Covid, il chirurgo Gringeri: «Io, dottore e dipendente pubblico non mi sento disonesto»

Mercoledì 4 Novembre 2020 di Elisa Fais
Covid, il chirurgo Gringeri: «Io, dottore e dipendente pubblico non mi sento disonesto»
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PADOVA  - Prima «eroi» e poi «mostri». Sempre più spesso medici e infermieri, impegnati in prima linea nella lotta contro il Coronavirus, sono bersaglio di offese e insulti via web. Dura la presa di posizione del chirurgo dell’Azienda ospedaliera Enrico Gringeri, che nelle scorse ore ha diffuso sul suo profilo social un post sul tema. «Ricordate le tre T per arginare la diffusione del Coronavirus? Testare, tracciare e trattare – dichiara Gringeri -. Purtroppo in questa fase e con questi numeri tracciare non è più fattibile e non è più utile. Ci sono rimaste ancora due T: testare e trattare.

Qualcuno, però, ha perso un’altra T: la testa. Si vedono scene di vera e propria guerriglia e si leggono post di accanimento contro i dipendenti pubblici. Come se fosse una guerra di possessori di partita Iva contro dipendenti statali. Come se essere dipendente di pubblico impiego fosse un disonore». La riflessione del medico nel giro di poco tempo ha collezionato oltre 500 interazioni social tra commenti, condivisioni e like.


LA POLEMICA
Professore associato di chirurgia generale a Padova, Gringeri è specializzato in chirurgia epatobiliare e trapianti di fegato. «Sono dipendenti pubblici i medici ospedalieri e lo sono gli infermieri. Sono dipendenti pubblici i carabinieri e lo sono i vigili del fuoco. Sono dipendenti pubblici i docenti e lo sono i ricercatori – sottolinea Gringeri -. Tutti hanno uno stipendio fisso che non verrà intaccato da questa tempesta viremica e mediatica. Mi sono sempre ritenuto un privilegiato per la professione che svolgo. Ma non mi sento un disonesto se percepisco uno stipendio fisso». La critica guarda a una migliore gestione della crisi. «Ho letto di una singolare proposta di ridurre lo stipendio degli statali a favore dei liberi professionisti – scrive -. Io non ho una soluzione per questo cancro “economico”. Ma non una soluzione neanche per il cancro “biologico”. Sono ancora una volta deluso e sconfortato per l’atteggiamento di una certa categoria politica che non ha saputo, o voluto, mettere in campo soluzioni tempestive ed efficaci per tamponare l’emorragia di vittime del Coronavirus, del cancro e della crisi economica che finirà per coinvolgere, direttamente o indirettamente, tanto i liberi professionisti quanto i dipendenti pubblici. Ma ci restano ancora due T. Testare usando la testa. E trattare usando la scienza».


LA DIFESA
Interviene in difesa della categoria anche il neo-presidente dell’Ordine dei Medici di Padova, il dottor Domenico Crisarà. «Il poco rispetto nei confronti del personale medico e sanitario è la conseguenza di un diffuso veleno sociale – ammette - Sarei curioso di vedere se questi signori fossero capaci di tenere un atteggiamento denigratorio anche durante la malattia. Come recita il giuramento di Ippocrate, i medici si prendono l’impegno di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma discriminazione in campo sanitario. Questo per dire che li cureremmo con la stessa attenzione, nonostante l’ingratitudine». «Tutti i lavori hanno dignità – conclude Crisarà – ma stiamo assistendo ad una perdita del senso d’importanza sociale di alcune professioni, come accade con la figura del medico e del poliziotto».
 

Ultimo aggiornamento: 08:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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