«L'inizio di una grande avventura». Così il governatore del Veneto Luca Zaia ha definito il Progetto Vo', uno studio unico al mondo che, nell'arco di 6 mesi e per un costo di 2 milioni euro (spesa sostenuta da finanziatori privati italiani e internazionali), consentirà di capire il comportamento del coronavirus, delle persone che sono rimaste infettate e anche di quelle che, pur vivendo in caso con familiari contagiati, sono rimaste negative.
Un progetto possibile solo nel piccolo Comune sui Colli Euganei perché è qui che, dopo i primi due casi di contagio accertati il 21 febbraio 2020, il paese è stato chiuso, è diventato zona rossa, tutti i 3.300 abitanti sono stati sottoposti a tampone. Ed è solo qui che, su proposta del professor Andrea Crisanti, la Regione Veneto ha dato l'ok per un secondo giro di tamponi, cui praticamente tutta la popolazione si è sottoposta.
Il risultato? A distanza di due mesi Vo' è forse il paese più sicuro, da settimane non ci sono più nuovi casi di contagio, anche se restano sempre quegli 87 positivi che non si negativizzano e non si capisce perché. Ecco, anche questo aspetto sarà oggetto dello studio pensato da Crisanti, appoggiato dall'Università di Padova, sostenuto dalla Regione che darà la possibilità di utilizzare i macchinari del Sistema sanitario, e che potrà essere realizzato anche grazie alla rete di volontari che fanno capo alla Scuola di Medicina presieduta da Stefano Merigliano. Tra sabato e domenica, ovviamente su base volontaria, partiranno i nuovi esami alla popolazione di Vo': prima di tutto i tamponi per vedere se i cittadini sono rimasti negativi, poi un prelievo del sangue per l'analisi genetica, il tracciamento virale e per capire a chi e come si sono sviluppati gli anticorpi. «Dovremo abituarci a convivere con il contagio, dire che è tutto passato è pericoloso - ha detto il rettore Rosario Rizzuto - Ora la responsabilità è di non far ripartire il virus: per questo dobbiamo capirlo».
LE TAPPE
Il Progetto Vo' è stato presentato ieri nella sede della Protezione civile di Marghera, durante il punto stampa quotidiano del governatore Zaia. «L'analisi di Vo' ha evidenziato cose interessantissime - ha detto il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova, Crisanti - Nelle famiglie c'erano persone malate e altre no, indipendentemente dall'età, alcune guarite subito, altre rimaste positive a lungo. Questa infezione non è uguale per tutti, c'è qualcosa che non capiamo sia nel virus che nell'organismo delle persone». È così che Crisanti, l'uomo dei tamponi come l'ha definito Zaia, ha pensato a un nuovo studio e ha trovato sia i finanziatori che il sostegno dell'Università e della Regione per un grande «gioco di squadra», come ha detto Rizzuto. «Si vuole capire - ha detto Crisanti - cosa succede quando il virus si trasmette da un individuo all'altro, sequenziare il genoma di ogni singolo individuo che è stato positivo e di tutte le catene di contagio». In sintesi: sarà fatta la mappatura genetica di tutti gli abitanti di Vo' e in alcuni casi il completo sequenziamento del genoma. «Vorremo anche capire se ci sono associazioni tra suscettibilità e/o resistenza alla malattia con marcatori genetici o con particolari varianti di geni: questa sarebbe una informazione formidabile perché ci permetterebbe di identificare persone che sono potenzialmente molto resistenti o suscettibili». Le conseguenze? In caso di nuovi contagi si saprebbe cosa fare.
I BAMBINI
E da ultimo i test sierologici: «C'è un dibattito in corso - ha ricordato Crisanti - Servono? Non servono? Quant'è la percentuale di falsi positivi e falsi negativi? Vo' è la situazione ideale per capire a cosa servono, perché a Vo' sappiamo esattamente chi si è ammalato e per quanto tempo è rimasto positivo». E poi i bambini: «Avevamo già visto che non si infettano, ma non si era mai visto di bambini che convivevano con infettati e che non si contagiavano. Per ragioni che non si conoscono, i bambini sono resistenti all'infezione».
