«Noi restiamo vicini alla scuola!», lezione con i pc nel cortile del "Marchesi"

Sabato 7 Novembre 2020 di Silvia Moranduzzo
«Noi restiamo vicini alla scuola!», lezione con i pc nel cortile del "Marchesi"
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PADOVA Il primo giorno di didattica a distanza ieri per tutti gli studenti delle scuole superiori, così come stabilito dall'ultimo decreto Conte, è trascorso senza intoppi secondo quanto rilevato dal provveditore scolastico Roberto Natale. Ma non sono mancate le voci di protesta, come la decina di studenti che si sono riuniti in mattinata di fronte alla sede Fusinato dell'istituto Marchesi in via Divisione Folgore e hanno seguito le lezioni dal computer nel cortile della scuola.


LA POSIZIONE

«Se gli studenti rivendicano il loro diritto ad andare a scuola non possiamo dar loro torto commenta Natale Stiamo pagando un costo elevato, questo è certo. In questo momento per garantire la salute pubblica dobbiamo sacrificare o comprimere alcuni diritti. Speriamo sia una questione temporanea, altrimenti i danni saranno incalcolabili».
Da ieri si è passati dal 75 per cento al 100 per cento di studenti chiusi in casa di fronte al pc a seguire le lezioni, «un cambio che non è un grande salto fa notare il provveditore Dal 75 per cento al 100 per cento il passo è stato breve. È chiaro che altri settori, come quello dei trasporti, ne hanno beneficiato.

Speriamo vada tutto per il meglio, per ora non mi sono state segnalate particolari criticità».


LE CRITICITÁ

La didattica a distanza, tuttavia, si sta rivelando un problema più serio di ciò che si possa pensare, secondo alcuni studenti. «Abbiamo già detto più volte che non tutti hanno la possibilità di avere un computer tutto per sé o una connessione veloce dice Stella Salis di Rete degli studenti medi Ma pensiamo a tutto ciò che si perde: la sfera sociale, il confronto con il docente. La formazione non è garantita a tutto tondo». E a chi ribatte che deve essere bello svegliarsi cinque minuti prima della lezione e non dover combattere con il freddo pungente nel tragitto per andare a scuola risponde Beatrice, studentessa del Tito Livio presente al sit-in alla Fusinato: «Chi non l'ha mai provata può pensare così, certo. Ma c'è di più. Io ho sviluppato diversi disturbi durante il lockdown e so che è accaduto anche ad altri. Se non si ha un buon rapporto con la propria famiglia la scuola diventa l'unico posto dove poter respirare, stare con i propri amici e con gli insegnanti che spesso diventano delle vere e proprie figure di riferimento. Va bene chiudere la scuola se serve a contenere il virus, un sacrificio lo facciamo ma solo se non c'è altra alternativa».


LE VALUTAZIONI

La situazione rende difficile anche valutare gli studenti, interrogarli e rende praticamente impossibile fare delle verifiche scritte. «Gli aspetti valutativi sono ridotti, il rapporto con i ragazzi è indebolito sottolinea Maurizio Peggion, docente di filosofia che ha partecipato al sit-in sostenendo i suoi studenti Abbiamo lavorato mesi per mettere in sicurezza la scuola, abbiamo fatto davvero l'impossibile. Stiamo pagando il conto di problemi esterni». Anche i genitori si sentono tranquilli a mandare a scuola i propri figli dove «il tracciamento è garantito afferma Davide Guerini, genitore e coordinatore del comitato Priorità alla Scuola che ha indetto la protesta di ieri Perché non si potenziano gli autobus o si investe nella sanità in modo da renderla più efficiente? La scuola è molto più sicura di altri ambienti».
 

Ultimo aggiornamento: 15:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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