Diocesi di Padova, i conti 2021 sono in rosso: disavanzo di quasi 900 mila euro

Gli effetti della pandemia si sono abbattuti pesantemente anche sul bilancio della Diocesi relativo al 2021 che si chiude con proventi pari a 10.110.875 euro, a fronte di uscite per 11.001.533

Mercoledì 9 Novembre 2022 di Nicoletta Cozza
Conti in rosso per la Diocesi

PADOVA - I conti sono in rosso. Gli effetti della pandemia, infatti, si sono abbattuti pesantemente anche sul bilancio della Diocesi relativo al 2021 che si chiude con proventi pari a 10.110.875 euro, a fronte di uscite per 11.001.533 con un disavanzo di 890.659 euro. Somma doppia rispetto all'anno precedente, nel quale l'emergenza Covid aveva ridotto i costi, in linea con gli anni precedenti quando il virus non si era manifestato. In questi giorni è stato pubblicato il rapporto annuale, documento sottoposto all'attenzione del vescovo Claudio Cipolla e dei rappresentanti delle istituzioni cittadine nel corso di un confronto che si è tenuto in Episcopio, al quale sono intervenuti numerosi sindaci del territorio che avevano partecipato alle celebrazioni per San Prosdocimo.

E prossimamente sarà analizzato dai parroci e dai vicepresidenti del Consigli parrocchiali per la gestione economica.

I dati

Analizzando i numeri, per quanto riguarda le assegnazioni Cei dell'8xmille, nel 2021 sono stati destinati 1.614.687 euro a interventi caritativi (di cui 639.687 per il capitolo carità e missione); 1.696.285 euro a esigenze di pastorale; 1.205.677 euro al restauro di beni culturali, per un totale di 4,5 milioni. Dando una scorsa ai rendiconti parrocchiali, consegnati da 410 parrocchie su 459, si registra (anche se i dati non sono confrontabili con gli anni precedenti in quanto varia il numero di parrocchie a cui si fa riferimento) una lieve ripresa delle entrate provenienti dalle sagre (che erano state sospese durante il lockdown) e delle offerte relative alle collette festive, sebbene non siano risultati ancora paragonabili agli anni pre-Covid, complice la diminuita partecipazione dei fedeli alla vita liturgica, con una riduzione conseguente delle entrate stimabile intorno al 26%. Sul fronte della missione (Cuamm e Ufficio missionario diocesano) e della carità (Caritas, Adam onlus, Associazione universale Sant'Antonio, Casa del fanciullo, Fondazione Nervo Pasini, Irpea, Opera Casa Famiglia, Opsa), l'impegno profuso complessivamente si attesta sugli 80 milioni.

L'appello del vescovo

Da 7 anni la Diocesi pubblica il rapporto annuale, pure stavolta certificato da PricewaterhouseCoopers Spa, e il titolo dell'ultimo fascicolo è "Riempite di acqua le anfore", citazione tratta dal Vangelo di Giovanni che narra l'episodio delle nozze di Cana, brano di riferimento per il Sinodo in corso. I versetti ritornano negli interventi che accompagnano il documento, a partire da quello introduttivo del vescovo: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
«Anche quest'anno - sottolinea Cipolla - invito a prendere visione del rapporto annuale, dove s'intrecciano la nostra missione di annuncio del Vangelo e la nostra vita umana, anche quella economica. Leggendolo dovremmo vedere e verificare se parla di Gesù, di Vangelo, di divino». Il vescovo ripercorre poi alcuni momenti vissuti durante l'anno in corso (dal discernimento sul futuro del Seminario Maggiore, ai no espressi dalla Diocesi ad alcune parrocchie rispetto a progetti di ristrutturazione) e anche considerazioni sulla situazione post Covid, poi si sofferma sulle conseguenze della crisi energetica, senza dimenticare la contrazione dell'elargizione dell'8xmille alla Chiesa. Elementi che disegnano una prospettiva per certi versi allarmante, che secondo Cipolla impone «un'importante riflessione ecclesiale».
«Siamo aggiunge nella situazione di dover limitare i nostri impegni e fare i conti con l'effettiva disponibilità economica attuale e futura». Il rapporto propone poi la relazione di missione con due interventi, uno del vicario episcopale per i beni della Chiesa uscente, don Gabriele Pipinato, e l'altro di don Lorenzo Celi, che ne prende il testimone. «Auguro alla Chiesa di Padova - scrive Pipinato - che le fatiche che stiamo vivendo ci aiutino a diventare attenti alle ferite di coloro che soffrono di più». Gratitudine e preoccupazione per il nuovo incarico esprime don Lorenzo Celi: «Siamo chiamati a riacquistare leggerezza e agilità nell'annunciare il Vangelo e nel vivere la carità, cifre costitutive del nostro essere Chiesa. Per questo siamo sollecitati a compiere scelte di comunione, nello stile evangelico della fraternità e della sobrietà, capaci di affrontare le sfide del nostro tempo». 

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