Covid e scuola, tra i presidi c’è chi dice no: «Io il Green pass non lo chiedo»

Mercoledì 1 Settembre 2021 di Silvia Moranduzzo
L'ingresso dell'istituto privato Leopardi in via Boccalerie a Padova
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PADOVA - Mancano meno di due settimane all’inizio della scuola. E la ripartenza ha diverse regole, tra cui l’obbligo del Green pass per il personale scolastico. Una regola che non tutti intendono rispettare. A Padova un secco «No» al Green pass arriva da Massimo Saretta, direttore dell’istituto privato Leopardi di via Boccalerie, una scuola che conta 40 anni di storia.

Un suo messaggio sta facendo il giro dei gruppi Telegram. «In tantissimi anni non ho mai fatto discriminazioni – dice il dirigente – Né per etnia, né per religione, né per orientamento sessuale. Men che meno ora faccio discriminazione per il Green pass che viola l’articolo 32 della Costituzione italiana e la normativa comunitaria internazionale». L’articolo 32 a cui fa riferimento recita al secondo comma: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge».

Un decreto legge c’è eccome ma, secondo Saretta, «questa è una scuola privata, il Ministero della pubblica istruzione non può imporre il Pass . Tra l’altro noi non abbiamo nessun finanziamento, il Ministero non ci dà sovvenzioni, non ho nulla da nessuno. Questa è un’azienda che fa cultura, mi spiego? Fa scuola. Qui seguiamo le norme del rispetto del prossimo, però non mi sembra che mettere dei paletti nei confronti dei docenti che hanno scelto per vari motivi, perché ricordiamoci uno non si fa il green pass non perché non vuole, perché magari non può farsi il vaccino». 
 

L’ORGANIZZAZIONE
All’istituto Leopardi si manterrà il distanziamento, si userà la mascherina e si sanificheranno le aule ma niente Green pass. Nemmeno con i tamponi. «Uno cosa fa, il tampone tutti i giorni? – chiede Saretta – Le spese chi le paga?». 
 

LA LEGGE 
In realtà la legge è molto chiara, come confermano dal Provveditorato agli studi e dal settore Servizi scolastici del Comune: tutto il personale scolastico deve avere il Green pass, ovunque lavori. Sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri si legge: «Tutto il personale scolastico e universitario e gli studenti universitari (che potranno essere sottoposti a controlli a campione) devono possedere il green pass. Il mancato rispetto del requisito è considerato assenza ingiustificata e a decorrere dal quinto giorno di assenza, il rapporto di lavoro è sospeso e non sono dovuti la retribuzione né altro compenso». Nessuna differenza viene fatta tra scuole statali, paritarie e private. Al momento la piattaforma che dovrebbe servire ai presidi per tenere monitorata la situazione Green pass è disponibile solo per le scuole pubbliche ma questo non toglie che l’obbligo di avere la certificazione verde ci sia anche per gli altri istituti.
 

LA POSIZIONE
«Quando la normativa parla di scuole private intende le scuole paritarie. Noi siamo una realtà scolastica privata e quindi noi siamo soggetti destinatari delle normative del ministero della pubblica istruzione» ribadisce Saretta. 
La politica e la comunità scientifica sono unanimi nel sostenere che la vaccinazione e lo screening siano gli unici modi per riacquistare una vita normale. «Lei ci crede?» ribatte il direttore dell’istituto Leopardi. 
Ma allora come si fa a tornare alla normalità? «Questo non lo deve chiedere a me, lo deve chiedere ai politici, ai governanti, ai professori universitari, docenti, medici seri che fanno medicina seriamente - risponde Saretta - Il movimento No Green pass è tranquillo, serio, chiede solo che si ritorni alla normalità, che ogni cittadino torni ad avere la sua libertà. Cosa che mi sembra giusta, normale o lei per tutta la vita pensa di voler andare via con la mascherina? Lei desidera questo?». 
 

Ultimo aggiornamento: 2 Settembre, 10:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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