Imprenditore bloccato a Panama dal rischio-contagi: «Devo tornare subito per operarmi»

Mercoledì 15 Luglio 2020 di Elena Fais
Giulio Tramonti assieme alla moglie
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PADOVA «Ho bisogno di tornare al più presto a Padova per sottopormi ad un intervento chirurgico e per mettere al sicuro la mia famiglia». L’appello è di Giulio Tramonti, 32 anni, imprenditore padovano che vive da nove anni a Panama dove lavora per due grandi multinazionali. 
Nonostante le autorità impongano una stretta quarantena da circa tre mesi, nel territorio latinoamericano il Coronavirus dilaga e quasi il 40% della popolazione è positiva. Panama infatti è uno dei 13 Paesi considerati ad alto rischio, che rientra nel blocco dei voli verso l’Italia voluto dal ministro della Sanità Roberto Speranza. Da settimane la famiglia Tramonti sta vivendo un’odissea per tornare in patria, l’ennesima delusione è arrivata ieri con la cancellazione del volo fissato per sabato 18. 

«La misura presa dal governo italiano è in parte condivisibile per evitare nuovi focolai – ammette Tramonti -, ma non possiamo essere trattati come italiani di serie B. Sono testimone diretto di cittadini italiani e veneti che qui stanno perdendo il proprio lavoro, i loro investimenti e risparmi. Inoltre, non possono usufruire di un sistema sanitario ed un welfare comparabili al nostro. Qui non ci sono ammortizzatori sociali per chi è in crisi e se non hai soldi per pagare l’assicurazione sanitaria, non accedi alle cure. Un posto letto di terapia intensiva in una clinica privata arriva a costare anche 7mila dollari al giorno. Non è costituzionale privare la possibilità di tornare nel paese d’origine, basterebbe imporre e rispettare l’isolamento domiciliare al rientro». 

L’imprenditore deve affrontare una delicata operazione chirurgica, ma è bloccato dall’alto rischio contagio negli ospedali di Panama. «Qui il sistema sanitario è al collasso – continua Tramonti -. Un amico si è operato in ospedale ed è stato contagiato durante il ricovero, rischiando poi di morire a causa di un’embolia polmonare. Io a casa ho una moglie e una bambina piccola, ho il dovere di proteggerle. Non posso aspettare ancora altri mesi per affrontare questo intervento. Vorrei tornare a Padova per curarmi e poi rimanere lì al sicuro con tutta la mia famiglia almeno fino a settembre». 
Tramonti è vicepresidente del Comites della Circoscrizione Consolare di Panama, Repubblica Dominicana, Haiti e altri stati dei Caraibi. Nel 2013 ha contribuito al progetto di protezione contro il terrorismo del Canale di Panama. E’ inoltre iscritto all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. «C’è un alto numero di connazionali che vivono all’estero ma non figurano nell’elenco degli iscritti all’Aire – specifica Tramonti -. Costoro, approfittando della possibilità di violare le normative vigenti senza essere sanzionati severamente, possono far valere la loro residenza presso il Comune italiano d’origine. Quindi questa è l’ennesima beffa nei confronti dei cittadini onesti che sono regolarmente iscritti all’Aire. Io non parlo solo per me, ma per tanti altri che vivono situazioni ancora più drammatiche. Mi hanno telefonato persone in lacrime». La quarantena a Panama è ancora molto dura: le strade sono militarizzate, c’è il coprifuoco dalle 19 alle 5 ed è permesso uscire solo sei ore a settimana.
 
Ultimo aggiornamento: 20:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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