L'immunologa Viola: «Vaccini alle categorie: un flop, si doveva fare solo per fasce d'età»

Giovedì 1 Aprile 2021 di Giuliano Pavan
Antonella Viola
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«Per uscire dalla pandemia è necessario ridurre il numero dei decessi e dei ricoveri, e per farlo bisogna mettere al sicuro le persone più fragili con il vaccino, cosa che non è stata fatta. Si è vaccinato per categorie professionali e non per fasce d'età e di rischio. È il motivo per cui siamo in grosso ritardo rispetto ad altri Paesi e perché continuiamo ad avere restrizioni così pesanti». Suonano come una sentenza le parole di Antonella Viola, immunologa e direttore scientifico dell'istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza di Padova, intervenuta ieri pomeriggio nel webinar online organizzato da CentroMarca Banca e presentato dal presidente di Cmb, Tiziano Cenedese. Partendo dall'analisi sull'andamento della pandemia, Antonella Viola ha poi toccato il tema vaccini, sottolineando l'errore di base che è stato commesso nella campagna vaccinale. «Non dico che sia stato sbagliato aver vaccinato medici e operatori sanitari - afferma Viola - ma sono stati vaccinati anche gli studenti di medicina, gli amministrativi degli ospedali, e poi i dottorandi, le forze dell'ordine, gli insegnanti. In Italia si è proceduto per categorie mentre in altri Paesi, come ad esempio Israele, Regno Unito, Portogallo, Svezia o Finlandia ha avuto la precedenza il rischio clinico. Chi ha fatto meglio? Basta guardare i risultati: in Israele è tutto aperto, si va al ristorante e al cinema, qui invece siamo in zona rossa».

LE PERCENTUALI
Le affermazioni della dottoressa Viola partono, ovviamente, dall'analisi dei dati sulla pandemia, in particolare focalizzando l'attenzione sui decessi e sui ricoveri che riguardano, da un anno a questa parte, una certa fascia della popolazione: quella più esposta ai rischi. «Per uscire dalla pandemia è necessario mettere al sicuro i soggetti più fragili - sottolinea Viola - E sappiamo quali sono: gli anziani e i portatori di patologie. Loro andavano vaccinati per primi. In Italia abbiamo solo il 43% di ultraottantenni vaccinato, percentuale che scende al 5% nella fascia tra i 70 e i 79 anni quando in Francia supera il 40%. Pensate che in Svezia è vaccinato l'86% delle persone con più di 80 anni. Siamo indietro. Dobbiamo arrivare a ridurre il Covid a un'influenza, a ridurre la mortalità, a ridurre i ricoveri. Solo così si potrà gestire, uscendo di fatto dall'emergenza. E le strade sono due: la prima è vaccinare l'80% degli over 65, la seconda vaccinare il 60% della popolazione. È ovvio che quella più percorribile e veloce è la prima».
I TIMORI
Un altro tema toccato è quello della paura dei vaccini, che per la dottoressa Viola è inconcepibile. Partendo dal fatto che la comunicazione di AstraZeneca è stata pessima, a differenza di quella portata avanti da Pfizer e Moderna, e anche dalla Johson & Johnson, l'immunologa sostiene che la fiducia dei cittadini si conquista con la trasparenza, con la certezza che c'è un sistema di vigilanza che funziona costantemente sui lotti e sulle reazioni avverse. «I vaccini sono sicuri, tutti - dichiara Viola- Sono di due tipologie diverse ma sono tutti sicuri. Pfiter e Moderna utilizzano l'rna messaggero, ovvero trasporta le istruzioni per la produzione della proteina Spike utilizzata dal virus per attaccarsi alle cellule. L'organismo così produce anticorpi specifici prima di venire in contatto con il virus e si immunizza contro di esso. AstraZeneca, e poi J&J, usano l'adenovirus, ovvero un virus modificato che non si può riprodurre e non sviluppa la malattia portando l'organismo a creare anticorpi. Pfiter e Moderna bloccano l'infezione tra il 90 e il 94% dei casi, AstraZeneca al 100% garantisce di non sviluppare una malattia severa. È vero, anche un vaccinato si potrà infettare nel 30% dei casi con AstraZeneca, ma non sarà contagioso. Solo col vaccino si può vincere la battaglia».
Giuliano Pavan
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Ultimo aggiornamento: 11:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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