Vo' Euganeo, il paese "chiuso" nella notte: il terrore del contagio, gli ordini dell'Ulss e i dubbi del sindaco farmacista

Sabato 22 Febbraio 2020 di Alda Vanzan
Vo' Euganeo, il paese isolato e deserto dopo i due contagi e la prima vittima
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IL REPORTAGE DELL'INVIATA DEL GAZZETTINO.IT

VO’ EUGANEO - Era famoso per i vini e per la cucina, perché in questo paese di 3.400 abitanti adagiato sui Colli Euganei, a mezz’ora di macchina da Padova, si andava per la gita fuori porta e il pranzo in trattoria. Adesso Vo’ Euganeo è famoso per avere il primo morto in Italia da coronavirus e in paese è pure un morto illustre: Adriano Trevisan, 77 anni, papà dell’ex sindaco Vanessa. E all’ospedale, ricoverato, c’è un altro compaesano, si chiama Renato, lo conoscono tutti per il suo impegno nel circolo degli alpini di Vo’ e Teolo. Due su 3.400. Quanti altri sono stati infettati?

UNO SCENARIO INCREDIBILE Il paese deserto: i bus non fermano, vietate anche le messe

LE VOCI
Raccontano che nel vicino ospedale di Schiavonia, dove Adriano e Renato sono stati ricoverati per due settimane prima del trasferimento all’Azienda ospedaliera di Padova, ci siano altri 25 contagiati. Raccontano che il tampone per testare il coronavirus ad Adriano e Renato l’abbiano fatto quando, dopo giorni e giorni di cura senza alcun esito, a qualcuno è venuto in mente che entrambi i pazienti provenivano dallo stesso paese e allora si è accesa la lampadina: sarà mica che sono stati contagiati? E da chi? Raccontano, in paese, che ci sia un “paziente zero”, non identificato, una sorta di untore, un viaggiatore che avrebbe fatto scalo a Dubai, tuttora in libera circolazione, con cui Adriano e Renato sono entrati in contatto. E dove, di grazia? Al bar di fronte al municipio dove andavano a giocare a carte? E quanti altri, allora, sarebbero stati contagiati?

LE PRESCRIZIONI
Quante cose vengono raccontate seduti al tavolo, in birreria, a sorseggiare rum Don Papa, Filippine, e acqua ghiacciata. Manca poco alla mezzanotte, il sindaco Giuliano Martini ha appena finito la riunione straordinaria di giunta e con i suoi assessori, tutti giovani, ha deciso di non emanare subito l’ordinanza che dovrebbe blindare Vo’. Mauro Facchin, assessore all’agricoltura, scuote il capo: come si fa a chiudere un paese e non avere manco i mezzi per far rispettare l’ordinanza? Erika Polito, che ha la delega del Sociale, annuisce: «Chi è che blinda?». Al sindaco Martini è arrivata nel pomeriggio una mail del direttore generale dell’Ulss 6, Domenico Scibetta, con un allegato: un foglietto con nove prescrizioni. Senza alcuna firma.

Ecco il foglietto con le nove prescrizioni


I vecchi direbbero: scritta su carta da formaggio. Gli “ordini”? Chiudere le scuole, i bar, i negozi ad eccezione del panificio, dei supermercati e della farmacia (quindi il sindaco, che è farmacista, dovrà lavorare sia qua in Comune che di là in bottega), impedire alla gente di lasciare il paese e poi niente festine di Carnevale e niente messe, perché il coronavirus è democratico: sacro e profano stanno sullo stesso piano, non ci si mette in maschera e non si prega in compagnia. E da ultimo i bus che tireranno dritto e i tamponi ai residenti per accertare che non siano infetti. E’ su questo punto, il nono, che la giunta di Martini ha storto il naso: il tampone nella prescrizione figura come una possibilità, non un obbligo; quindi, non sarà che anche gli altri punti in realtà siano solo delle indicazioni?

LA MORTE
I discorsi al The Beer Brothers, birreria del giovane Alessio Turetta che è pure consigliere comunale di maggioranza, cambiano registro quando arriva la notizia che Adriano Trevisan non ce l’ha fatta.

Bisognerà davvero chiudere il paese. Non far uscire nessuno, non far entrare anima viva. Il presidente della Provincia di Padova, Fabio Bui, telefona: «Avete bisogno di qualcosa?». E certo, con appena 12 dipendenti comunali cosa puoi fare? Bisogna avvertire le mamme: le scuole saranno chiuse. E i lavoratori: per 14 giorni non andrete a lavorare. Tutti confinati per due settimane dentro i confini di Vo’. E senza bar: esercizi pubblici chiusi. Sarebbero vietate anche le manifestazioni in pubblico, ma come si fa a rinchiudere una comunità?
 


PREOCCUPAZIONE
Seduto al tavolo della birreria con sindaco, assessori e amici c’è un giovanotto che quindici giorni fa, per mezza giornata, è stato a stretto contatto con l’altro contagiato. «E’ una vergogna, perché dopo giorni e giorni di ricovero si è saputo che il tampone è risultato positivo solo oggi? E io cosa devo fare? Posso aver infettato anch’io chissà quanta gente». Il sindaco Martini sorseggia la sua acqua ghiacciata, il rum è finito, sta per iniziare il giorno più lungo. La firma dell’ordinanza, i controlli che ancora non si sa chi li effettuerà, il circo mediatico. E ci sarebbe anche la farmacia, quella sì aperta.


Il sindaco di Vo' Euganeo, Giuliano Martini (al centro) in birreria dopo la riunione di giunta

 

Ultimo aggiornamento: 12:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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