Stroncato dal Covid. Arnaldo non aveva alcuna patologia: «Morte inaccettabile»

Mercoledì 20 Gennaio 2021
Arnaldo Bezzan

CASTELBALDO/CARTURA - Ucciso dal virus a soli 60 anni: Arnaldo Bezzan, operaio di Castelbaldo e padre di famiglia, non soffriva di nessun'altra patologia. Per questo i familiari non riescono a capacitarsi che possa essere finita così. Purtroppo il virus gli è stato fatale.

La sua è una storia clinica travagliata: il primo ricovero è scattato poco prima di Natale, dopo l'aggravarsi dei sintomi da coronavirus. «Poi lo hanno dimesso ancora positivo e con la febbre. Lo hanno curato a casa con l'ossigeno racconta Livio, uno dei fratelli Teneva costantemente monitorata la saturazione, ma nel giro di qualche giorno si è aggravato ed è tornato in ospedale». Era il 31 dicembre. «Da quando è entrato in Terapia intensiva non siamo più riusciti a sentirlo», dice amareggiato il fratello. Lunedì la tragica notizia che nessuno in famiglia avrebbe voluto mai sentire: Arnaldo si era arreso al virus.


IL LAVORO

Il 60enne lavorava come operaio nella fabbrica Magicland di Casale di Scodosia, specializzata nella costruzione di giostre. «Gli mancavano due anni alla pensione prosegue Livio Arnaldo si dedicava soprattutto alla famiglia e al lavoro». La passione per la fotografia coltivata da giovane aveva poi ceduto il passo a quella per l'agricoltura. «Arnaldo era una brava persona. Generoso e sempre disponibile», lo ricorda Livio. A Castelbaldo, dove viveva insieme alla moglie Marisa e al figlio Alessandro, il 60enne era un volto noto. «Abitiamo in un piccolo paese, ci conosciamo tutti», commenta il fratello, ancora scosso dal lutto improvviso. Un lutto attorno a cui ora si stringe l'intera comunità, che in queste ore ha manifestato affetto e vicinanza alla moglie (tuttora positiva) e al figlio, già negativizzato. Sabato sarà il giorno dell'addio al 60enne: il funerale verrà celebrato alle 10.30 nella chiesa di Castelbaldo. Oltre alla consorte Marisa e al figlio Alessandro, Arnaldo lascia nel dolore i quattro fratelli: Adriano, Franca, Livio e Milva.


L'ADDIO

Addio a Benito, il commerciante di vino spunto. Abitava a Cartura, in via Padova, pur essendo originario di Agna, Benito Mattioli, 87 anni, deceduto nella giornata di lunedì all'ospedale di Camposampiero. Qui l'uomo era stato ricoverato per altre patologie qualche settimana fa e potrebbe aver contratto il virus durante la degenza. Le condizioni di salute non ottimali sono state una concausa del suo decesso, sopraggiunto nonostante il tentativo dei sanitari di arginare le conseguenze del Coronavirus. Mattioli lascia la moglie Giovanna e tre figli Fabio, Laura e Dario: le esequie saranno celebrate domani alle 15 nella chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta di Cartura. In paese, ma anche in tutto il Conselvano, la figura di Benito Mattioli è conosciuta, soprattutto tra i viticoltori di una certa età: per molti anni infatti ha svolto l'attività di commercio di vino spunto, cioè con una eccessiva acidità. Lo spunto acetico è una malattia che si manifesta per varie cause sopratutto nei vini con bassa gradazione alcoolica e poco strutturati, per una cattiva conservazione in un locale troppo caldo, per un'esposizione elevata all'aria, per un lavaggio dei vasi vinari non accurata, per la presenza di condense o contenitori non perfettamente asciutti. Se i trattamenti specifici per correggere il vino risultano vani, lo spunto può essere destinato, attraverso addetti alla sua commercializzazione come Benito Mattioli, alla produzione di aceto oppure alla distillazione alcolica.


Nicola Benvenuti, Maria Elena Pattaro

Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 14:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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