chiusure dalle discoteche i giovani si sono spostati ai locali. Avete visto gli ultimi casi di chiusure nella movida di Monselice? Quelli sono i nostri clienti della notte». Ecco, dunque, la richiesta: «Dateci tutte le regole, mettiamo sempre le mascherine obbligatorie, ma fateci riaprire e tornare a lavorare. Serve ossigeno, siamo l’unica attività ancora chiusa. Hanno ripreso i cinema e le attività sportive, perché noi no?». La risposta del Comitato tecnico scientifico è chiara: al cinema si può stare distanziati, in pista da ballo la situazione rischia di sfuggire di mano. 
LE SCELTE
Se alcuni locali come il Paradiso Latino resteranno chiusi, altri come lo Storya ripartiranno puntando sopratutto sulla ristorazione. Chi conosce bene questo mondo è Andrea Massaggia, gestore padovano di Q, Extra Extra e Villa Barbieri. «Dal 1986 ad oggi ne avevo viste tante, ma una cosa del genere mai. Una stagione solitamente dura 20 settimane, quest’anno ne abbiamo fatte sei. E temo che fino alla seconda metà del 2021 non se ne riparlerà». Per il Q sta valutando la riapertura con servizio ristorazione, l’Extra Extra invece rimarrà chiuso. «Io non contesto il decreto basato su evidenze scientifiche - spiega Massaggia - Ciò che critico sono le situazioni di abusivismo e di aggiramento delle regole: bar, ristoranti e palestre dove si finisce a ballare». 
I COLOSSI
Discoteche, ma non solo. Se Padova è definita “la Capitale musicale del Nordest” è soprattutto grazie ai nomi da urlo portati negli anni dalla società Zed. «Siamo preoccupati - si sfoga la socia Valeria Arzenton - perché chiudere i luoghi di cultura porta anche ad un fallimento sociale. Significa togliere il pane ai nostri cervelli. Noi staremo un intero anno in lockdown: come si può reggere a livello imprenditoriale? Siamo già al minimo vitale, ci sono saltati 160 spettacoli. Non penso ai grandi concerti allo stadio, ma gli eventi a teatro? Perché no? I teatri sono luoghi sicuri e potremmo garantire il rispetto di ogni protocollo». Dai grandi colossi ai piccoli circoli, come il padovano Nadir di piazza Gasparotto: secondo la normativa la capienza garantita è di 16 persone. Un numero talmente esiguo da impedire ad un’attività di stare in piedi. La richiesta è sempre la stessa: «Rispettando ogni regola, fateci ripartire». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 14:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci