VENEZIA - Cos'hanno in comune Andrea Crisanti e Galileo Galilei? Non solo la cattedra a Padova, secondo il direttore dell'unità operativa di Microbiologia e Virologia, ma anche le attenzioni della magistratura, che nel caso del padre della scienza moderna si chiamava Tribunale dell'Inquisizione. «Non ci voglio credere e mi sembra assurdo. È dai tempi di Galileo che una procura non si occupa di giudicare un articolo scientifico», ha affermato ieri l'autore del discusso studio sui tamponi antigenici, indagato a Padova per l'ipotesi di diffamazione dopo una segnalazione di Azienda Zero.
IL FASCICOLO
Aperto all'inizio di marzo, il fascicolo si affianca all'inchiesta avviata proprio sull'attendibilità dei test rapidi e riguarda le numerose dichiarazioni rese da Crisanti, in occasione di interviste, dirette social e convegni, tutte poi riportate da svariati quotidiani locali e nazionali.
LE AFFERMAZIONI
Eccone una carrellata. Il 13 ottobre: «I responsabili di questo disastro hanno un nome e un cognome. Sono tutti quelli che per mesi hanno detto che andava tutto bene». E ancora: «È inqualificabile che l'app Immuni non sia stata attivata in Veneto e in altre regioni». Il 25 ottobre: «I tamponi rapidi? Hanno un effetto distruttivo. Se poi prendessero piede quelli fatti in casa, allora diventerebbe davvero il caos più totale perché verrebbe completamente persa la tracciabilità, e sarebbe un disastro inimmaginabile». Il 25 ottobre: «Quelli rapidi hanno problemi giganteschi, ho dati per dimostrare che hanno una sensibilità del 70%». E la Regione che ha investito? «Se ne assumerà la responsabilità». Il 30 ottobre, sempre sulla gara da 148 milioni delle Regioni: «È pazzesco. Con quei soldi avremmo potuto potenziare e realizzare in tutta Italia i laboratori di Microbiologia per il presente e il futuro». Il 31 ottobre, sul fatto che i rapidi sarebbero affidabili perché intercettano le cariche virali alte: «Ma chi dice questo non ha capito un cavolo». Il 1° novembre: «Sono un salto nel buio, un tuffo all'indietro. Follia usarli negli ospedali e nelle Rsa. Mi chiedo su che base scientifica è stata redatta questa gara. E l'assegnazione avverrà sulla base di un'autocertificazione della ditta?». E poi: «Nel Laboratorio che dirigo invece c'è meno lavoro perché la Regione Veneto sta sostituendo i tamponi molecolari con quelli antigenici. Una decisione sbagliata, a parer mio, perché i secondi vanno utilizzati soprattutto per prevenzione e sorveglianza e non per diagnosticare». Il 4 novembre: «Sarebbe bello (...) che i funzionari della Regione non si assegnassero meriti che non sono loro». Il 17 novembre: «Il tampone fai-da-te non credo sia una cosa seria. Stiamo banalizzando una cosa serissima di sanità pubblica, paragonandolo a un test di gravidanza». Il 18 novembre: «Sono una misura demagogica». Il 12 dicembre: «Io l'avevo detto già tempo fa che sarebbe finita con più casi e più morti. Semplicemente perché a mio avviso ha sbagliato strategia». Il 21 dicembre: «I posti di terapia intensiva di cui parliamo sono come i carri armati di Mussolini: ci sono sulla carta, ma non basta per attivarli e renderli pienamente operativi». Il 14 febbraio: «Disgustoso ed errato comprare vaccini sul mercato parallelo».
L'OPPOSIZIONE
Intanto l'opposizione in Consiglio regionale (Partito Democratico, Veneto che Vogliamo, Europa Verde e Movimento Cinque Stelle), con il portavoce Arturo Lorenzoni, si schiera al fianco di Crisanti: «Denunciare i rischi di una strategia fondata sull'uso massiccio di test rapidi non è gettare discredito sulla sanità veneta, ma esprimere un parere da esperto. Del resto è innegabile che il ruolo del professor Crisanti nella prima ondata della pandemia è stato fondamentale per ridurre contagi e mortalità».