Dai giornali al web, la storia
di Giorgia va oltre la morte

Sabato 20 Agosto 2016 di Gianluca Salvagno
Giorgia Libero
La chiamano "blog terapia": è la necessità di raccontare il proprio dolore nel tentativo di affrontarlo consapevolmente, di esorcizzarlo e di trovare persone con cui condividere il male e amici in grado di aiutarti a sostenerlo. È l’evoluzione nella società 2.0 del vecchio diario, in cui si annotavano le proprie riflessioni per raccontarsi e raccontarle a chi un domani avesse preso in mano quegli appunti. 
Nel mondo dei social network, dominato dal narcisismo, dall’edonismo digitale, dall’intrattenimento e dalla continua ricerca di "like" al proprio ego, è spuntata Giorgia Libero, 23 anni, di Casalserugo: «Ehi sono qui, ho un cancro, ve lo racconto giorno dopo giorno anche con le foto».
Uno squarcio violento e improvviso su Facebook e Instagram, altrettanto violento e improvviso come la scoperta del tumore che l’ha portata via in meno di due anni. Perché Giorgia non è una "cancer blogger" qualsiasi. Giorgia è bellissima: fisico da modella, capelli fluenti biondo platino, sguardo ammaliante. Faceva la ragazza immagine, i suoi profili sui social network traboccano di foto degne di una rivista patinata. Ma qui non si tratta di condividere quelle foto. Qui, per una volta, non ci sono video di gattini, panorami, amici strambi, bei ragazzi o ragazze da ammirare. Qui si tratta di mettere il "mi piace" a una ventitreenne che con grande coraggio in un desiderato tentativo terapeutico posta foto in cui lentamente si trasfigura, perde i capelli, mostra le cicatrici dei drenaggi e arriva a pubblicare le cartelle cliniche in cui si legge "marcata progressione del noto quadro patologico", "comparsa di multipli noduli ad entrambi i reni", "comparsa di linfonodi ai cavi ascellari", senza alcuna paura di essere stigmatizzata. 
Un pugno allo stomaco che finisce sulle bacheche di Facebook e che ti riporta prepotentemente dal virtuale al mondo reale: può capitare anche a una così?
Giorgia cercava solidarietà con questi post e la solidarietà è stata immediata sui social. Su Instagram, dove pubblica le foto choccanti, in poco tempo iniziano a seguirla quasi 30mila persone. Su Facebook arriva a 5mila amici. Ma è quando la sua storia finisce sui giornali che la sua popolarità esplode. Giorgia viene subito ribattezzata la "guerriera del web", anche se è un simbolo assolutamente reale della lotta al cancro. In pochi giorni i suoi follower su Instagram arrivano a 66mila. Il primo racconto della sua vicenda sul Gazzettino.it supera i 115mila contatti, i post su di lei hanno centinaia di commenti di incoraggiamento. È un popolo che la segue, che la incita e che cresce a dismisura, sempre confuso tra la verità e la finzione a cui i social spesso ci abituano, composto in gran parte da giovani ventenni che mai prima d’ora conoscevano il significato del termine "linfonodo". Giorgia è lì, per chi non la conosce di persona, che compare a piacimento sullo schermo del pc o di uno smartphone, pronta a far venire i brividi con i suoi post. 
Giovedì all’alba il fidanzato decide di far sapere sempre su Facebook che la storia terrena di Giorgia finisce qui: «Ti ho tenuto la manina come piaceva a te... buon viaggio amore mio». Epilogo brutale e inaspettato di uno storytelling disorientante fin dall’inizio. 
La notizia della morte sul Gazzettino.it supera i 300mila contatti e da due giorni continua a essere letta ininterrottamente; il primo post lanciato su Facebook ha totalizzato quasi un milione di visualizzazioni, 2815 condivisioni, 1181 commenti. Commenti increduli, commossi, disperati e di stima. 
Se la vita reale di Giorgia Libero è finita, la vita virtuale continua: le sue foto su Instagram e il cordoglio dei follower rimarranno per sempre e sulla pagina Facebook da ieri è comparsa la dicitura "in memoria di Giorgia Libero".
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