Diagnosi di tumore al seno raddoppiate in 7 anni, l'Azienda ospedaliera punta alla ricostruzione con i tessuti della paziente

Venerdì 12 Maggio 2023 di Elisa Fais
Il team della Chirurgia senologica e il direttore generale Dal Ben

PADOVA - Nel giro di sette anni sono raddoppiate le diagnosi di tumore al seno all’Azienda Ospedale Università di Padova. Si passa da circa 200 pazienti seguite nel 2015 a 400 nel 2021. L’attività, in ripresa dopo la pandemia, è in continuo aumento e la Breast Unit di via Giustiniani, che da sempre garantisce una chirurgia mammaria oncologica su misura, ora punta sulle ricostruzioni autologhe. Ciò significa un ritorno alla “normalità” senza l’impiego di protesi, ma con tessuti propri della paziente che vengono trasferiti da altre regioni del corpo a quella mammaria. A fare il quadro della situazione, all’ospedale universitario, c’erano il direttore generale Giuseppe Dal Ben, il dottor Mirto Foletto a capo dell’unità di Day/Week Surgery, il dottor Fabrizio Meggiolaro responsabile della Chirurgia senologica e il direttore della Chirurgia Plastica, il professor Franco Bassetto. «Grazie al lavoro multidisciplinare tra equipe si può realizzare un progetto terapeutico condiviso e basato sulle caratteristiche ed esigenze di ciascuna paziente - sottolinea il dg Dal Ben - che va dall’asportazione del tumore, alla ricostruzione del seno».

I TEMPI

L'intervento in genere si svolge in regime di ricovero breve, con una degenza media di due o tre giorni.

Nel 2022 presso l'Unità di "Day e Week surgery" sono stati eseguiti 991 interventi oltre a 12.700 visite ambulatoriali: due terzi di questa attività rientra nell’ambito senologico oncologico. «La chirurgia moderna è volta alla dimissione precoce - spiega il dottor Poletto - allo scopo di ridurre lo stress chirurgico per una ripresa più rapida. Ciò equivale a più qualità per il paziente». Oggi si tende a rimuovere il tumore e ricostruire il seno in un’unica seduta operatoria: l’intervento dura due o tre ore se si usa una protesi, mentre si arriva fino a sei ore nel caso in cui si prelevino gli stessi tessuti della paziente per la ricostruzione della mammella. «Ogni donna viene presa in carico da un team di diversi specialisti, solo così riusciamo ad ottenere risultati importanti in termini di prevenzione e sopravvivenza - aggiunge Meggiolaro -. Abbiamo attivato anche un ambulatorio oncoplastico per la valutazione e la condivisione del piano terapeutico chirurgico con le pazienti. Inoltre, collaboriamo da anni con gli screening dell’Ulss 6 e tutti i casi vengono discussi settimanalmente allo Iov».

LE PROPOSTE

Molte chiedono informazioni sulla ricostruzione autologa, per ottenere un effetto più naturale e duraturo. «Alle donne proponiamo tutti gli interventi, sia protesici che non - fa sapere il professor Bassetto -. Oggi è possibile utilizzare il corpo umano come donatore ideale. Tra le tecniche più diffuse c’è la ricostruzione del seno con tessuto adiposo trasferito dall’addome o dai fianchi. O la ricostruzione con lembo muscolare addominale o gran dorsale. Il tessuto adiposo in passato veniva considerato pessimo, invece oggi è diventato di grande interesse per la sua staminalità. Tra le varie soluzioni, si può inserire un espansore che poi viene progressivamente sgonfiato e man mano viene riempito di tessuto adiposo».

Ultimo aggiornamento: 07:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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