​Coronavirus. Vo', parte terza: studio genetico per capire il virus

Mercoledì 22 Aprile 2020 di Alda Vanzan
Coronavirus. Vo', parte terza: studio genetico per capire il virus
«L'inizio di una grande avventura». Così il governatore del Veneto Luca Zaia ha definito il Progetto Vo', uno studio unico al mondo che, nell'arco di 6 mesi e per un costo di 2 milioni euro (spesa sostenuta da finanziatori privati italiani e internazionali), consentirà di capire il comportamento del coronavirus, delle persone che sono rimaste infettate e anche di quelle che, pur vivendo in caso con familiari contagiati, sono rimaste negative.

Un progetto possibile solo nel piccolo Comune sui Colli Euganei perché è qui che, dopo i primi due casi di contagio accertati il 21 febbraio 2020, il paese è stato chiuso, è diventato zona rossa, tutti i 3.300 abitanti sono stati sottoposti a tampone. Ed è solo qui che, su proposta del professor Andrea Crisanti, la Regione Veneto ha dato l'ok per un secondo giro di tamponi, cui praticamente tutta la popolazione si è sottoposta.

Il risultato? A distanza di due mesi Vo' è forse il paese più sicuro, da settimane non ci sono più nuovi casi di contagio, anche se restano sempre quegli 87 positivi che non si negativizzano e non si capisce perché. Ecco, anche questo aspetto sarà oggetto dello studio pensato da Crisanti, appoggiato dall'Università di Padova, sostenuto dalla Regione che darà la possibilità di utilizzare i macchinari del Sistema sanitario, e che potrà essere realizzato anche grazie alla rete di volontari che fanno capo alla Scuola di Medicina presieduta da Stefano Merigliano. Tra sabato e domenica, ovviamente su base volontaria, partiranno i nuovi esami alla popolazione di Vo': prima di tutto i tamponi per vedere se i cittadini sono rimasti negativi, poi un prelievo del sangue per l'analisi genetica, il tracciamento virale e per capire a chi e come si sono sviluppati gli anticorpi. «Dovremo abituarci a convivere con il contagio, dire che è tutto passato è pericoloso - ha detto il rettore Rosario Rizzuto - Ora la responsabilità è di non far ripartire il virus: per questo dobbiamo capirlo».

LE TAPPE
Il Progetto Vo' è stato presentato ieri nella sede della Protezione civile di Marghera, durante il punto stampa quotidiano del governatore Zaia. «L'analisi di Vo' ha evidenziato cose interessantissime - ha detto il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova, Crisanti - Nelle famiglie c'erano persone malate e altre no, indipendentemente dall'età, alcune guarite subito, altre rimaste positive a lungo. Questa infezione non è uguale per tutti, c'è qualcosa che non capiamo sia nel virus che nell'organismo delle persone». È così che Crisanti, l'uomo dei tamponi come l'ha definito Zaia, ha pensato a un nuovo studio e ha trovato sia i finanziatori che il sostegno dell'Università e della Regione per un grande «gioco di squadra», come ha detto Rizzuto. «Si vuole capire - ha detto Crisanti - cosa succede quando il virus si trasmette da un individuo all'altro, sequenziare il genoma di ogni singolo individuo che è stato positivo e di tutte le catene di contagio». In sintesi: sarà fatta la mappatura genetica di tutti gli abitanti di Vo' e in alcuni casi il completo sequenziamento del genoma. «Vorremo anche capire se ci sono associazioni tra suscettibilità e/o resistenza alla malattia con marcatori genetici o con particolari varianti di geni: questa sarebbe una informazione formidabile perché ci permetterebbe di identificare persone che sono potenzialmente molto resistenti o suscettibili». Le conseguenze? In caso di nuovi contagi si saprebbe cosa fare.

I BAMBINI
E da ultimo i test sierologici: «C'è un dibattito in corso - ha ricordato Crisanti - Servono? Non servono? Quant'è la percentuale di falsi positivi e falsi negativi? Vo' è la situazione ideale per capire a cosa servono, perché a Vo' sappiamo esattamente chi si è ammalato e per quanto tempo è rimasto positivo». E poi i bambini: «Avevamo già visto che non si infettano, ma non si era mai visto di bambini che convivevano con infettati e che non si contagiavano. Per ragioni che non si conoscono, i bambini sono resistenti all'infezione».

Salvo imprevisti i prelievi partiranno tra il 25 e il 26 aprile, per avere i primi esiti ci vorranno 6-7 settimane, il risultato finale tra circa 6 mesi. Cioè tra ottobre e novembre, quando il virus potrebbe tornare. E, chissà, essere aggredito, puntando sulla terapia o sul vaccino, anche grazie al Progetto Vo'.
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