PADOVA - «Io sono del parere di accettare la retribuzione che mi viene data per le funzioni che svolgo. È una questione di correttezza». Così il professor Angelo Paolo Dei Tos commenta la vicenda che ha riportato sotto i riflettori il neo senatore del Pd Andrea Crisanti e cioè il rifiuto di prendere la paga di rappresentante di Palazzo Madama per tenersi quella, ben più alta, dell'Università e dell'ospedale. Dei Tos, in quanto direttore del Dipartimento dei Servizi di diagnostica integrata dell'Azienda ospedaliera di Padova, era il capo di Crisanti, visto che nel Dipartimento rientra la Microbiologia che era guidata dal neoeletto parlamentare. Era perché con il nuovo incarico istituzionale assunto da Crisanti, ad assumere l'interim della Microbiologia è lo stesso Dei Tos.
Doppio stipendio, cosa dice la legge?
È la legge a prevedere che i dipendenti pubblici possano scegliere tra indennità parlamentare e precedente paga. Che è quello che ha fatto Crisanti: al posto dei 124.623,72 euro di indennità parlamentare ha deciso di tenere i 203.098,71 euro di vecchio stipendio e cioè 124.007,71 dall'Università e 79.091,00 come retribuzione ospedaliera, accettando da Palazzo Madama solo la diaria (3.500 euro al mese), il rimborso forfettario (1.650) e quello per l'esercizio di mandato (4.180, da rendicontare per metà).
Crisanti e la busta paga, i commenti
«Non spetta a me dire quale stipendio gli compete, credo che tutti gli uffici chiariranno i termini della questione e se ci sono dei diritti questi andranno rispettati - dice il professor Dei Tos -. Non ho nulla contro il senatore Crisanti, dico solo che sarebbe più corretto nei confronti dei cittadini e dei suoi elettori accettare la retribuzione per le funzioni che svolge. È una questione di correttezza. Già la politica soffre della distanza dai cittadini, se si cercano scorciatoie sul salario questa distanza non può che aumentare».
Sulla stessa linea Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma: «Crisanti dovrebbe essere pagato per quello che fa. Visto che ora è senatore e non lavora più all'università, dovrebbe ricevere lo stipendio per quello». E l'immunologo Mauro Minelli: «A svolgere con impegno e coscienza l'incarico parlamentare, non credo per il professor Crisanti resti molto tempo per svolgere con altrettanto impegno e dedizione il lavoro oltre che di scienziato anche di medico».
Crisanti risponde a Un Giorno da Pecora
A Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, Crisanti ha ripetuto: «Invece che lo stipendio da senatore ho preferito mantenere quello universitario per assicurare l'attività contributiva per la pensione, un suggerimento che mi è stato dato proprio in Senato. Io l'ho fatta in totale trasparenza, legale e legittima. Insomma questa polemica è una notizia di distrazione di massa per non parlare ad esempio, del tetto dei contanti a diecimila euro». Alla domanda su quale stipendio è maggiore, ha risposto: «Dipende da come si conteggiano le cose, la scelta non è stata fatta per questo motivo. Io l'ho fatto per continuare un po' di attività didattica e di ricerca». Duro nei confronti dell'Azienda ospedaliera di Padova che ha deciso di non pagargli più il compenso: «Sono degli analfabeti dal punto di vista della legislazione. La Asl di Padova è praticamente un covo di politici».