Covid, commercialisti in trincea: «Le aziende chiamano 24 ore su 24»

Sabato 30 Maggio 2020 di Gabriele Pipia

PADOVA - Da un lato un aumento esponenziale del lavoro, dall’altro una netta contrazione degli incassi. «Il Covid per noi ha creato un vero paradosso» racconta amaramente Dante Carolo. Il presidente dell’Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili di Padova rappresenta 1.650 professionisti sommersi, come moltissimi imprenditori, da una marea di burocrazia. «Nel Triveneto oltre il 76% dei nostri studi non ha avuto accesso al bonus dei 600 euro mentre quasi il 70% ha avuto un calo del fatturato tra marzo e aprile fino al 50%. Il 22% dei colleghi ha fatto ricorso alle norme di sostegno al credito chiedendo i 25 mila euro di finanziamento per sostenere i costi degli studi» premette il presidente prima di ripercorrere i tre mesi d’emergenza. 
LE LEGGI
«L’aumento del lavoro - puntualizza - è dovuto alla legiferazione sfrenata in questa situazione economica devastante per il tessuto economico del territorio, che ci vede letteralmente al fronte per cercare soluzioni rapide e praticabili per le imprese. Gli studi sono sempre rimasti operativi e si sono rapidamente riorganizzati con il lavoro agile. Il sistema di fatturazione elettronica si è rivelato provvidenziale».
IL PROBLEMA
«Gli imprenditori ci chiamano giorno e notte» raccontano molti colleghi. Uno dei problemi maggiormente segnalati è quello della mancanza di liquidità. «Oltre il 90% delle imprese nostre clienti ha presentato delle richieste di nuovi finanziamenti. Ai primi di maggio solo metà erano andate a buon fine. Alcuni istituti evidentemente sono più lenti di altri, hanno criteri più restrittivi e chiedono documentazione inutile». 
Giudizio negativo anche sulle proroghe delle scadenze fiscali. «A volte sono arrivate a termini già scaduti. Serve una programmazione e non si può navigare a vista. Al momento di sicuro c’è la proroga relativa all’Irap per tutte le imprese fino a 250 milioni di fatturato ed è stato cancellato l’acconto Imu per gli alberghi e gli stabilimenti balneari. Ci sono già dei forti ritardi - prosegue Carolo - nella consegna della documentazione da parte dei clienti sia per redigere le dichiarazioni dei redditi sia per la chiusura dei bilanci». 
Le aziende parlano anche di “tempesta burocratica”. Si poteva evitarla? «In questa situazione l’emergenza finanziaria ed economica - osserva il commercialista - doveva essere gestita da veri tecnici, che conoscono le aziende e che si sono “sporcati le mani” nel mondo delle imprese. Inoltre nelle emergenze è fondamentale una catena del comando corta. Ad esempio gli interventi sulla liquidità avrebbero potuto essere gestiti direttamente, senza coinvolgere altri soggetti come Sace ed altri enti che rischiano di far allungare le procedure. Sono anni che lamentiamo un eccesso di burocrazia in questo Paese, nel campo fiscale è stato superato ogni limite. La fatturazione elettronica avrebbe potuto dare il via ad una forte semplificazione, ma serve fare velocemente ulteriori passi e riforme perché siamo ancora a metà del guado, soprattutto sul fronte della digitalizzazione delle procedure».
LE IMPRESE ALL’ESTERO
Un altro tema caldo, per il presidente dell’Ordine, è quello degli aiuti dello Stato alle imprese. «Se hanno portato produzioni fuori dall’Italia solamente per abbassare i costi occorre incentivarle subito a rientrare riducendo il cuneo fiscale sul costo del lavoro in modo che sia competitivo con quello che si ottiene all’estero. Un altro vantaggio - continua - potrebbe consistere nell’esentare, per un certo periodo dalla tassazione i nuovi insediamenti produttivi in Italia. L’incentivo ci sarebbe, in particolare nel nostro territorio, dove potrebbero insistere sui siti inattivi, evitando un ulteriore consumo del suolo».
LA PROTESTA
La conclusione è sulla propria categoria: «Risente di questa fase, certo. È sempre stata a fianco degli imprenditori e con loro ha da sempre condiviso “gioie e dolori” anche se da anni i propri margini si sono ridotti sia per l’incremento delle attività richieste da un fisco sempre più esigente, sia perché le nuove iniziative imprenditoriali crescono poco. Inoltre - scuote la testa - nei confronti dei professionisti ci sono dei pregiudizi che sono retaggi del passato. Lo dimostra l’esclusione dai contributi a fondo perduto». 
 

Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 18:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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