Padova. Cucine popolari, il trasloco dopo 109 anni: «Dagli sfollati dopo l'alluvione agli stranieri da 86 Paesi diversi»

Nate per le famiglie padovane colpite dall'alluvione, poi gli studenti e gli operai. Con la chiusura degli ospedali psichiatrici sono arrivati gli ex degenti e poi i tossicodipendenti negli anni '80

Mercoledì 5 Aprile 2023 di Nicoletta Cozza
Le Cucine popolari in via Tommaseo

PADOVA - Hanno un nome che ne sintetizza la vocazione: Cucine economiche popolari. Una strada che è diventata una sorta di loro simbolo: via Tommaseo, al civico 12 ora, e al 47 in futuro. E un cuore: quello di suor Lia Gianesello. La religiosa che per 33 anni è stata l'anima e il volto della struttura, e che in seguito a un infortunio che ne ha ridotto la mobilità si è vista costretta a passare il testimone alla consorella Albina Zandonà ritirandosi a Casa Maran di Taggi, ha costantemente il pensiero nella struttura a cui ha dedicato la vita. «Non conosco i dettagli del progetto - ha osservato - ma importante è che sia stata riconosciuta la valenza del servizio. Quella della Chiesa della Pace è una buona soluzione, anche perchè le persone in attesa di mangiare non dovranno più sostare in fila in maniera visibile sulla strada, ma avranno a disposizione ben altri spazi. Il mio cuore è rimasto lì, ma non all'interno delle pareti, bensì tra le persone, che poi sono quelle escluse dalla società, per le quali prego ogni giorno. Mi porto dentro l'esperienza di oltre 3 decenni, nei quali ho visto il numero dei commensali passare da 70 del 1985, quando arrivavano tanti clandestini, a 500 del 2017, quando si presentavano pure numerosi italiani senza lavoro.

L'offerta nella nuova sede sarà ancora più qualificata, ed è quello che auspico con tutto l'amore che ho nei confronti di chi è senza risorse ed escluso dalla società».

Gli ospiti nel corso della storia

Suor Albina con il medesimo spirito da quasi 6 anni dirige le Cep. «Abbiamo festeggiato i 140 anni nel 2022 e mi piace ricordare che le Cucine hanno radici profonde nel territorio, in quanto erano nate per dare risposte alle famiglie padovane in difficoltà dopo un'alluvione. Poi sono venuti gli studenti, in quanto non c'erano le mense, gli operai, e nel 1978 con la chiusura degli ospedali psichiatrici abbiamo avuto tanti ex degenti, così come negli Ottanta i tossicodipendenti e nel Novanta gli immigrati. Attualmente il 12% degli ospiti è costituito da italiani, mentre i rimanenti sono commensali che provengono da 86 Paesi diversi, a dimostrazione della capacità delle Cucine di dare risposte ai bisogni del momento storico. Adesso c'è la necessità di colmare quelli educativi: come nel 2022, quindi, anche la prossima estate accoglieremo i ragazzi delle superiori nell'ambito dell'alternanza scuola lavoro, che effettueranno servizio in mensa, pranzeranno e poi faranno una rilettura della mattinata, con volontarie operatori che li aiuteranno a stare in relazione con chi mangia da noi. E poi stanno entrando aziende, manager, e stiamo andando alle elementari a promuovere il riciclo del cibo, che diventa rigenerazione delle persone attraverso l'amicizia. Femi restando tutti i giorni i 180 pasti a pranzo e gli 80 a cena. È positivo, pertanto, avere a breve i nuovi spazi al Tempio della Pace».

Il trasloco

Luca Favarin, non più "don" ma "solo" educatore che si occupa di inclusione di giovani disagiati con la Cooperativa Percorso Vita onlus, conosce bene la realtà di via Tommaseo. «Trovo straordinario - ha affermato - che istituzioni ecclesiastiche mettano i poveri al centro della loro iniziativa. Da anni si parlava di questo spostamento e adesso gli ultimi sono destinatari di un'azione di rigenerazione: l'auspicio è che essendoci le risorse vengano attivati dei bei progetti». Emanuele Alecci, portavoce della candidatura "Volontariato Patrimonio Immateriale dell'Umanità" e già presidente del Csv, aggiunge: «Il trasloco è motivato dall'esigenza di avere una sede più adeguata. Certo, quando si cambiano le cose un po' dispiace, perché lì c'è un pezzo di storia della città, anche se le Cucine resteranno a poca distanza. Ma c'è bisogno di ammodernare la struttura e la Chiesa ha trovato il modo per continuare un'attività che se non esistesse sarebbe un disastro. La scelta è rilevante e anzi bisognerebbe dare risposta pure ai senza tetto, che di notte sono in giro perchè i posti-letto disponibili non sono sufficienti: l'amministrazione comunale ci sta pensando, ma dobbiamo accelerare. Abbiamo visto cos'è successo con il Covid, quando la Caritas ha dovuto collocarli in una struttura alberghiera. Quindi, se le Cucine diventano più moderne, va bene, ma facciamolo anche il resto perché urgono ulteriori risposte, magari costruendo più siti di accoglienza, in posti diversi. L'apertura alla città dimostrata di recente dalle Cucine, poi, ha grande valenza e dà l'idea di come dev'essere la solidarietà, mettendo in luce che non dobbiamo diffidare delle persone che necessitano di aiuto».

Stare nella città

Flavio Zanonato quand'era sindaco si è occupato spesso delle Cucine, andando di frequente da suor Lia, ma soprattutto opponendosi alle richieste di trasferimento della struttura. «Il progetto - ha commentato - va nella direzione di dare spazi adeguati a chi ha bisogno di assistenza, in un luogo che non è periferico e risulta facilmente raggiungibile. Nel contempo saranno contenti coloro che abitano vicino all'attuale sede, i quali speravano nel trasloco per stare più tranquilli: mi pare una soluzione vincente per loro e per gli immigrati. L'accordo tra Chiesa e Comune dà l'idea di una regia intelligente, mentre in passato l'ipotesi di un trasferimento in Zona Industriale era improponibile perché là gli immigrati non sarebbero mai arrivati». Infine, don Marco Cagol, che in passato ha affiancato suor Lia, conclude: «Si tratta di un piano da accogliere favorevolmente per dare un'offerta adeguata a chi frequenta le Cucine. E poi ritengo positivo il fatto che alla Pace troveranno ospitalità anche anziani e studenti, presenze che favoriranno l'integrazione». 

Ultimo aggiornamento: 12:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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