Criminalità e degrado, chat dei baristi con la polizia

Venerdì 25 Settembre 2020 di Silvia Moranduzzo
Il presidente Appe Alajmo e il questore Fusiello
L’INCONTRO
PADOVA Non siamo a Gotham City. Parola del questore Isabella Fusiello, intervenuta ieri all’assemblea annuale dell’Associazione provinciale pubblici esercizi (Appe). «Ho sentito dire tante cose su Padova in questi giorni e mi sento dire che non siamo a Gotham City dove la criminalità fa da padrone – ha detto il questore – Anzi, le statistiche non sono così negative, però c’è una percezione crescente di insicurezza». E su questo si andrà a lavorare, assicura.
Sul tavolo del confronto i temi sono i più diversi: il fenomeno crescente delle baby gang, gli assembramenti in piazza, la collaborazione tra esercenti e forze dell’ordine. «Da quando il questore Fusiello si è insediata ha dato subito un’impronta specifica alla sua attività – ha affermato il presidente dell’associazione, Erminio Alajmo – Fin da subito ha voluto dare un segnale di maggior presenza delle forze dell’ordine. Purtroppo Padova, come tutte le città universitarie e di una certa dimensione, è una realtà difficile da governare. Gli esercenti sono le prime vittime di comportamenti sbagliati dei clienti, spesso maleducati, poco rispettosi delle regole e insofferenti verso le disposizioni come il distanziamento e l’uso della mascherina». Non può esserci un agente ad ogni angolo e, ovviamente, non c’è solo il problema degli assembramenti da affrontare. Padova non sarà Sodoma e Gomorra ma una parte oscura, come dovunque, è presente. «Uno dei fenomeni che vediamo emergere con prepotenza è quello delle baby gang – ha spiegato Fusiello – Giovani e giovanissimi che cercano la rissa a tutti i costi. Si muovono in gruppo e sono tanti, tra le 15 e le 20 persone perciò quando un cittadino li vede ha paura. Sono marocchini, ragazzi dell’Est Europa ma anche italiani e il problema coinvolge maggiormente la zona del Duomo». E proprio questo tema sarà oggetto dell’incontro di oggi tra il questore e l’assessore alla Sicurezza, Diego Bonavina. Secondo Fusiello non basta la repressione, serve prevenire e lo si fa organizzando iniziative, migliorando l’illuminazione stradale e installando telecamere. Proprio le telecamere possono essere una chiave di volta per gli esercizi pubblici. «Grazie ai filmati dei sistemi di sorveglianza dei locali siamo riusciti a individuare in velocità l’autore di diverse spaccate avvenute pochi giorni fa – ha sottolineato Fusiello – La collaborazione è fondamentale. Dove c’è sicurezza anche l’economia va meglio e le persone escono di più».
L’altro tema spinoso è quello degli assembramenti che coinvolgono soprattutto le Piazze. Gli esercenti chiedono più polizia ma Fusiello ha fatto notare che «quando ci sono persone ubriache la divisa può creare ulteriore agitazione. A mio parere si doveva limitare la consumazione ai clienti seduti al tavolo, così sarebbe stato più semplice mantenere il distanziamento. L’organico è stato implementato, ora ogni giorno ci sono dalle 5 alle 6 volanti più due pattuglie a piedi all’Arcella e in centro storico. Tuttavia, come ho detto, serve la collaborazione di tutti». Come fare allora per rendere fattuale questa collaborazione tra esercenti e forze dell’ordine? Una proposta che emerge dall’assemblea è la creazione di un gruppo Whatsapp (i cui afferenti saranno concordati tra l’Appe e la Questura) in cui il gestore del locale può avvisare direttamente la polizia in caso di problemi con alcuni clienti. Già la prossima settimana si dovrebbe riuscire a fissare un incontro tra Fusiello e Alajmo per stilare un protocollo d’intesa. «La sicurezza è un bene di tutti e ognuno deve fare la sua parte – ha sostenuto il questore – Una città è sicura se viene vissuta dai propri cittadini e tutte le istituzioni devono collaborare per creare una condizione favorevole a questo. Ci sono problemi, come quello dello spaccio, che sono anche culturali. Arrestare gli spacciatori non basta perché finchè ci sarà la domanda ci sarà l’offerta. E l’età dei consumatori si sta abbassando sempre di più, vediamo anche ragazzini delle medie che acquistano droga».
Silvia Moranduzzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA 
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