Ristorazione bloccata, per i vini dei Colli perdite oltre i dieci milioni di euro

Mercoledì 29 Aprile 2020
Ristorazione bloccata, per i vini dei Colli perdite oltre i dieci milioni di euro
PADOVA - Il macrosettore Horeca (acronimo di Hotellerie, restaurant e catering) è completamente fermo da due mesi a questa parte, e le vendite dei vini doc dei Colli Euganei, collegati a doppia mandata a questo circuito virtuoso, vanno sempre più giù. Lo segnala il il Consorzio dei vini doc Colli Euganei. In un anno «normale» le 100 aziende vitivinicole del territorio fatturano 50 milioni di euro, fra acquisti di bottiglie da parte di privati e, appunto, la filiera Horeca, che tra l'altro da qualche anno sta sviluppando in maniera importante il segmento dell'export, soprattutto verso Nord Europa, Usa, Canada e Cina.

In sessantacinque giorni di lockdown nella zona di Vò il Consorzio stima perdite di oltre 10 milioni di euro: «Dal 20 febbraio al 4 aprile solo a Vo' abbiamo registrato meno un milione e 300mila euro» spiegano al Consorzio. Proprio per gli ordinativi in caduta del settore ristorazione. In vista della probabile apertura da giugno i ristoratori stanno effettuando delle simulazioni: se prima in una sala potevano sedere 80 persone, vi sarà la possibilità di ospitare 30 coperti. Verosimilmente pure gli ordini delle eccellenze, fra cui i vini doc, caleranno dei 2/3. Questa primavera, inoltre, sono saltati tutti i pranzi di Pasqua, i matrimoni, le cresime e le comunioni nei ristoranti, ovvero il 35% degli introiti medi annuali. La filiera è in sofferenza. Si salvano le consegne a domicilio, 42 le imprese che hanno aderito a un'iniziativa ad hoc nel comprensorio dei Colli, e pure quelle che riforniscono la grande distribuzione: i loro vini sono sugli scaffali, ma in questo contesto - stando ad uno studio della Cantina dei Colli Euganei - il consumatore predilige bottiglie che costano tra i 4 e i 5 euro.  è titolare dell'azienda agricola Reassi di Vo' e rappresentante di Cia Padova nel direttivo del Parco Colli: «Se non saremo nelle condizioni di vendere le tipicità - si chiede in modo provocatorio - finiremo per irrigare i vigneti con il vino che causa forza maggiore non riusciremo a piazzare sul mercato? Non so quanto tempo saremo in grado di resistere. Dopo l'emergenza sanitaria dovremo fare i conti con una crisi economica che potrebbe avere degli sviluppi drammatici per noi produttori. Chiediamo alle Istituzioni di dialogare per trovare una soluzione condivisa, che ci garantisca sostenibilità e reddito»

«E' un periodo di crisi mai vista - sottolinea il direttore di Cia Agricoltori Italiani Padova, Maurizio Antonini -. In un momento che tutti consideriamo straordinario, vanno prese misure altrettanto straordinarie. Non possiamo permettere che le aziende si indebitino ancora di più con le banche. Gli aiuti promessi dal Governo sono, in realtà, dei veri e propri prestiti che poi vanno restituiti con gli interessi. Ecco perché chiediamo a Governo e Regione aiuti a fondo perduto alle imprese agroalimentari. La nostra proposta è di trasferire 1500 euro ad ogni singola azienda più il 50% delle mancate entrate, calcolate sullo stesso periodo dell'anno scorso. Gli imprenditori agricoli chiedono liquidità per mandare avanti le attività». Una volta che verranno riaperti ristoranti e locali, conclude, «bisognerà approntare una campagna affinché propongano prodotti italiani, buoni e certificati. Riattiviamo l'economia locale avendo come unico riferimento i produttori del territorio»
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