Terremoto nella Croce Verde: l'assemblea boccia il bilancio

Sabato 8 Agosto 2020 di Federica Cappellato
Terremoto nella Croce Verde: l'assemblea boccia il bilancio
PADOVA - Un nuovo terremoto ha scosso la Croce Verde di Padova, la Pia opera con sede in via Nazareth forte di 107 di attività a servizio della collettività in termini di soccorso reso in emergenza, servizio di taxi sanitario, trasporto disabili, supporto a manifestazioni sportive e di piazza. Il bilancio, per la prima volta in perdita dopo anni di pareggio, è stato clamorosamente bocciato l’altra sera dall’assemblea annuale dei soci. Di fatto, l’attuale consiglio di amministrazione è stato sfiduciato. Il bilancio consuntivo 2019 (completamente estraneo, è bene evidenziarlo, alla recente emergenza Covid-19) è finito al palo per via di 38 voti contrari, 33 favorevoli e 1 astenuto.

L’assemblea, è da dire, si è ritrovata piuttosto risicata: teoricamente diritto di voto l’avrebbero tutti e 1.500 i soci, realisticamente meno di 140 non se ne erano mai presentati quando c’era da trattare di conti. L’altra sera quella minuta settantina s’è trovata a decidere del futuro del Consiglio e della credibilità finanziaria dell’intera Croce Verde. In pratica il bilancio approvato a fine giugno dal CdA è stato bocciato dall’assemblea. Beghe interne, mai sopite, e ora tornate prepotentemente a galla. Cosa succede adesso? Il presidente Andrea Franco starebbe seriamente pensando se rimanere, certo è che la palla passa intanto alla Regione Veneto che potrebbe far ripresentare il bilancio in una prossima assemblea, entro trenta giorni, nominare un commissario (con l’attuale direttivo in affiancamento) o un commissario ad acta cui consegnare la gestione fino a prossima elezione. 
I MOTIVI
«Il bilancio si è chiuso con una negatività di 230mila euro, perdita ripianata con fondi di riserva che l’amministrazione aveva in capo. I motivi? Molteplici: il bilancio assorbe le scelte degli esercizi precedenti oltre ai costi aumentati, prevalentemente legati ai servizi, gasolio, contratti collettivi nazionali del lavoro, subappalti. Continuiamo ad accusare colpi», allarga le braccia Franco che però non si dà per vinto. I contrari hanno mostrato pollice verso, lamentando che la gestione non è stata virtuosa. 
«Il Consiglio direttivo non ha fatto variazioni nella gestione corrente - replica il presidente -, parlano i numeri contabili, certificati dal revisore. Adesso passa tutto in capo alla Regione del Veneto cui manderemo il verbale dell’assemblea, sarà lei a decidere cosa fare. Non abbiamo molta esperienza in materia, a mia memoria l’ultima volta che era successa una cosa simile, ma non uguale, era una decina d’anni fa: allora il bilancio, preventivo, venne bocciato. Poi fu ripresentato, quindi approvato». La buona notizia è che il bilancio preventivo 2020, a coprire i primi cinque mesi di attività, segna un utile. Ma è naturalmente troppo presto per cantare vittoria. «Nell’esercizio corrente abbiamo fatto una valutazione accurata, e nonostante il Covid-19, dovremmo chiudere con un piccolo attivo. I conti sono aggiornati al 31 maggio, periodo che comprende il picco del Coronavirus, il picco di spese, ma anche di donazioni ricevute. Questo ci dà la forza di dire che l’ente è sano, primo perchè ha ancora delle riserve accantonate, secondo perchè il nostro patrimonio netto di oltre 3,7 milioni di euro dà l’idea di un ente sano, nè in crisi gestionale, nè in crisi economica». Era il giugno di due anni fa quando Franco, tecnico ambientale dipendente dell’Arpav, prese il timone della Pia Opera, raccogliendo il testimone dall’avvocato Carlo Bermone che si era dimesso a marzo a pochi mesi dalla fine del mandato, e lo aveva fatto con una lettera di quattro pagine appesa all’ingresso della centrale operativa. Erano quattro pagine intense, piene di passione e di rabbia, frutto di pesantissimi contrasti interni. 
 
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