Positivi o in quarantena da Covid, 50 indagati per epidemia colposa

Sabato 24 Aprile 2021 di Luca Ingegneri
Positivi o in quarantena da Covid, 50 indagati per epidemia colposa
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PADOVA - L’ultimo caso è di quelli che lasciano senza parole. L’ennesimo cittadino che, in barba alle disposizioni di legge, mette a repentaglio la salute altrui evitando di rimanere rinchiuso tra le quattro mura di casa. Forse in preda alla disperazione per il frigorifero vuoto e non potendo evidentemente contare sull’aiuto di nessun familiare, ha pensato bene di recarsi al negozio di alimentari più vicino a casa per rifornirsi di viveri. Quando è arrivato il suo turno al banco ha manifestato fretta ed impazienza.
«Fate presto a darmi la spesa, non posso stare troppo in giro, sono in quarantena». I banconieri l’hanno osservato allibiti. Percependo all’istante la situazione di pericolo che si stava manifestando all’interno del market non hanno potuto fare finta di nulla. É stato chiesto telefonicamente l’intervento delle forze dell’ordine. La pattuglia è giunta sul posto in pochi minuti. Si è proceduto all’identificazione del cliente. Ed è bastata una rapida verifica con la banca dati dell’Ulss 6 per accertare che quell’uomo non avrebbe dovuto allontanarsi da casa per alcun motivo. Fino al giorno in cui l’esame del tampone non avesse escluso l’insorgere del contagio.

LA DENUNCIA
Nei confronti dell’ingenuo cliente è scattata automaticamente la denuncia a piede libero per epidemia colposa. É la violazione dell’articolo 60 del testo unico delle leggi sanitarie: chiunque non osserva un ordine delle autorità per impedire l’invasione o la diffusione di una malattia infettiva è punito con l’arresto da 3 a 18 mesi e con l’ammenda da 500 a 5.000 euro. In Procura hanno ormai fatto l’abitudine a questo tipo di denunce. Ne arrivano in media due o tre alla settimana. Sono di norma le conseguenze dei controlli compiuti per strada da questura, carabinieri, Guardia di finanza e polizia locale, in particolare nelle fasce orarie sottoposte al coprifuoco. Sono ormai oltre una cinquantina i fascicoli aperti per epidemia colposa. Alcuni a dir poco clamorosi. Come il caso della ragazza nigeriana scappata dall’azienda ospedaliera dove era stata ricoverata per Covid nell’agosto scorso e ritrovata dalla Polfer quindici giorni più tardi al binario 2 della stazione ferroviaria mentre cercava di salire su un treno per far perdere le proprie tracce.
O quello di Angela Maffeo, medico del lavoro e direttore dello Spisal di Treviso, che si è fatta accompagnare a Padova dal marito in quanto membro di commissione ad un concorso per l’assunzione di 22 medici. Arrivato in un albergo a due passi dalla stazione ferroviaria e registrato all’ingresso, l’uomo è però risultato avere violato la quarantena. È così scattato l’alert: dopo la segnalazione della positività dell’ospite all’hotel è giunta anche la polizia. Stando agli accertamenti compiuti dagli agenti della questura, il 67enne avrebbe completato il periodo di quarantena soltanto l’indomani. Il marito della direttrice dello Spisal si era difeso sostenendo di aver effettuato nei giorni precedenti due tamponi, entrambi negativi. Incredibile poi il caso della dottoressa Yulia Gvozdeva che continuava a ricevere i pazienti nel suo ambulatorio dentistico di Mestrino nonostante la positività al Covid e l’obbligo di rimanere a casa in quarantena. É stato un paziente a fare la segnalazione e i carabinieri non hanno potuto fare altro che apporre i sigilli allo studio.

LE CONSEGUENZE
Cosa rischia questo stuolo di indagati per epidemia colposa? In realtà molti fascicoli rischiano di rimanere sospesi a lungo. Trattandosi di soggetti senza fissa dimora, spesso irrintracciabili, la notifica di qualsiasi atto ben difficilmente andrebbe a buon fine. Gli altri potranno invece cavarsela a buon mercato, con un decreto penale di condanna che non dovrebbe superare il migliaio di euro.

 

Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 10:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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