Delitto Toffanin, parla la ex fidanzata: «Matteo ci aiuterà a scoprire la verità. Non l'ho mai dimenticato»

Venerdì 24 Febbraio 2023 di Nicoletta Cozza
Cristina Marcadella con una fotografia che la ritrae con Matteo Toffanin

PADOVA - No, non l’ha mai dimenticato. Ogni giorno si porta dentro un momento, una carezza, un bacio, una condivisione. E poi il volto, la figura, il modo camminare e di gesticolare di quel ragazzo buono fanno sempre parte del suo quotidiano. A tener viva la nostalgia contribuisce pure il profumo dei tigli, che si sprigiona soprattutto nel periodo prossimo all’estate, e che era particolarmente intenso il 3 maggio 1992. Certo, il ricordo della voce si è un po’ offuscato, perché 31 anni di vuoto e di dolore straziante l’hanno inevitabilmente silenziata. Cristina Marcadella continua ad avere nel cuore e nella mente Matteo Toffanin, il fidanzato crivellato di colpi tre decenni fa da sicari che avevano sbagliato obiettivo.

Oggi ha 56 anni, all’epoca della tragedia era prossima al matrimonio, ma un destino crudele ha stravolto tutto. 

Com’è andata da allora la sua vita?
«È stato durissimo aver perso Matteo, anche perché pochi mesi prima era mancata mia mamma e lui mi stava aiutando a superare il lutto. Dopo la scomparsa del mio ragazzo sono andata a lavorare da un’amica in uno studio di commercialista, lo stesso dove sono tornata adesso, anche per cercare di tenere la mente impegnata, ma trascorso qualche mese e non avendo superato lo choc ho deciso di provare a cambiare città e mi sono trasferita a Roma, dove ho vissuto per diversi anni. Volevo ricostruirmi totalmente, perché altrimenti pensavo di non farcela. Non avevo idea di come sarebbe andata a finire e per tanto tempo ho aspettato le telefonate di Matteo, come se tutto potesse ricominciare da dove si era tragicamente interrotto». 

Ci è riuscita? 
«No, e pertanto ho preferito tornare a Padova e affrontare la realtà nella mia città».

E adesso come va?
«Convivo con quello che mi è successo, aiutandomi con un percorso psicologico che faccio da sola. Per fortuna ho un lavoro che mi piace e che svolgo in un ambiente familiare».

In via Tassoni, il luogo dell’assassinio, è ritornata?
«Nel 2019, in occasione di una fiaccolata organizzata per ricordare Matteo. E ho ri-vissuto tutto: non poteva essere altrimenti. Per me sarà sempre molto difficile passare per quella strada, benché a essa mi leghino anche ricordi belli che riguardano l’infanzia, perché lì sono nata e cresciuta. Dopo l’omicidio, però, abbiamo traslocato». 

Cosa ricorda di quel giorno?
«La confusione improvvisa, il rumore assordante degli spari dentro la macchina e Matteo immobile sul sedile accanto al mio. Dopo che mi hanno ferito alla gambe non ho mai perso conoscenza e istintivamente mi sono abbassata, ma quando è arrivata l’ambulanza mi sono girata verso di lui un paio di secondi e ho capito subito che era morto, anche se a dirmelo ufficialmente è stato mio papà qualche giorno dopo. Era stato colpito alla testa, io alle ginocchia. Mi hanno operato due volte e non sapevo se sarei tornata camminare. Sono stata in ospedale con l’immagine fissa del mio ragazzo pallidissimo e senza vita, dopo quell’inferno di proiettili».

Che idea si era fatta?
«I primi tempi non sapevo niente dato che la mia famiglia non mi faceva vedere i giornali per proteggermi. Poi li ho voluti, ho letto e riletto, e sono venuta a conoscenza del fatto che era Bonaldo il vero obiettivo. Dopo qualche mese sono andata in Tribunale e mi sono fatta dare il fascicolo: criminalità e mafia organizzata, però, erano parole che non facevano parte del vocabolario mio e di Matteo».

Ha mai visto in faccia Bonaldo?
«No, mai». 

Adesso le indagini sono riprese e ruotano sempre attorno a lui.
«Mi pare che ora gli inquirenti stiano lavorando su una pista che conduce alla Mala del Brenta. A me, però, interessa una sola cosa: comprendere cos’è successo quel maledetto giorno. E non ho mai capito perché a suo tempo il fascicolo sia stato chiuso».

Secondo lei stavolta si arriverà alla verità?
«Non mi voglio illudere, preferisco vivere giorno per giorno gli sviluppi delle indagini».

Se si trovasse davanti i sicari, che cosa vorrebbe dirgli?
«Perché hanno accettato di ammazzare?».

Bonaldo ha affermato che gli dispiace molto che Matteo sia morto in quel modo.
«E lo dice adesso, per la prima volta, a 70 anni?»

Oggi è riuscita a trovare un po’ di serenità dal punto di vista sentimentale?
«Da qualche anno ho un compagno e non è stato facile innamorarmi di nuovo. Credo di esserci riuscita perché ho trovato una persona dolce e comprensiva, alla quale ho dovuto raccontare, con difficoltà inimmaginabili, che cosa era avvenuto. Ha capito perfettamente e neppure per lui è facile fare i conti con questa storia. Per fortuna è un uomo molto intelligente e sensibile, che sa vivere. Non posso nascondere, quindi, che in amore sono stata fortunata per la seconda volta».

Che cosa l’ha aiutata di più in questi tre decenni?
«La famiglia e il lavoro, prima, e ora il mio compagno. Ma quello che è accaduto mi accompagnerà per sempre ed è già un successo riuscire a conviverci. Mi è stato di grande conforto pure conoscere i familiari di altre vittime della mafia, con i quali sono venuta a contatto grazie all’associazione Libera. Ma ogni volta che racconto la storia mia e di Matteo, per esempio quando vado nelle scuole, la ferita si riapre e sanguina».

È rimasta in contatto con i genitori di Matteo?
«Sì, gli voglio molto bene, e loro a me. Ci sentiamo, e ho grande rispetto del dolore che provano. Qualche giorno fa sono stata io ad avvisarli della riapertura dell’inchiesta, cosa che non si aspettavano. Arrivare alla verità darebbe loro un po’ di consolazione». 

Qualche volta ha sognato Matteo?
«Raramente mi ricordo i sogni, forse perché fatico ad addormentarmi. E spesso succede che mi sveglio in preda all’agitazione».

Va a trovarlo al cimitero?
«Sì, vado al camposanto di Ponte San Nicolò, anche se preferisco pensare a Matteo, soprattutto la sera, e guardare le sue foto. E comunque so che lui non è in quella tomba, ma dentro di me e di chi gli ha voluto bene».

In che senso?
«In tante cose che sono accadute, e che stanno accadendo ora, come la ripresa delle indagini, mi piace pensare che ci sia di mezzo lui. Anzi, sono certa che sia davvero così».

Ultimo aggiornamento: 09:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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