Salvo imprevisti i prelievi partiranno tra il 25 e il 26 aprile, per avere i primi esiti ci vorranno 6-7 settimane, il risultato finale tra circa 6 mesi. Cioè tra ottobre e novembre, quando il virus potrebbe tornare. E, chissà, essere aggredito, puntando sulla terapia o sul vaccino, anche grazie al Progetto Vo'.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Un progetto possibile solo nel piccolo Comune sui Colli Euganei perché è qui che, dopo i primi due casi di contagio accertati il 21 febbraio 2020, il paese è stato chiuso, è diventato zona rossa, tutti i 3.300 abitanti sono stati sottoposti a tampone. Ed è solo qui che, su proposta del professor Andrea Crisanti, la Regione Veneto ha dato l'ok per un secondo giro di tamponi, cui praticamente tutta la popolazione si è sottoposta.
Il risultato? A distanza di due mesi Vo' è forse il paese più sicuro, da settimane non ci sono più nuovi casi di contagio, anche se restano sempre quegli 87 positivi che non si negativizzano e non si capisce perché. Ecco, anche questo aspetto sarà oggetto dello studio pensato da Crisanti, appoggiato dall'Università di Padova, sostenuto dalla Regione che darà la possibilità di utilizzare i macchinari del Sistema sanitario, e che potrà essere realizzato anche grazie alla rete di volontari che fanno capo alla Scuola di Medicina presieduta da Stefano Merigliano. Tra sabato e domenica, ovviamente su base volontaria, partiranno i nuovi esami alla popolazione di Vo': prima di tutto i tamponi per vedere se i cittadini sono rimasti negativi, poi un prelievo del sangue per l'analisi genetica, il tracciamento virale e per capire a chi e come si sono sviluppati gli anticorpi. «Dovremo abituarci a convivere con il contagio, dire che è tutto passato è pericoloso - ha detto il rettore Rosario Rizzuto - Ora la responsabilità è di non far ripartire il virus: per questo dobbiamo capirlo».
LE TAPPE
Il Progetto Vo' è stato presentato ieri nella sede della Protezione civile di Marghera, durante il punto stampa quotidiano del governatore Zaia. «L'analisi di Vo' ha evidenziato cose interessantissime - ha detto il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova, Crisanti - Nelle famiglie c'erano persone malate e altre no, indipendentemente dall'età, alcune guarite subito, altre rimaste positive a lungo. Questa infezione non è uguale per tutti, c'è qualcosa che non capiamo sia nel virus che nell'organismo delle persone». È così che Crisanti, l'uomo dei tamponi come l'ha definito Zaia, ha pensato a un nuovo studio e ha trovato sia i finanziatori che il sostegno dell'Università e della Regione per un grande «gioco di squadra», come ha detto Rizzuto. «Si vuole capire - ha detto Crisanti - cosa succede quando il virus si trasmette da un individuo all'altro, sequenziare il genoma di ogni singolo individuo che è stato positivo e di tutte le catene di contagio». In sintesi: sarà fatta la mappatura genetica di tutti gli abitanti di Vo' e in alcuni casi il completo sequenziamento del genoma. «Vorremo anche capire se ci sono associazioni tra suscettibilità e/o resistenza alla malattia con marcatori genetici o con particolari varianti di geni: questa sarebbe una informazione formidabile perché ci permetterebbe di identificare persone che sono potenzialmente molto resistenti o suscettibili». Le conseguenze? In caso di nuovi contagi si saprebbe cosa fare.
I BAMBINI
E da ultimo i test sierologici: «C'è un dibattito in corso - ha ricordato Crisanti - Servono? Non servono? Quant'è la percentuale di falsi positivi e falsi negativi? Vo' è la situazione ideale per capire a cosa servono, perché a Vo' sappiamo esattamente chi si è ammalato e per quanto tempo è rimasto positivo». E poi i bambini: «Avevamo già visto che non si infettano, ma non si era mai visto di bambini che convivevano con infettati e che non si contagiavano. Per ragioni che non si conoscono, i bambini sono resistenti all'infezione».
Salvo imprevisti i prelievi partiranno tra il 25 e il 26 aprile, per avere i primi esiti ci vorranno 6-7 settimane, il risultato finale tra circa 6 mesi. Cioè tra ottobre e novembre, quando il virus potrebbe tornare. E, chissà, essere aggredito, puntando sulla terapia o sul vaccino, anche grazie al Progetto Vo'.